Il microbiota vegetale – le comunità di batteri, funghi, virus e altri microrganismi che interagiscono con le piante – svolge un ruolo decisivo: sono proprio queste comunità a modellare gli ecosistemi e influenzare la crescita e la resistenza delle stesse piante agli agenti patogeni.
Attualmente però le conoscenze sono limitate e in Israele è partita una vera task force per mettere in luce la natura del microbiota vegetale in molti tipi di terreno, anche quella degli habitat desertici. “Circa l’82% dei microrganismi che sono stati mappati e referenziati finora nei database esistenti interessano l’essere umano e solo il 18% riguarda quelli che influenzano direttamente l’ambiente, una percentuale che include anche i microrganismi collegati alle piante”, ha affermato Dagan Sade, che sta guidando la ricerca sul microbioma vegetale nel laboratorio del Weizmann Institute of Science guidato dal professor Ziv Reich. “Arricchendo questo database e soprattutto portando alla luce nuove specie, potremo arrivare a definire nuove pratiche agricole eco-compatibili e sviluppare anche nuovi farmaci per prevenire e curare le malattie delle piante”. L’obiettivo finale degli scienziati è compilare una raccolta genomica completa del microbioma vegetale di Israele.
Per costruire un database di questo tipo, i ricercatori hanno pensato a un nuovo approccio che consentisse di accelerare i risultati, rendendo il progetto anche educativo. Reich ha quindi coinvolto il Davidson Institute of Science Education, il braccio educativo del Weizmann Institute, e ha ideato il Plant Microbiome Project, un’iniziativa che recluta insegnanti e studenti e li coinvolge nella raccolta di specie batteriche e fungine in tutto Israele rendendoli partecipi delle attività di Ricerca.
La fase pilota del progetto è partita nel 2018 e si è concentrata sulle specie microbiche che coesistono con la flora del deserto nella regione di Hazeva, nel sud di Israele. Questa fase è stata guidata da Michal Stolarsky-Ben-Nun del Davidson Institute e ha coinvolto anche Noam Shental del dipartimento di informatica della Open University e Oded Keynan che lavora presso il Dead Sea and Arava Science Center.
Finora circa 40 insegnanti e più di 100 studenti hanno raccolto campioni utilizzando kit di facile utilizzo – con istruzioni in ebraico, inglese e arabo – e hanno imparato a registrare anche i diversi parametri ambientali rilevanti come temperatura, luce intensità e umidità.
Il progetto ha avuto un grande successo. Ha entusiasmato insegnanti e studenti, rendendoli partecipi di un importante lavoro scientifico e insegnando loro a conoscere meglio e in modo ravvicinato le dinamiche degli ecosistemi naturali: tipologie diverse di piante e di suolo, aree geografiche e tipi di clima.
I campioni raccolti sono stati analizzati nel laboratorio di Reich, nel dipartimento di scienze biomolecolari. Le tecniche avanzate di sequenziamento genico sviluppate nel laboratorio hanno consentito ai ricercatori di esaminare simultaneamente più regioni del genoma dei microrganismi e di ottenere risultati molto accurati. Il team di Reich sta ora inserendo il patrimonio di nuove informazioni in un database di microbiomi vegetali.
L’obiettivo del programma è arrivare a coinvolgere 2.000 partecipanti entro i prossimi due anni e riuscire a raccogliere campioni e confrontare microbiomi vegetali da una vasta gamma di habitat ecologici in tutto Israele, compresa la pianura costiera e le regioni montuose e pianeggianti interne. “Stiamo anche collaborando con la comunità beduina e con le scuole nella regione del Negev. Siamo particolarmente interessati a coloro che continuano a impiegare pratiche agricole tradizionali. Vogliamo confrontare le diversità nelle specie microbiche in ogni tipo di coltura, questo ci aiuterà a ottenere nuove informazioni sull’influenza delle attività umane sul microbiota delle piante”, ha affermato Sade.
Le immagini sono del Weizmann Institute of Science.
Partiamo da una constatazione: iniziative così complesse e così corali ci sono e funzionano solo in Israele.
Noi “dei piani alti” (…così ci riteniamo noi europei…) continuiamo a prendere atto sbigottiti e compiaciuti quando vediamo le tante iniziative simili che lo Stato Israeliano riesce a ,mettere in piedi. O meglio, quanto e come le loro istituzioni (politiche, sociali, scientifiche e chi più ne ha ne metta) riescano a coinvolgere direttamente i propri cittadini di qualsiasi età in tali progetti.
Da molti anni, per cause varie seguo parzialmente la vita in Israele e ogni volta mi stupisco di quanto poco di simile riusciamo a fare qui, in particolare in Italia. A volte sembra un altro mondo, a volte si parla di una specie di “intelligenza maggiorata” di cui sarebbero “affetti” ;)) gli ebrei.
Ma rassegnamoci, non è così, hanno solo una profonda coscienza civile e un grande amore per la loro piccola terra e per il popolo che ci vive. Non raggiungeremo mai simili traguardi innanzitutto civili.
Condivido pienamente. Avrei preferito smentirti.