“Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo…” così recitava la canzone, ma la storia di Vegea potrebbe avere lo stesso ritornello perché nasce dall’idea di due amici che pensano di creare qualcosa di nuovo con quello che la natura propone quotidianamente. Nel 2014 il concetto di economia circolare era ancora poco diffuso ma a loro era ben chiaro.
Siamo a Rovereto e stiamo parlando di Giampiero Tessitore, un architetto, che lavora nell’ambito dell’arredamento e nella moda, e di Francesco Merlino, un chimico, che si occupa di distillazione del vino. Due competenze diverse ma in questo caso complementari visto che dalle vinacce è nato Vegea Textile, il tessuto innovativo di cui ha parlato e continua a parlare tutto il mondo.
Il progetto parte come una conversazione e un confronto, se ne discute nei ritagli di tempo, poi prende vita quando viene illustrato ancora in bozza a qualche professore dell’Università di Firenze. E nel 2016 i due amici fondano la nuova società.
Analisi, tentativi, test e il prototipo del materiale è pronto, ma la messa a punto richiede 3 anni perché quel materiale deve essere in grado di avere standard di qualità elevati, destinati a durare nel tempo, e deve essere idoneo a tipologie di prodotti diversi: abbigliamento, dalle borse ai vestiti alle scarpe; arredamento; interni per auto, accessori… Per la realizzazione di ogni prodotto ci sono prerequisiti diversi in termini di qualità, flessibilità e resistenza.
Nel 2018 ai due amici se ne aggiunge un terzo, Marco Bernardi che con le sue competenze nell’industria chimica contribuisce ad accelerare la messa a punto del nuovo tessuto.
Il nuovo tessuto viene realizzato con gli stessi procedimenti utilizzati per la pelle sintetica, ha una base di tessuto organico certificato, come il cotone, e su di esso viene spalmato il composto realizzato con le vinacce. La produzione del tessuto è realizzata da un partner di Vegea che ha modificato appositamente alcuni impianti per renderne possibile la lavorazione.
Una curiosità: per produrre una collezione completa di 20 capi – abiti e accessori – servono circa 100 chili di vinacce, che vanno purificate e lavorate. Ma la materia prima in questo caso è l’ultimo dei problemi.
“Oggi siamo pronti e stiamo già ricevendo molti ordini e tante richieste soprattutto dai Paesi che hanno una cultura consolidata in tema di vino, ma anche dai Paesi asiatici – afferma Marco -. C’è grande fermento e dovremmo organizzare una vera e propria rete commerciale, con persone esperte in grado di comunicare i valori del nostro materiale. Ma siamo anche a un bivio: dobbiamo capire meglio quanto questo interesse sia un fenomeno di moda o sia realmente una tendenza che si affermerà nel mercato. Non solo. In molti ci stanno chiedendo di realizzare nuovi materiali sostenibili con altri scarti dell’agricoltura e dobbiamo valutare se intraprendere nuove ricerche e nuove attività di sviluppo.”
Noi non abbiamo molti dubbi, di Vegea continueremo a leggere. Anzi presto vestiremo indumenti realizzati con i loro tessuti, pensando di aver fatto l’acquisto migliore in termini di eleganza e vestibilità ma anche fieri di aver dato il nostro contributo alla salute del nostro Pianeta.