Europei e sicurezza alimentare: molte certezze e nuovi timori

Due europei su cinque si interessano in modo particolare alla sicurezza alimentare. Complessivamente, il 41% degli intervistati afferma di essere personalmente interessato al tema e più di un quinto lo considera un aspetto prioritario nella selezione degli alimenti (22%).

Due terzi degli europei (66%) ha cambiato il proprio orientamento dopo aver ricevuto informazioni sul rischio alimentare di un prodotto. Per il 33% dei casi questi episodi hanno portato all’abbandono definitivo di un brand e per il restante 33% il cambiamento è stato momentaneo. Quando si verifica qualche incidente che minaccia la sicurezza di un prodotto sono soprattutto le donne a cambiare abitudini di acquisto, in particolare quelle di mezza età e con livelli più alti di istruzione.

I fattori che determinano l’acquisto del cibo in ordine di importanza risultano i seguenti: la provenienza (53%), il costo (51%), la sicurezza alimentare (50%) e il gusto (49%). Il contenuto nutrizionale è leggermente meno importante (44%), mentre l’etica e i valori incidono in modo relativo (19%).

Queste sono alcune delle principali tendenze che emergono da una ricerca effettuata da Eurobarometer e che è stata curata dall’EFSA. Lo studio si è basato su un questionario che ha coinvolto 27.655 cittadini degli Stati membri europei, è stato condotto dal 9 al 26 aprile di quest’anno ed è la seconda vasta indagine sulla percezione della sicurezza alimentare dopo quella realizzata nel 2010.

I risultati indicano che la maggior parte degli europei (55%) ha un alto livello di consapevolezza riguardo ai temi della sicurezza alimentare e due terzi degli intervistati hanno dichiarato di aver cambiato il loro approccio agli acquisti imparando a informarsi sull’argomento e a comprenderne le implicazioni.

In generale gli europei non sono eccessivamente preoccupati per la sicurezza del cibo che arriva sulle loro tavole ma tra i timori più ricorrenti risultano: l’abuso di antibiotici, ormoni e steroidi negli animali da allevamento (44%), residui di pesticidi negli alimenti (39%) e l’impiego di additivi: coloranti, conservanti, esaltatori di sapidità (36%).

Più di un quarto dei cittadini intervistati è preoccupato per l’igiene alimentare (32%), per le intossicazioni alimentari da batteri (30%), per le malattie che vengono rilevate negli animali (28%) e per la presenza di OGM in alimenti o bevande (27%).

Circa un quinto afferma di essere preoccupato per le microplastiche presenti negli alimenti (21%) o per la possibilità di avere reazioni allergiche a cibo o bevande (20%). C’è poi chi ha paura di imbattersi in tracce di materiali pericolosi che entrano in contatto con il cibo (16%), o in muffe tossiche che si creano nelle colture alimentari o nei mangimi (11%) o in malattie delle piante (9%), o in nanoparticelle trovate nel cibo (8%).

Informazioni e fiducia

Gli europei hanno fiducia negli scienziati, nei medici, nei ricercatori (82%) e nelle organizzazioni dei consumatori (79%), poi, in ordine decrescente, negli agricoltori (69%), nelle autorità nazionali (60%), nelle istituzioni dell’UE (58%), nelle ONG (56 %) e nei giornalisti (50%). Meno persone si fidano di supermercati e ristoranti (43%), delle industrie alimentari (36%), dei blogger e degli influencer (19%).

La fiducia nelle due autorità nazionali (60%) e nelle istituzioni dell’Unione europea (58%) è piuttosto elevata e in linea con i risultati del 2010. Tuttavia, il rapporto mostra che gli europei hanno una conoscenza abbastanza limitata di come funziona il sistema di sicurezza alimentare dell’UE.

E’ cambiato lo scenario delle fonti di informazioni, ovviamente. Se nel 2010, la televisione era la principale fonte di informazioni sui rischi alimentari, oggi i giovani si rivolgono soprattutto ai social media (il 45% di loro con età compresa tra i 15-24 anni) e gli anziani optano per fonti tradizionali come giornali (46%) e radio (30%).

Alessandra Apicella

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