Molti Paesi beneficiano dei servizi ecosistemici che nascono all’esterno dei loro territori. Le cause sono diverse, possono essere relazioni economiche, condizioni biologiche e geografiche. Ma quanto siamo consapevoli della natura e dell’entità di questo fenomeno?
Gli scienziati del Centro per la ricerca ambientale Helmholtz (UFZ) e del Centro tedesco per la ricerca sulla biodiversità integrata (iDiv) hanno provato ad analizzare i flussi di servizi ecosistemici con l’obiettivo di identificarli e di quantificarne gli impatti. Lo studio ha fatto il punto su alcuni flussi specifici della Germania ed è stato pubblicato sulla rivista Global Environmental Change. Un articolo di ScienceDirect ne sintetizza gli aspetti più rilevanti.
“I servizi ecosistemici non sono vincolati dai confini”, ha affermato la professoressa Aletta Bonn, che lavora su questo tema presso l’UFZ e iDiv. “Ad esempio, un Paese beneficia di prodotti agricoli provenienti da altri continenti o trae vantaggio dalle infrastrutture costruite dai Paesi vicini per prevenire le inondazioni delle pianure.” Questi stretti legami tra regioni distanti che nascono da servizi ecosistemici sono noti come telecoupling.
Comprendere questi flussi può aiutare a riconoscere il valore della natura nella sua integrità, a identificare i fattori globali che determinano la perdita di biodiversità o l’erosione del suolo in regioni lontane e a definire azioni mirate per una gestione più sostenibile.
“Per questo è importante comprendere le interconnessioni e i costi ambientali causati dal consumo interno di servizi ecosistemici che dipendono da altri Paesi”, ha afferma Aletta Bonn. “Queste informazioni dovrebbero essere utilizzate per prendere decisioni politiche, per definire standard di commercio equo, certificazioni valide dal punto di vista ambientale e sociale e misure di compensazione finanziaria”.
Ma come si possono identificare, quantificare e, in definitiva, bilanciare i flussi di servizi ecosistemici tra Paesi?
Il team di Aletta aveva già sviluppato un quadro concettuale per quantificare i flussi di servizi ecosistemici interregionali, ma questa volta ha affrontato il fenomeno in modo più dettagliato partendo proprio dalla Germania e identificando diverse tipologie di flussi.
Ad esempio, per quanto riguarda i flussi commerciali il team ha preso in esame le importazioni di cacao e il loro impatto sulla biodiversità nei Paesi produttori. Ne è emerso che l’85 percento del cacao importato proviene solo da cinque Paesi – Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun e Togo – e che la biodiversità del Camerun e dell’Ecuador è condizionata in modo importante proprio dal commercio di cacao con la Germania.
Tra gli altri flussi c’è quello della migrazione degli uccelli. “I nostri risultati indicano che le zone climatiche tropicali e subtropicali dell’Africa forniscono un habitat per la maggior parte delle specie di uccelli migratori che danno un importante contributo al controllo dei parassiti nei paesaggi agricoli tedeschi”, ha commentato Janina Kleemann, un’altra ricercatrice coinvolta nel progetto.
Sono stati poi presi in esame i servizi ecosistemici associati ai sistemi per la protezione dalle inondazioni. Qui, i ricercatori hanno concluso che la Germania beneficia di quasi i due terzi della regolamentazione delle inondazioni fornita nelle pianure alluvionali di altri paesi e, in cambio, ne “esporta” circa il 40% dei vantaggi ai Paesi confinanti a valle come i Paesi Bassi.
È stato anche considerata e classificata nell’ambito del “flusso di informazioni”, la presenza di un panda gigante cinese allo zoo di Berlino, un caso che esemplifica i molti aspetti politici, economici, scientifici e culturali delle relazioni le relazioni tra Germania e Cina.
Questo studio è stato condotto da un team interdisciplinare internazionale di ecologi, economisti, geografi e scienziati sociali ed è stato supportato dal Synthesis Center di iDiv (sDiv). È uno dei primi lavori strutturati che si propone di identificare, quantificare e valutare sistematicamente diversi flussi di servizi ecosistemici interregionali per un Paese specifico usando esempi.
Secondo i ricercatori, la consapevolezza e la comprensione di questi flussi è il primo passo per una nuova visione equilibrata dell’uso dei servizi ecosistemici e della gestione sostenibile delle risorse. “Solo sapendo concretamente come e in che misura influenziamo la biodiversità globale con i nostri modelli di consumo e il commercio internazionale, potremmo prendere decisioni migliori in merito al consumo individuale e nazionale di risorse e sviluppare misure adeguate per una gestione realmente sostenibile”, ha commentato Aletta Bonn. “E la Germania, come tanti altri Paesi, hanno la responsabilità globale di proteggere e conservare la diversità biologica in tutto il mondo.”