Biodiversità: il ruolo chiave degli chef

Alcuni punti decisamente interessanti di un’altra intervista pubblicata da Food Tech Connect in tema di biodiversità e ancora una volta le opinioni sono di una donna, Melina Shannon-Dipietro, Executive Director di MAD, (Danish for Food) l’organizzazione no-profit fondata dallo chef danese René Redzepi. La fondazione organizza eventi, come il famoso MAD Symposium, coinvolgendo chef, agricoltori, ricercatori e opinionisti per sensibilizzare sul tema della sostenibilità e della biodiversità e per sollecitare un nuovo impegno sull’esigenza di una trasformazione alimentare.

Ecco alcuni concetti espressi da Melina. 

La biodiversità è il presupposto per la resilienza del nostro sistema, mentre l’eccessivo ricorso alle stesse varietà o specie lascia i nostri sistemi alimentari impoveriti e vulnerabili. Inoltre, la biodiversità può fornire soluzioni importanti e decisive per la salute, l’ambiente e la sicurezza alimentare.

Gli chef influenzano le nostre scelte. L’onnipresente mix di insalate che diamo ai bambini è stato influenzato da uno chef. Ma ora abbiamo bisogno che gli chef promuovano una nuova cultura, utilizzando e valorizzando alimenti che rispettano  l’ambiente e il clima.

I consumatori sono interessati alla salute. Mangiare varianti delle stesse quattro colture, servite in modi diversi, non garantisce una buona salute. Le aziende che vogliono servire i clienti di domani dovranno cercare una maggiore diversificazione nel loro portafoglio di offerte.

Negli investimenti finanziari è opportuno diversificare. Questo è anche il caso delle risorse del nostro pianeta.

Parliamo molto dell’intelligenza artificiale: al suo meglio, è un’intelligenza che ci rende più intelligenti. I sistemi ecologici hanno già intelligenza innata; li abbiamo bloccati e ora li ritroviamo impoveriti e più stupidi. Abbiamo bisogno di invertire il nostro approccio per sfruttare la loro intelligenza naturale.

Gli chef affrontano una sfida importante perché sono chiamati ad essere protagonisti: hanno bisogno del tempo e dello spazio per incontrarsi, collaborare e imparare dagli esperti di ecologia, biodiversità e cambiamento climatico.

E anche l’Unione Europea prima di legiferare sull’opportunità di non impiegare alcune materie prime dovrebbe avere un confronto più aperto e collaborare di più con il mondo della ristorazione.

Troppe persone non sanno cos’è la biodiversità. Non sanno identificare le piante che vedono nel corso di una passeggiata o non hanno mai mangiato tante varietà di materie prime, che per loro sono nuove e sconosciute.

Ogni volta che portiamo le persone nella natura per scoprire e recuperare le materie prime è una sorpresa: vedono la terra in un modo completamente nuovo, la vedono per la prima volta come una dispensa piena di ingredienti, preziosi per la salute e gustosi. Alla fine comprendono meglio il legame indissolubile che l’essere umano ha con la natura e tornano a casa con la volontà di proteggerla.

Dobbiamo muoverci più velocemente come società. Abbiamo bisogno di costruire ponti e di essere più collaborativi tra i settori e abbattere i muri che sono stati costruiti tra agricoltura convenzionale e agricoltura alternativa.

Gli chef devono capire meglio la biodiversità e devono anche collaborare con gli agricoltori che possono coltivare specie nuove e diverse.

Il loro ruolo è fondamentale: gli chef fanno tendenza e guidano il mercato, quello che gli chef mettono nei loro piatti finisce nei negozi di alimentari.

I ristoranti influenzano e modellano la cultura; parlano ai media e al pubblico in generale. Il  ristorante può essere un luogo in cui scoprire e sperimentare nuovi alimenti e nuovi sapori ma deve essere anche un posto in cui il personale e i clienti possono imparare a comprendere i valori della sostenibilità e della biodiversità.  

Mi piacerebbe vedere centinaia di varietà di mais, mele, pomodori. Mi piacerebbe che l’industria alimentare e tutte le persone che lavorano nei sistemi alimentari fossero più informati sul mondo dell’agricoltura. La conoscenza cambia tutto.

La biodiversità è un fatto culturale, dovremmo vedere più varietà nelle colture e nei sapori, nei supermercati, nelle mense scolastiche e nei ristoranti. La biodiversità va spiegata e comunicata. Forse se ciascuno di noi pubblicasse su Instagram i commenti sui nuovi cibi e sui nuovi sapori che ha scoperto qualcuno sarebbe incuriosito e andrebbe cercarli.

Alessandra Apicella

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.