“Quando ho iniziato a fare il corso di sommelier non capivo, chi ci stava introducendo nel mondo del vino avvicinandosi ad un bicchiere sentiva il profumo della ciliegia, dell’albicocca, della rosa…poi piano piano di tutti quei profumi e di quei segreti mi sono innamorata a tal punto che ho iniziato a pensare di cambiare vita.”
È andata così la vita di Flora Saponari. Il suo percorso sembrava chiaro: aveva studiato Economia e Commercio e lavorava in uno studio di commercialisti. Tutto era stato pianificato ed era perfettamente funzionante ma la scoperta di quel mondo stava mettendo a soqquadro tutte le sue certezze, come un colpo di fulmine. Che fare? Come ricominciare da capo senza avere competenze agronomiche? C’erano amici e conoscenti che potevano darle suggerimenti e consigli ma era sola.
C’era però un possibile punto di partenza. Era il terreno di suo nonno dove veniva coltivato il grano, con un suolo speciale, quello delle Murge. Suo nonno ogni tanto spariva, ma sapevano tutti dove andava: prendeva la sua Ape e andava al consueto appuntamento con la sua terra, compagna insostituibile della sua vita. Aveva anche fatto costruire un tavolo e una panchina di pietra per godersi comodo lo spettacolo, anche in compagnia di qualche familiare o amico.
E proprio in quei campi che la vita di Flora ricomincia. Decide di occuparsi di vigna e di vino secondo i parametri dell’agricoltura biologica e sceglie di puntare sul Susumaniello, un vitigno probabilmente di origine dalmata che si era poi diffuso in Puglia. Decide che da quelle uve nere farà nascere un nuovo rosè.
“Oggi capisco molto di più mio nonno. Io non abito in quei campi in agro di Noci, ma a Castellana Grotte, un paese vicino; nelle mie giornate il primo pensiero e l’ultimo prima di addormentarmi sono per la mia terra e per la mia vigna. È cambiato tutto nella mia vita, guardo il cielo per intuire come sarà il tempo, conosco le mie 8950 piante una per una …potrei chiamarle per nome, i ritmi sono quelli giusti della terra, c’è sempre tanto lavoro da fare, non si possono avere orari prestabiliti e per quanto uno faccia programmi le variabili sono sempre tante e vanno affrontate quando serve.”
Lavoro, lavoro e pazienza, perché si sa le piante devono crescere… poi la prima raccolta e il primo vino. Gli amici le dicono che il suo vino è buono e davvero speciale e la spingono a proporlo al Concorso Nazionale dei vini rosati. Lei è perplessa, lo fa, non ci sarebbe stato molto da perdere. Ma arriva una telefonata e le dicono di raggiungere il castello di Otranto …perchè il suo vino è stato selezionato e quando è il momento della premiazione chiamano proprio lei: il suo rosè è il migliore della sua categoria!
“Non mi dimenticherò mai quella giornata, ero stanca e avevo ancora mille cose da fare, ho chiesto ad un amico di accompagnarmi e siamo partiti. Quella medaglia d’oro alla fine mi ha dato una soddisfazione impagabile: ero sulla strada giusta. Quando sono tornata nei miei campi ero molto fiera del mio vigneto e sono tornata a rimboccarmi le maniche con più energia, anche se le cose da fare rimanevano lì ed erano davvero tante e io con le mie poche personali risorse stavo procedendo a piccoli passi.”
Oggi Vignaflora è un’azienda conosciuta e apprezzata e i suoi vini sono considerati dei veri gioielli da intenditori ed esperti e Flora da semplice degustatrice è diventata una produttrice di successo.
Le sue pregiate 7000/8000 bottiglie vanno nelle enoteche e nei ristoranti, ma sono anche ricercate da distributori di Fine Wines, arrivano anche negli Stati Uniti e in Danimarca, e presto andranno in Germania.
Quando si parla con Flora non si percepisce mai l’orgoglio per i risultati raggiunti ma solo il grande amore per la sua terra e le viti. Parla della natura con religioso rispetto e lei si definisce solo un piccolo strumento della bellezza e dei prodigi perfetti che la terra riesce a realizzare. Per lei il vino è un miracolo di perfezione e di magia.
Nel territorio il suo successo ha creato fermento, curiosità e una ventata di nuova energia che ha riportato in vita tradizioni abbandonate e oggi ci sono nuovi vigneti in quel magnifico angolo di Puglia. All’inizio era guardata con perplessità e diffidenza: era una donna, senza una storia familiare da viticultori, che aveva deciso di creare e gestire da sola una piccola azienda agricola. Era considerata un po’ troppo originale e abbondantemente incosciente. “Sono soprattutto i giovani che stanno tornando ad amare l’agricoltura, hanno capito che, se affrontata e gestita con rigore e professionalità, può essere davvero un’opportunità economica. Il nostro territorio e i suoi frutti sono fantastici, generosi e speciali, vanno valorizzati e devono poter essere conosciuti e apprezzati ovunque. E i giovani hanno tutta la grinta e l’entusiasmo per poterlo fare.”
Flora si è sposata da poco, non ha figli ma ha tre nipoti che adora e che vanno spesso a trovarla tra le sue vigne. “Portano gli amici, organizzano feste, quando possono lavorano con me. Il mio sogno è che continuino a voler conoscere i segreti di questi campi e che li amino come faceva mio nonno e come sto facendo io.”
Ma quando le donne speciali esprimono dei desideri sappiamo bene che fanno di tutto per realizzarli, per Flora siamo certi che andrà così. E se il vino alla fine diventa un “miracolo”, il merito va senza dubbio anche ai piccoli “strumenti” …
VIVA questi miracoli !