Lo scorso 29 aprile anche la FAO ha lanciato un appello per far fronte al fenomeno della resistenza antimicrobica. I dati emersi dal rapporto redatto dal gruppo di coordinamento delle Nazioni Unite sulla resistenza antimicrobica (UN Ad hoc Interagency Coordinating Group on Antimicrobial Resistance) infatti non lasciano spazio a dubbi o esitazioni.
Secondo i ricercatori le malattie resistenti ai farmaci potrebbero causare 10 milioni di morti ogni anno entro il 2050 e porterebbero danni all’economia catastrofici come quelli causati dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009. Entro il 2030 la resistenza antimicrobica potrebbe ridurre in estrema povertà fino a 24 milioni di persone.
Secondo il rapporto, attualmente sono almeno 700.000 le persone che muoiono ogni anno a causa di malattie resistenti ai farmaci e tra queste 230.000 muoiono di tubercolosi. Non solo. I trattamenti per un numero crescente di malattie comuni non hanno più effetto come nel caso di molte infezioni e le procedure mediche salvavita stanno diventando molto più rischiose.
Questo vuol dire che molti medicinali che erano cruciali per le cure di molte malattie stanno diventando inefficaci e che senza l’impegno di tutti i Paesi le generazioni future dovranno affrontare gli effetti disastrosi di una resistenza antimicrobica incontrollata.
Il rapporto raccomanda ai Paesi di:
• dare priorità a piani d’azione nazionali per aumentare i finanziamenti dedicati ad affrontare questo problema,
• istituire sistemi normativi più rigorosi e sostenere programmi di sensibilizzazione per un uso responsabile e prudente degli antimicrobici da parte dei professionisti di salute umana, animale e vegetale,
• investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie per combattere la resistenza antimicrobica,
• abolire l’uso di antimicrobici di importanza critica nell’agricoltura.
Convocato su richiesta dei leader mondiali dopo la prima riunione ONU sulla resistenza agli antimicrobici nel 2016, il gruppo di esperti ha riunito partner di tutte le Nazioni Unite, organizzazioni internazionali, esperti in materia di salute umana, animale e vegetale, ma anche di alimentazione umana ed animale, esponenti del mondo dell’industria e dell’ambiente.
E lo scenario europeo ha connotazioni altrettanto drammatiche come avevano confermato i dati diffusi a febbraio dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA),
Secondo il rapporto, che si riferisce a dati del 2017, in alcuni Paesi la resistenza ai fluorochinoloni (come la ciprofloxacina) nei batteri del genere Campylobacter è talmente alta che tali antimicrobici non funzionano più per il trattamento di casi gravi di campilobatteriosi.
La maggior parte dei Paesi ha riferito che la Salmonella nell’uomo è sempre più resistente ai fluorochinoloni e la multi-farmaco resistenza (ovvero la resistenza a tre o più antimicrobici) è elevata nella Salmonella trovata nell’uomo (28,3%) e negli animali, in particolare in S. Typhimurium.
Nel Campylobacter si sono scoperte percentuali da alte ad altissime di batteri resistenti alla ciprofloxacina e alle tetracicline. Tuttavia la resistenza congiunta agli antimicrobici di importanza decisiva era da bassa a bassissima in Salmonella e Campylobacter in esseri umani e animali, e in E. coli indicatore negli animali.
La relazione presenta i dati raccolti da 28 stati membri dell’UE su esseri umani, suini e vitelli di età inferiore a un anno e conferma l’aumento della resistenza agli antibiotici già individuata negli anni precedenti.
Nel giugno 2017 la Commissione europea ha adottato un piano d’azione sanitario unitario dell’UE contro la resistenza antimicrobica (One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance), chiedendo un’azione efficace contro questa minaccia e riconoscendo che deve essere affrontata in modo globale in tutte le sue implicazioni: in termini di salute umana, di salute animale e di ambiente.
Il documento integrale: The European Union summary report on antimicrobial resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2017