Sul valore insostituibile delle api non ci sono dubbi. Basta ricordare i soliti dati: dipende da loro l’impollinazione dell’84 per cento di tutte le specie vegetali e solo in Europa questo corrisponde al 76 per cento della produzione alimentare.
Anche le minacce sono ben note. In particolare, l’uso di pesticidi, le malattie e i parassiti provocano il loro decesso e l’estinzione di molte specie. Un bilancio nefasto per l’apicoltura, per l’agricoltura e per gli equilibri dei territori. Non è un caso che la commissione Ambiente del Parlamento Europeo recentemente abbia approvato due risoluzioni: per ridurre l’uso di pesticidi e per proteggere la biodiversità.
In Italia, per consentire alle api di vivere sempre in un ambiente ottimale, ricco di fiori e di vegetazione, tanti apicoltori praticano il nomadismo. Ma la lontananza degli apiari può renderne difficile il controllo e per superare questo problema un Operational Group italiano dell’EIP-Agri sta lavorando a un progetto chiamato NOMADI App (Nuove Opportunità nel Monitoraggio A DIstanza nell’APicoltura Produttiva) che coinvolge l’Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani.
Il sistema si basa sull’installazione di sensori sugli alverari e sull’utilizzo di altre tecnologie software (Decision Support System). L’obiettivo è avere uno strumento che permetta di conoscere puntualmente lo stato generale delle api e che consenta di sfruttare altre indicazioni utili per pianificare le azioni necessarie e, se necessario, intervenire tempestivamente.
I dati raccolti dai sensori si aggiungono a quelli provenienti dalle previsioni meteorologiche e a informazioni locali, come nel caso dei tempi di fioritura e dei pesticidi che possono essere utilizzati nell’area. Tutte le informazioni confluiranno in una rete digitale che gli apicoltori regionali potranno consultare a distanza sui propri computer o telefoni cellulari.
L’apicoltore Michele Valleri sta lavorando con il gruppo operativo per testare i sensori. “Un sensore ci dice quando le api raccolgono il nettare e quando smettono di farlo. I dati di temperatura e umidità forniscono informazioni preziose per un buon sviluppo della covata. E un sensore che traccia le condizioni meteorologiche può segnalare quando alte o basse temperature o pioggia possono ostacolare le api nel loro lavoro. “ Secondo Valleri il grande valore di questo progetto sta proprio nella possibilità di condividere le informazioni, “gli apicoltori sono come le api: se lavorano insieme, possono lavorare meglio”.
Il progetto è partito nel 2019 e si concluderà nel 2021 e al momento non vengono riportati dettagli sulle tecnologie adottate e sui partner coinvolti, Una cosa è certa: sensori e tecnologie possono aiutare tutti i settori e l’idea del loro utilizzo anche per tutelare le api non è nuova. Ne sanno qualcosa Niccolò Calandri e Riccardo Balzaretti con la loro società 3Bee.
Sviluppando una serie di soluzioni ad hoc, 3Bee ha creato Hive-Tech, un’arnia, disponibile in formati e moduli diversi, che consente di monitorare costantemente le api per prevenirne disturbi, malattie e decessi. All’interno di ogni arnia c’è una schedina in cui sono presenti un microfono, un sensore in grado di rilevare l‘umidità e uno per la temperatura; alla base sono fissate apposite bilance.
L’insieme di questi strumenti permette di tenere sotto controllo parametri fondamentali per identificare lo stato di salute e i bisogni delle api: la qualità dell’aria, la temperatura, che serve per capire se c’è o meno l’ape regina, l’analisi dello spettro sonoro, che permette di riconoscere il diffondersi di certe malattie, e il peso.
Grazie ai sensori installati internamente all’arnia, i parametri biologici interni più importanti vengono registrati e trasmessi su cloud, dove vengono immagazzinati e analizzati. Dal suo smartphone l’apicoltore può sapere in tempo reale come stanno le sue api e, in caso di anomalie – pesti, parassiti, avvelenamenti, furti e malattie – può attivarsi tempestivamente, preservando i propri alveari.
Dalla sua nascita 3Bee ha installato più di 1000 dispositivi e conta su un network di 10 mila apicultori in tutta Italia.
E se si iniziasse a parlare anche di Apicoltura 4.0?
Nella foto l’apicolore Michele Valleri che partecipa al progetto NOMADI App.