Riscaldamento globale e agricoltura, il lavoro di frontiera di Israele

Israele, per necessità e per virtù, è una sempre stata una palestra speciale e una fucina di innovazioni per l’agricoltura proprio per le caratteristiche dei suoi territori e del suo clima. Non è un caso che sono molti i centri di competenza del Paese che collaborano con diverse organizzazioni internazionali per individuare soluzioni sostenibili.

Tra questi c’è il laboratorio di sviluppo sostenibile, Nitsan Sustainable Develpoment Lab, dell’Università di Tel Aviv diretto da Ram Fishman, un esperto di agricoltura e di cambiamenti climatici. Con il suo team, Fishman sta portando avanti diversi progetti per trovare soluzioni ai problemi dei piccoli agricoltori che hanno carenze di acqua ed energia nelle aree rurali dell’Asia e dell’Africa.

Anche lo Zuckerberg Institute for Water Research e gli Jacob Blaustein Institutes for Desert Research della Ben- Gurion University of the Negev stanno collaborando con diversi partner in alcuni Paesi degli Stati Uniti per affrontare le sfide del riscaldamento globale.

Fishman fa notare però che gli scenari sono completamente diversi perché milioni di piccoli agricoltori in Africa e in Asia servono mercati enormi ma non hanno le risorse per acquistare e utilizzare le soluzioni avanzate che invece sono accessibili a molti agricoltori americani ed europei.

Anche il Tree Lab del Weizmann Institute of Science si sta occupando delle nuove sfide del riscaldamento globale. Qui, in particolare, il team del ricercatore Tamir Klein sta affrontando le problematiche della silvicoltura nelle terre aride e il deserto del Negev israeliano e la foresta di Yatir sono veri e propri laboratori viventi perfetti per le sue ricerche.

Il suo team ha scoperto una specie di mandorli nativi selvatici che fiorisce in un letto asciutto vicino al Monte Ramon nel Negev. Coltivando piantine di questi mandorli in condizioni controllate di serra, i ricercatori hanno scoperto che questa specie tollera la siccità molto più di altre perché ha la capacità di resistere alle embolie, minuscole bolle d’aria che impediscono di trasportare l’acqua dalle radici alle foglie. Essere riusciti a individuare questa particolare caratteristica potrebbe aiutare i coltivatori di mandorle in tutto il mondo.

Il Tree Lab sta studiando anche l’effetto dell’aumento dei livelli di CO2 nell’atmosfera prodotti dalle attività umane. Con i colleghi del Centro di ricerca di Gilat del Volcani Center-Agricultural Research Organization nel Negev, il laboratorio ha scoperto che i limoni lì chiudono gli stomi – come i pori della nostra pelle – dopo aver assorbito abbastanza carbonio, prevenendo il sovraccarico di CO2 e la perdita di acqua. Le specie che possono chiudere i loro stomi possono, dunque, sopravvivere alla siccità perché hanno questo sistema di regolazione incorporato.

Al Volcani Center c’è anche il fisico ambientale Alon Ben-Gal, che sta effettuando degli studi per gestire in modo più efficiente l’irrigazione dell’acqua a Gilat, nel deserto del Negev. Secondo le sue valutazioni l’irrigazione a goccia è la tecnologia ideale ma i fattori in gioco sono diversi come il breeding, la scelta delle colture, le pratiche di coltivazioni protette nelle serre e nei vivai e la pianificazione dell’irrigazione basata sui dati raccolti in molti modi diversi. Tutti percorsi che però non possono essere intrapresi in modo diffuso proprio per le diverse condizioni economiche e sociali dei diversi Paesi.

Secondo Ben-Gal usare le acque alluvionali per irrigare è una soluzione dispendiosa e inefficiente e un errore da evitare è il riciclo delle acque reflue urbane, una pratica purtroppo molto impiegata proprio in Israele. L’impiego di queste acque trattate e l’aggiunta di sali nei campi nel tempo possono ridurre la resa e danneggiare l’ambiente. Anche l’utilizzo di acqua salmastra naturale può alla lunga avere implicazioni negative sulle coltivazioni e sui terreni.

Secondo Ben-Gal queste pratiche alla lunga non sono sostenibili e la soluzione migliore e più economica per l’agricoltura è l’acqua di mare desalinizzata, che oggi è anche la principale fonte dell’acqua potabile in Israele.

E tornando a Fishman, il ricercatore sostiene che l’irrigazione a goccia di precisione e le relative tecnologie di analisi dei dati  sono strumenti fondamentali per gli agricoltori che affrontano un mondo sempre più secco e più caldo, la sfida è individuare modelli di business per rendere queste e altre tecnologie accessibili e convenienti anche per il più piccolo degli agricoltori. Un’altra impresa non da poco.

L’immagine di un campo di mais irrigato con sistemi di precisione nel centro di ricerca di Gilat, nel Negev. La foto è del progessot Alon Ben-Gal.

Alessandra Apicella

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