Sono due giovani donne le fondatrici della startup Primitives Biodesign, Viirj Kan e Noa Machover. Recentemente sono state coinvolte da IndieBio, un famoso acceleratore di biotecnologia di San Francisco che ha riunito un team di imprenditori per affrontare la solita questione cruciale: trovare soluzioni per un packaging sostenibile e sicuro per la conservazione degli alimenti.
Primitives Biodesign sta infatti progettando nuove bioplastiche a base di alghe e altre materie prime vegetali ma sta pensando anche a qualcosa di molto innovativo, un packaging “intelligente”. La soluzione incorporerà delle tecnologie in grado di rilevare e segnalare se il cibo si è deteriorato o mantiene intatte le sue proprietà e potrà anche monitorare e raccontare la catena del freddo dei prodotti.
Ufficialmente non si hanno molte informazioni a riguardo, il loro sito è tanto elegante quanto vago. Si sa solo che le due giovani donne hanno sviluppato la tecnologia di rilevamento mentre studiavano al MIT e che, valutandone le possibili applicazioni, hanno pensato soprattutto alle potenzialità per il packaging dei prodotti alimentari.
Questa loro tecnologia comunicherà adottando un linguaggio analogo a quello che utilizza la natura, come fanno i fiori di alcune piante il cui colore cambia a seconda delle temperature o della presenza di alcune sostanze. Secondo le ideatrici la nuova tecnologia potrebbe essere inserita in un packaging supplementare ed è già stata testata in laboratorio con successo.
La loro bioplastica invece, anche in assenza della tecnologia di rilevamento, sembra essere perfetta per sostituire le pellicole di plastica sottili e trasparenti che avvolgono tanti alimenti.
Nasce da fonti rinnovabili come alghe e sottoprodotti agricoli, è in grado di isolare e proteggere gli alimenti con maggiore accuratezza rispetto al packaging tradizionale, aiuta a conservare meglio i prodotti. Blocca anche i dannosi raggi UV-B. È anche facilmente compostabile contrariamente al tipico film utilizzato per gli alimenti che invece non può essere facilmente riciclato perché è realizzato in più strati di plastica difficilmente separabili.
A quanto risulta, la società introdurrà nel mercato le sue prime soluzioni per il packaging a fine anno- il primo prodotto dovrebbe essere una pellicola compostabile realizzata con la cannabis -mentre l’inserimento delle tecnologie di rilevamento è previsto in un momento successivo.
E allora come nel caso di tante altre innovazioni sorgono inevitabili le solite domande. Le soluzioni di Primitives Biodesign arriveranno al mercato? Quanti investimenti e quanto tempo serviranno per la loro messa in produzione e diffusione? Non possiamo saperlo. Potremmo però pensare che in un futuro non molto lontano le etichette saranno pensionate e che il packaging prima o poi riuscirà a comunicarci in maniera più esaustiva e diretta tutte le informazioni utili sui prodotti. Se poi pensiamo al volume di sprechi alimentari indotti dall’arbitraria interpretazione della famosa “da consumarsi entro…” forse il gioco vale davvero la candela: per essere davvero sostenibili converrà investire al più presto in packaging intelligenti.