“Il vino è un prodotto fantastico che ha sempre molte cose da raccontare, purtroppo però le sue caratteristiche e la sua storia spesso vengono comunicati con un linguaggio chiaro solo ad addetti ai lavori – esportatori, sommelier, giornalisti specializzati- mentre il consumatore rischia di non poter condividere un vero patrimonio di informazioni, curiosità e segreti”.
Questa è l’opinione di Olga Bussinello, direttore del Consorzio per la Tutela Vini Valpolicella, una donna che ha davvero una storia speciale perché, come dice lei, è arrivata nel mondo dei vini “come un marziano a cavallo di un razzo”.
Olga si è laureata in Legge, con un focus sul diritto comunitario, poi ha lavorato nel mondo della Pubblica Amministrazione occupandosi di appalti e contratti pubblici. La sua carriera è brillante e complessa. Negli anni tuttavia inizia anche a interessarsi al settore agroalimentare, rispolverando gli studi universitari e collaborando con alcune testate giornalistiche nazionali. Tutto nasce in occasione dell’entrata in vigore della nuova normativa europea chiamata OCM (organizzazione comune di mercato).
Grazie a queste collaborazioni impara a conoscere tanti risvolti di questo mondo per lei nuovo e tanti suoi protagonisti: produttori, fornitori, associazioni, esperti. Un incontro la porta ad entrare nell’orbita di Coldiretti dove, per il settore dei Consorzi Agrari, le propongono di occuparsi proprio dell’area comunicazione e relazioni esterne e Olga accetta con entusiasmo e curiosità questo cambiamento di rotta nella sua vita. “Mio marito ha sempre rispettato e sostenuto le mie evoluzioni e questa sua complicità mi ha dato una grande forza in tanti momenti della mia vita, non solo professionale. Lo dico sempre: lo risposerei.”
Ma in questo nuovo percorso della sua vita gli incontri si moltiplicano e si susseguono e nel 2010 l’allora presidente dell’Unione Italiana Vini la invita a prendere il timone del Consorzio Vini Valpolicella. Perplessità e timori vengono zittiti, com’è nel carattere di Olga. Lei è sempre pronta a ripartire, con le solite costanti: entusiasmo, disponibilità, voglia di imparare e soprattutto di fare cose belle e buone nell’interesse dei suoi referenti. E qui al Consorzio i referenti sono davvero tanti: le aziende socie sono circa 2300 e rappresentano tutta la filiera del vino, dalle cantine agli imbottigliatori. Una grande squadra in prevalenza maschile.
“Purtroppo chi si occupa di vino non è abituato a comunicare con l’anello più importante della filiera: i consumatori. Impegnati a curare al meglio viti e terreni e a perseguire in maniera maniacale la qualità dei loro prodotti, i produttori tendono a sottovalutare un aspetto che invece è importante: usare parole semplici per spiegare ai non esperti perché il loro vino è davvero così speciale.”
La missione del Consorzio, infatti, oggi è proprio quella di promuovere e valorizzare il lavoro di tutte questi piccoli imprenditori innamorati del loro territorio e dei suoi frutti e Olga negli anni ha disegnato e continua a disegnare programmi e iniziative con un unico obiettivo: dare a Cesare quel che è di Cesare. E il team dei suoi giovani collaboratori continua a darle nuovi spunti, “i giovani sono fantastici, portano nuove idee e una grande carica vitale, sono nuovi occhi che aiutano a guardare le cose in modo diverso e imprevedibile.”
Tra le iniziative più originali c’è il Valpolicella Education Program (VEP) cui partecipano esperti di settore da tutto il mondo, provenienti dai principali mercati target dei vini della Valpolicella. Il corso, ideato dal Consorzio e unico nel suo genere in Italia, prevede tre giornate intense con lezioni, sessioni di approfondimento, degustazioni e visite in cantina. Si conclude con un esame che alla fine porta alla nomina dei nuovi “Specialisti” del territorio, che andranno a “diffondere il verbo” della denominazione nei loro rispettivi paesi.
La dispensa che raccoglie gran parte del know how è stata scritta da un team eterogeneo: viticultori, agronomi, docenti universitari di diverse discipline. Qui il bilancio è molto positivo: oggi sono 28 i “Valpolicella Wine Specialist” nel mondo, seriamente preparati e altrettanto appassionati. Hanno conosciuto il territorio e l’intera filiera e sono in grado di parlare per ore di Amarone e Recioto della Valpolicella.
Ma c’è anche un lato negativo della comunicazione che Olga, con il suo animo legale sempre vigile, sta affrontando, riguarda le contraffazioni. Ogni anno il consorzio spende in media 150 mila euro per tutelare i suoi prodotti e per arginare queste frodi. Ora sta testando una soluzione innovativa basata sull’intelligenza artificiale che è stata sviluppata dall’Università di Trento con la regia della Guardia di Finanza. È un software molto sofisticato, che continua ad acquisire nuovi dati ampliando continuamente il panorama delle sue fonti e che permette di intercettare il 98 per cento delle false denominazioni che circolano a livello mondiale. “È un software davvero spettacolare, una volta messo a punto potrà essere utilizzato da tutti i produttori di vino italiani e potrà essere un’arma potentissima per la difesa del made in Italy.”
Se chiedete ad Olga cosa pensa della Blockchain, vi risponde in modo indiretto: “Mi sono sempre confrontata con il nostro agronomo di fiducia, oltre che con tutti i protagonisti della nostra filiera, e sono arrivata a definire dei principi chiave che devono improntare la nostra strategia e tutte le nostre iniziative: ogni soluzione deve essere sostenibile dal punto di vista economico; deve essere semplice e aiutare a semplificare; deve avere obiettivi chiari e condivisibili.” Per Olga sviluppare un progetto basato sulla Blockchain al momento è troppo impegnativo, anche da un punto di vista economico. Ma per tante piccole e medie imprese italiane ci possono essere molte altre strade per promuovere e tutelare il made in Italy, basta saperle individuare e soprattutto volerle intraprenderle.