Agrumi, una miniera da esplorare

Quanto siano preziosi per la nostra salute lo sappiamo tutti, per questo li mangiamo e ne beviamo il succo. Ma quanto siano una risorsa poliedrica lo sanno in pochi.

Quando arance, limoni e bergamotti vanno nelle aziende di trasformazione, in media  per ogni chilo di prodotto si estraggono il 30-35 per cento di succo e lo 0,5 per cento di oli essenziali, il resto non viene utilizzato. Una volta quel materiale era considerato scarto e andava smaltito, oggi a ragion veduta viene classificato come un sottoprodotto, che può essere impiegato in molteplici modi. È il cosiddetto pastazzo, un nome siciliano che prima utilizzavano solo nell’isola e che ora è diventato comune e noto a livello nazionale, anche ai non addetti ai lavori.

Tra i principali esploratori delle potenzialità dei sottoprodotti degli agrumi c’è Paolo Rapisarda, direttore del Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumi appartenente al  CREA , un punto di riferimento per tutto il territorio della Sicilia. Rapisarda e il suo team da anni stanno studiando i possibili percorsi che porterebbero ufficialmente il pastazzo ad essere una risorsa riconosciuta, concretamente utilizzata e valorizzata dal mercato.

Proprio da quel team è nato il famoso pane di grano duro realizzato con le fibre degli agrumi. Una notizia che ha entusiasmato tutti ma un risultato che è stato tutt’altro che semplice da ottenere. “Dal punto di vista nutrizionale le fibre rendevano il pane più ricco e meno calorico ma l’umidità delle fibre non permetteva di ottenere la consistenza e la croccantezza che tutti noi ci aspettiamo da questo alimento  – afferma Rapisarda – ma dopo una lunga serie di prove oggi questo processo è stato messo a punto ed è pronto ad essere adottato”.

I progetti del CREA sono sempre realizzati con la collaborazione di aziende e organizzazioni che ne condividono gli obiettivi e gli sforzi e nel caso del pane era coinvolta l’azienda Pandittaino (EN), che ora ha acquisito il know-how del processo.

Ma le strade che può percorrere il pastazzo sono tante e il team di Rapisarda le sta valutando una per una nei dettagli. L’obiettivo? Comprenderne gli impieghi più profittevoli e arrivare a sfruttare in modo ottimale tutto il volume di pastazzo prodotto in Sicilia.  “Il caso degli agrumi –  commenta Rapisarda – è un perfetto esempio di economia circolare e di sostenibilità, poter utilizzare realmente tutto di questi prodotti darebbe valore e vantaggi all’intera filiera oltre che all’intero ecosistema”.

Tra i gioielli preziosi contenuti nel pastazzo c’è la pectina che oggi è estratta da un’azienda siciliana del gruppo Cargill e che viene usata per la preparazione di marmellate e altri prodotti alimentari.

Ma ci sono anche i famosi flavonoidi, così apprezzati per le loro proprietà antiossidanti e così utili per combattere la fragilità capillare o per prevenire le patologie renali causate dal diabete. “La presenza di flavonoidi è ovviamente limitata ed è pari al 2-3 per cento sul totale del sottoprodotto – precisa Rapisarda – quindi il loro utilizzo non risolverebbe il problema del suo impiego totale ma produrrebbe comunque un recupero di reddito all’interno del processo di trattamento del pastazzo.”

Dunque le destinazioni del pastazzo sono ancora in via di definizione ma sicuramente ci sono molte strade e vicoli, ma anche autostrade da percorrere.

Tra le autostrade più veloci c’è quella che potrebbe vedere l’impiego delle biomasse per produrre fertilizzanti naturali. “Il processo è semplice ed economico – spiega il ricercatore – perché non richiede particolari impianti, si realizza semplicemente al contatto dell’aria, vanno aggiunti solamente dei residui di potature e la stabilizzazione si verifica in modo naturale, come pure l’eliminazione dei microorganismi patogeni. Il viaggio di questo materiale sarebbe molto ecosostenibile: tornerebbe a nutrire i campi che hanno dato vita a quegli stessi agrumi. Al momento tuttavia ci sono poche aziende che stanno usando il pastazzo in questo modo ed è evidente che per far decollare questa opportunità servirebbe una società consortile, costituita da tutte le aziende di trasformazione di agrumi, che ne dovrebbe regolamentare il flusso.”

C’è poi la grande opportunità del biogas e del biometano, emblemi dell’economia circolare, che questa volta coinvolge più attori: realtà agricole, aziende di trasformazione e importanti player della distribuzione di carburanti nel territorio nazionale. “Oggi si stanno costruendo tanti nuovi impianti ed è ovvio che a regime  tutto il pastazzo avrebbe una destinazione certa e utile, da tutti i punti di vista”, afferma Rapisarda.

Ma per il ricercatore c’è ancora tanto da fare. Prima di arrivare a quegli impianti il generoso sottoprodotto di quei preziosi agrumi potrebbe dare ancora tanto. Basta pensare al business in crescita degli integratori alimentari e dei pre e probiotici. Il suo team continua a indagare e a mettere a punto processi e soluzioni …sarà il mercato, come sempre, a decidere.

Alessandra Apicella

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