Circle Economy lancia un allarme: solo il 9 per cento dell’economia globale è circolare

Solo investendo sull’economia circolare il mondo potrà tentare di evitare i rischi legati ai cambiamenti climatici in atto e la maggior parte dei governi si sta impegnando a mala pena solo per raggiungere l’obiettivo indicato dalle Nazioni Unite: limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C.

È questo il messaggio che emerge dal Circularity Gap Report presentato lo scorso 22 gennaio dall’organizzazione internazionale Circle Economy durante il World Economic Forum.

Il report rileva che l’economia globale è solo al 9% circolare: solo il 9% dei 92,8 miliardi di tonnellate di minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa che entrano in gioco nell’economia vengono riutilizzati ogni anno. Ed è proprio l’uso di questi materiali a condizionare il cambiamento climatico.  

Circle Economy calcola che il 62% delle emissioni globali di gas serra (escluse quelle derivanti dall’uso del suolo e dalla selvicoltura) vengono rilasciate durante l’estrazione, la lavorazione e la produzione di beni che soddisfano le esigenze della società; solo il 38% viene emesso durante la consegna e l’uso di prodotti e servizi. Ed è un dato che sta crescendo: è più che triplicato dal 1970 e secondo l’International Resource Panel delle Nazioni Unite potrebbe arrivare a raddoppiare entro il 2050.

Le strategie sui cambiamenti climatici dei governi si sono concentrate sulle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e sul divieto di deforestazione, ma hanno trascurato il vasto potenziale dell’economia circolare. Si dovrebbe invece riprogettare l’intera supply chain, partendo proprio dalle fonti da cui si estraggono le risorse, e si dovrebbe traguardare un minor consumo di materie prime. Questo contribuirebbe non solo a ridurre le emissioni ma favorirebbe anche un’economia più efficiente.

Il rapporto invita i governi a passare da un’economia lineare “Take-Make-Waste” a una economia circolare che massimizza l’utilizzo delle risorse esistenti, riducendo la dipendenza da nuove materie prime e l’entità dei rifiuti.

Riduzione delle emissioni e dei rifiuti relativi ai centri abitati

Le strategie di economia circolare sono particolarmente importanti negli ambienti edificati, che danno luogo a un quinto delle emissioni globali. Circle Economy calcola che quasi la metà di tutti i materiali impiegati – 42.4 miliardi di tonnellate l’anno – è utilizzata per la costruzione e la manutenzione di case, uffici, strade e infrastrutture.

Lo sforzo per ridurre l’utilizzo di queste risorse però, sempre secondo il report, richiede un coordinamento globale, poiché i Paesi dovranno adottare strategie diverse. Nei Paese emergenti, dove è in atto un boom edilizio per l’aumento della popolazione e una rapida urbanizzazione, la sfida è adottare pratiche costruttive che riducano al minimo l’uso di materie prime e le conseguenti emissioni.

In Cina, ad esempio, la maggior parte delle case e delle strade che le persone useranno nei prossimi 10-50 anni deve ancora essere costruita. Circle Economy calcola che gli ambienti costruiti esistenti emettono ben 3,7 miliardi di tonnellate di gas serra ogni anno e la cifra è destinata a raddoppiare entro il 2050, visto che la quantità di materiali passerà da 239 a 562 miliardi di tonnellate. In Cina meno del 2% dei materiali impiegati per la costruzione proviene dal riciclo, mentre sono positivi i dati generali sul tasso di riciclo dei rifiuti legati ad attività di costruzione e demolizione, nel 2015 corrispondevano al 10% del totale e si regista una crescita costante.

In Europa e in altre economie il parco immobiliare è maturo e la crescita è lenta. Il rapporto invita i Paesi europei a utilizzare al meglio gli edifici esistenti estendendo la loro durata di vita, migliorandone l’efficienza energetica e identificando nuovi impieghi nel caso in cui vengano dismessi. Compito di questi Paesi è invece  aumentare il riutilizzo e il riciclo dei materiali relativi agli ambienti edificati portandoli a un livello superiore all’attuale 12%.

Secondo Harald Friedl, Ceo di Circle Economy, “c’è un enorme lavoro enorme da fare nelle economie consolidate, dove la priorità è migliorare l’utilizzo delle infrastrutture esistenti, ma serve anche collaborare con le economie emergenti per evitare che vengano commessi gli stessi errori fatti in passato. Ora è il momento di sostituire i metodi di costruzione tradizionali con nuove tecniche che riducono in modo sostanziale le emissioni. Si potranno ottenere risultati importanti progettando non solo case, edifici e infrastrutture, ma intere città con l’obiettivo di raggiungere i massimi livelli di efficienza delle risorse. “

Principi

I principi fondamentali per lavorare con una logica circolare devono prevedere:

● piani di finanziamento e di investimento che riconoscono il valore a lungo termine delle attività immobiliari;

● riutilizzo dei materiali da costruzione esistenti;

● progettazione modulare di nuovi materiali da costruzione per consentire il riutilizzo e il riassemblaggio;

● alternative a materiali ad alta intensità di carbonio come il cemento;

● ottimizzazione della durata di vita degli edifici e loro progettazione per un uso flessibile.

Strategie

La relazione mette in evidenza tre principali strategie che dovrebbero guidare le scelte e indica alcuni fattori che potrebbero accelerare la crescita di un’economia circolare.

  1. Ottimizzare l’utilità dei prodotti massimizzandone l’uso e prolungandone la durata. Un esempio: il ride sharing e il car sharing sono fenomeni sempre più diffusi che rendono sempre meno indispensabile il possesso di un’auto; parallelamente programmi di manutenzione intelligenti e software avanzati possono contribuire a mantenere in buona salute i mezzi esistenti.
  2. Nuove tecniche di progettazione per aumentare il riciclo dei materiali, utilizzando i rifiuti come risorsa. Entro il 2050 ci saranno circa 78 milioni di tonnellate di pannelli solari dismessi. Il design modulare consentirebbe di smontare facilmente i prodotti, con componenti e materiali preziosi da recuperare che ne estendono il loro valore economico, riducendo gli sprechi.
  3. Progettazione “circolare”, con riduzione del consumo di materiali e utilizzo di alternative a basse emissioni di carbonio. Bambù, legno e altri materiali naturali offrono molteplici opportunità per ridurre la dipendenza da materiali ad alta intensità di carbonio come cemento e metalli in costruzione. Invece di emettere carbonio, questi materiali lo immagazzinano, garantiscono una lunga durata e a fine vita possono essere bruciati per generare energia.

Raccomandazioni ai governi  

I Paesi Bassi hanno dichiarato di voler raggiungere l’obiettivo del 50 per cento di economia circolare entro il 2030 e il 100% entro il 2050, ma la maggior parte dei governi non ha messo in atto piani adeguati per sfruttare a pieno il potenziale dell’economia circolare.

Secondo il report i governi dovrebbero:

● abolire gli incentivi finanziari che incoraggiano l’uso eccessivo delle risorse naturali, come i sussidi per l’esplorazione, l’estrazione e il consumo di combustibili fossili;

● aumentare le tasse sulle emissioni, sull’eccessiva estrazione di risorse e sulla produzione di rifiuti, ad esempio introducendo una tassa sul carbonio gradualmente crescente;

● ridurre le tasse in presenza di investimenti che contribuiscano all’economia circolare, favorendo le pratiche di ritiro dei materiali e riciclo.

Alessandra Apicella

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.