Forse il vecchio detto “la necessità aguzza l’ingegno” è quanto mai attuale o forse le nuove sfide che ci troviamo ad affrontare ci stanno portando a guardare le risorse disponibili con occhi nuovi e meno distratti. E grazie anche all’aiuto della Ricerca, in una logica finalmente di vera economia circolare.
In India al CSMCR (Central Salt and Marine Chemical Research Institute) il professor Arup Ghosh sta lavorando da tempo per sfruttare le potenzialità delle alghe e per produrre anche nuovi biostimolanti per le piante.
Il progetto ha richiesto molti anni di lavoro ed è partito proprio dallo studio delle alghe e dallo sviluppo di un’apposita tecnologia per la loro coltivazione. Oggi con il suo team è riuscito a produrre una serie di alghe tra cui il Brasileirao, Gracilaria edulis, Sargassum.
Le alghe sono state testate su oltre 20 colture, tra cui riso, mais, soia, canna da zucchero, patate, pomodoro e il loro impiego ha dato ottimi risultati: l’aumento della produttività variava dall’11 al 37% e gli agricoltori che hanno usato le alghe hanno potuto utilizzare il 25% in meno di fertilizzanti.
In particolare sono stati effettuati diversi trattamenti sui semi delle piante di mais con l’estratto dell’alga Kappaphycus alvarezii ( KSWE) per valutarne gli effetti sugli stress dovuti alla siccità e sui batteri del suolo. Le analisi hanno evidenziato che i trattamenti avevano arricchito le comunità microbiche aumentando la resistenza delle piante e migliorando il ciclo dei nutrienti nel suolo. Le rese sono state superiori del 13-37% rispetto a quelle ottenute con i fertilizzanti e in molti casi è migliorata anche la qualità.
Ora si stanno conducendo nuove prove in 43 università che si occupano di agricoltura e presso l’istituto del Consiglio indiano per la ricerca agricola (ICAR), nel frattempo la ricerca ha ottenuto un brevetto negli Stati Uniti, nell’UE e in India.
Ma il progetto non è rimasto nei cassetti dell’Istituto. È stato presentato al National Institution for Transforming India, che è un think tank del governo indiano che si propone di attuare piani per lo sviluppo sostenibile con il coinvolgimento dei governi statali. Sono state già avviate collaborazioni con società che si occupano di fertilizzanti e biostimolanti come AquAgri Processing Private Limited, Indian Farmers Fertilizer Cooperative Limited (IFFCO), Vikas Crop Care.
Secondo il professore, le coste dell’India sono una grande opportunità per coltivare alghe, senza doverle importare. La loro produzione, tra l’altro, è perfettamente sostenibile: non richiede acqua dolce, né fertilizzanti, pesticidi o energia. Nel suo studio ha dimostrato che in una zattera di 3 metri per 3 si è in grado di produrre 200 kg di biomassa fresca e umida, pronta per essere utilizzata. Il professore ha fatto anche i conti sui possibili guadagni degli agricoltori.
Insomma, la produzione di biostimolanti a base di alghe potrebbe diventare la carta vincente per coltivare piante migliori e per aiutare agricoltori a diventare più produttivi in modo sostenibile. La natura, se osservata e compresa, alla fine può sempre darci una soluzione. Nel rispetto degli equilibri.
Un’intervista approfondita al professore è stata pubblicata da Future Farming.