In molte parti del mondo per irrigare i campi vengono utilizzate le acque sotterranee ma anche i loro livelli stanno diminuendo rapidamente.
Secondo uno studio condotto dalla Swedish University of Agricultural Sciences e dall’Università di Uppsala gli agricoltori dovrebbero investire e capitalizzare nella creazione di stagni all’interno delle loro aziende perché rappresenta una soluzione davvero sostenibile per l’irrigazione, soprattutto in una logica strategica e a lungo termine. Un investimento che oggi è ancora praticabile ma che un domani potrebbe essere difficile perché il loro reddito potrebbe ridursi proprio a causa dei cambiamenti climatici.
I ricercatori delle due università hanno sfruttato modelli matematici per esplorare diversi scenari e hanno usato il Bacino del fiume Mississippi inferiore come esempio. Lì, i livelli delle acque sotterranee diminuiscono rapidamente, proprio perché le acque vengono usate per l’irrigazione.
“Il problema è che l’agricoltore che costruisce il laghetto agricolo non ne beneficia sempre. Non solo, la sua costruzione comporta un costo e riduce anche le aree coltivabili. Per questo gli agricoltori miopi, che continuano a sfruttare le acque sotterranee, otterranno una produzione abbondante. Ma se tutti gli agricoltori continueranno a usare le acque sotterranee, il loro livello scenderà a tal punto da rendere molto costoso se non impossibile pompare l’acqua” ha affermato Giulia Vico, ricercatrice della SLU, che ha scritto il documento scientifico, insieme a Lucia Tamburino, anch’essa della SLU, e Giuliano Di Baldassarre, al Center for Natural Hazard and Disaster Science and Uppsala University.
Ma come evitare che questo sistema capitoli? Per questo Vico e i suoi colleghi hanno sviluppato un modello per simulare ciò che accade in una comunità dove gli agricoltori sono orientati a una visione strategica e lungimirante e in una in cui gli agricoltori hanno obiettivi a breve termine (che usano gli stagni dell’azienda agricola come fonte d’acqua) e agricoltori a visione breve (che continuano a sfruttare le acque sotterranee). E hanno valutato le dinamiche della comunità nel suo insieme e della comunità rispetto al singolo agricoltore.
“Nelle attuali condizioni climatiche, gli agricoltori orientati verso obiettivi a breve termine traggono i maggiori benefici, anche se quelli che costruiscono uno stagno in fattoria aiutano di fatto a ridurre la pressione sulle acque sotterranee. Per questo sono necessari incentivi per la creazione degli stagni”, ha affermato Giulia Vico.
In climi più estremi, invece, i singoli agricoltori beneficiano direttamente degli stagni. In questi contesti, la società non ha bisogno di incentivare gli stagni, perché sono economicamente vantaggiosi. Ma secondo analisi precedenti questo non è un esito scontato perché le persone sotto pressione non è detto che si comportino razionalmente. Per questo secondo Giulia Vico anche in questo scenario le società dovrebbero sostenere la creazione di questi stagni nelle aziende agricole. In ogni caso in caso di cambiamenti climatici estremi si verificherebbe una riduzione di raccolti e una conseguente riduzione di redditi e dunque risulterebbe impossibile fare questi investimenti. Dunque, si innescherebbe un vero ciclo negativo difficile da interrompere.
Lei e Lucia Tamburino hanno anche collaborato con James Robert Rigby, presso l’USDA National Sedimentation Laboratory, negli Stati Uniti, per identificare le misure ottimali per questi stagni. Hanno sviluppato un modello per determinare quanto grande dovrebbe essere uno stagno in diversi scenari climatici, usando di nuovo il bacino del fiume Mississippi come esempio. Uno stagno più grande dell’azienda agricola comporterebbe acqua per l’irrigazione sufficiente anche negli anni più secchi ma allo stesso tempo ridurrebbe l’area della terra coltivabile e quindi la produzione complessiva.
“Per adattarsi ai cambiamenti climatici abbiamo bisogno di raccomandazioni che tengano conto anche dell’entità del rischio che gli agricoltori sono preparati ad affrontare per ottenere un rendimento più elevato. È la stessa idea di investire risparmi in obbligazioni, con rischi bassi ma anche rendimenti bassi “o in azioni, con rischi maggiori ma possibilità di rendimenti più elevati”, ha dichiarato Giulia Vico
Nelle condizioni climatiche attuali il modello suggerisce che uno stagno di 1 ha per 11,5 ha di terra coltivata fornirebbe acqua sufficiente per l’irrigazione per sostenere i raccolti anche in tre anni. Dati suggeriti anche attualmente per il Bacino del fiume Mississippi inferiore, che indicano l’esigenza di uno stagno delle dimensioni di un ettaro per campi di 13-16 ettari. In vista dei cambiamenti climatici futuri invece saranno necessari stagni più grandi all’interno dell’azienda agricola per ridurre i rischi. Un dato è certo: anche con lo stagno di dimensioni ideali, la resa media diminuirà.
Morale? I modelli possono aiutarci a pianificare il futuro.
I due studi realizzati:
Water management for irrigation, crop yield and social attitudes: a socio-agricultural agent-based model to explore a collective action problem, Lucia Tamburino, Giuliano Di Baldassarre, Hydrological Sciences Journal,
Designing on-farm irrigation ponds for high and stable yield for different climates and risk-coping attitudes, Giulia Vico, Lucia Tamburino and James Robert Rigby, Journal of Hydrology.
Tesi non così scontata ma molto interessante