Ulivi e parassiti, dalla Sicilia una piccola storia esemplare

Non ci sono mai state molte certezze nella vita di un agricoltore. Tutto può essere pianificato e organizzato per ottenere il meglio ma una forte pioggia può distruggere in poche ore il lavoro di interi mesi o di una vita. E oggi il riscaldamento globale sta rendendo tutto ancora meno prevedibile e sta introducendo una serie di nuove complicazioni e minacce.

La storia che ci viene comunicata in questi giorni da EIP-Agri arriva proprio dall’Italia e riguarda l’azienda agricola Dora che ha sede nell’interno della Sicilia, a Villarosa in provincia di Enna, ed è guidata da Vincenza Ferrara.

L’azienda è stata fondata nel 2011 grazie a un progetto cofinanziato dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e ha sempre creduto nelle pratiche sostenibili. La superficie totale coltivata è di circa sei ettari ed è distribuita in un terreno collinare con pendenze ripide. Qui vengono coltivati ulivi e viene prodotto olio extra vergine di oliva dall’elevato standard qualitativo.

Il particolare microclima, con inverni freddi e nevosi ed estati secche, aveva sempre tenuto lontano dalle piante i parassiti. Ma nel 2018 un’estate particolarmente umida ha causato la massiccia diffusione della mosca dell’olivo, e a quel punto l’azienda ha dovuto affrontare il problema e pianificare una nuova strategia per la loro gestione.

Con l’aiuto dello European Life Programme, è stato studiato e adottato un piano per debellare i parassiti con tecniche agro-ecologiche.

Nell’autunno del 2018, è stata piantata una miscela di semi di piante che fissano l’azoto come coltura di copertura tra gli ulivi. L’obiettivo era migliorare le condizioni del suolo e aumentare la diversità delle specie di piante selvatiche per favorire la presenza di impollinatori e predatori naturali dei parassiti. È stata poi adottata una potatura “strategica” per evitare una concentrazione di rami all’interno della corona degli alberi. I rami fitti impediscono alla luce del sole di passare e creano un ambiente umido all’interno della corona dell’albero, favorendo la presenza delle mosche della frutta.

Sono state anche realizzate trappole artigianali per i parassiti a base di acqua, pesce marcio e cloruro di ammonio che sono stati applicate all’inizio di giugno 2019 alla nascita dei primi frutti. Le trappole sono state collocate in base a tre criteri: il numero di frutti che crescono sull’albero, la posizione dell’albero rispetto agli alberi circostanti e la posizione dei rami dell’albero. In media la collocazione della trappola assicurava contemporaneamente la protezione di 6 alberi.

I risultati di questa strategia sono stati sorprendenti. Nell’ottobre 2019 sono stati controllati i frutti e le trappole. Nelle trappole sono stati trovati molti esemplari della mosca della frutta, mentre i frutti sugli alberi erano molto sani e belli e si sono rivelati molto forti.

La morale di questa storia sembra evidente. La natura potrà continuare a proporci nuovi problemi ma se ricordiamo i principi che regolano il suo equilibrio potremmo continuare a trovare anche le soluzioni. E, in fondo, la biodiversità ha un suo grande perché. Dimenticavo, Vincenza precisa che il nome della sua azienda “Dora” viene dalla parola greca doron che vuol dire dono e il suo sito è “Donidinatura”.

La foto è di Vincenza Ferrara.

Alessandra Apicella

1 Comment
  1. questa storia ha più morali, una di queste la professionalità e l’attenzione che un agricoltore deve applicare al proprio per nulla semplice lavoro per ottenere dei risultati duraturi e sostenibili

Leave a Reply

Your email address will not be published.