La FAO ha ribadito che l’acquacoltura è una delle soluzioni più sostenibili per far fronte al crescente bisogno di cibo: consente di allevare pesci in modo ottimale in ambienti controllati, con mangimi mirati e senza uso di antibiotici. Ma permette anche di non danneggiare ulteriormente gli ecosistemi marini, evitando di continuare a saccheggiarli e di produrre anche la morte di tante altre creature colpevoli solo di essere rimaste intrappolate nelle reti dei pescherecci.
“Il Mediterraneo, poi, è una delle aree più depauperate e meno controllata; qui lo scarto del pescato raggiunge anche una percentuale particolarmente elevata, e questo vuol dire spreco e danni ingenti all’ecosistema e alla biodiversità” afferma Paolo Bray, fondatore dal 2008 dell’organizzazione Friend of the Sea, il principale programma di certificazione di sostenibilità per pesca, acquacoltura, produzione di Omega 3 e molti altri prodotti che coinvolgono l’habitat marino. È l’unica certificazione indipendente, accreditata a livello nazionale e riconosciuta da molti enti internazionali.
Bray, dopo essersi laureato in Economia e commercio, si è appassionato alle tematiche dell’ambiente e ha iniziato a dedicare tutte le sue energie alla tutela del mare. Una scelta dettata dalla passione e un percorso sicuramente ad ostacoli, visti gli interessi del mondo dell’Industria. Sta di fatto che oggi Bray è uno dei protagonisti più autorevoli in tema di sostenibilità, perché ne conosce a livello internazionale tutte le dinamiche, le norme e la loro assenza, i raggiri e le malefatte. È anche direttore del programma internazionale Sea Dolphin-Safe dell’Earth Island Institute. Nel 2016, Bray ha avviato anche il progetto Friend of the Earth, un programma di certificazione internazionale per prodotti da agricoltura e allevamento sostenibili e ha creato la World Sustainability Organization, che è impegnata in progetti e campagne di conservazione.
“Oggi sono 1500 le aziende i cui prodotti sono certificati Friend of the Sea e questa certificazione garantisce la sostenibilità di tutti gli aspetti e tutte le fasi della produzione, dalle uscite dei pescherecci, alle tecniche impiegate, ai tempi di permanenza in mare, proprio perché oltre alla tutela dell’ambiente è importante che tutte le pratiche siano etiche, da ogni punto di vista. Certamente, il campo alimentare è un terreno scivoloso perché, se il bio richiede certificazioni precise e approvazioni da enti esterni, per tanti altri prodotti la sostenibilità è solo il risultato di un’autodichiarazione, di impegni, traguardi e obiettivi spesso non quantificati. L’obiettivo della nostra organizzazione, invece, è proprio quello di rendere disponibili paradigmi certi, condivisi e riconosciuti a livello internazionale e di aiutare le aziende a intraprendere correttamente e trasparentemente questo cammino. Un cammino sempre più strategico, per le aziende e per i consumatori, e che la pandemia sta portando ad accelerare.”
Ma l’entusiasmo delle aziende che hanno scelto di lavorare con Friend of the Sea e Friend of the Earth ha portato Bray ad avviare anche un nuovo progetto che sta mobilitando l’interesse e l’attenzione di tanti operatori in tanti Paesi.
La nuova iniziativa in questione si chiama Sustainable Restaurants: grazie a un’App dedicata i consumatori potranno individuare tutti i ristoranti che servono soprattutto pesce, ma anche altri cibi prodotti e preparati in modo sostenibile. I ristoranti hanno un logo speciale e possono raccontare le loro scelte anche grazie al materiale ad hoc che confeziona apposta e rende disponibile il team di Bray.
Ad oggi, sono circa 600 i ristoranti di 14 nazioni che hanno aderito all’iniziativa, ma la rinnovata voglia di salute e di tutela dell’ambiente sta solleticando la curiosità e l’interesse di un numero crescente di aziende e ristoratori e generando un vero e proprio circolo virtuoso. A Milano ne fanno parte le catene Temakinho e Basara, a Firenze Vivo. “È doveroso dire che su questi temi le donne sono particolarmente sensibili e attive, la loro preoccupazione per la salute del pianeta si traduce sempre in scelte precise e azioni concrete” commenta Bray.
Consiglio personale: se volete capire cosa vuol dire “pesca sostenibile” non cercate su Google, leggete o ascoltate i suoi interventi.