Altri spunti dalle preziose interviste realizzate da Food Tech Connect e The Future Market sulla biodiversità.
Questa è la volta Sarah Smith, direttore della ricerca del Food Futures Lab dell’ Institute for the Future (IFTF), un’organizzazione no profit che aiuta le aziende a comprendere e pianificare il futuro. Per l’Istituto la biodiversità – la varietà e la variabilità della vita sulla terra – è un elemento essenziale per immaginare e progettare un futuro resiliente e solo lavorando con ecosistemi integrati si potrà sostenere la vita umana su questo pianeta. Un futuro che non è solamente un’estrapolazione del presente, ma uno scenario completamente diverso, risultato di mille variabili, per cui bisogna valutare attentamente oggi le scelte più opportune.
Ecco alcune opinioni di Sarah estrapolate dalla sua intervista.
La biodiversità è fondamentale per prevedere futuri resilienti e a lungo termine. Il nostro rapporto del Food Futures Lab “Innovazione alimentare: le ricette per il prossimo decennio” iniziano con un capitolo intitolato “Scalabilità della biodiversità” (Food Innovation: Recipes for the Next Decade), che mette in luce come la biodiversità in macroscala – rilanciare il consumo di specie vegetali e animali più diverse – porta anche un miglioramento della biodiversità su scala micro, batteri benefici e microrganismi nell’intestino umano e nel suolo.
Per dare l’idea di un nostro possibile futuro, abbiamo creato un gioco sulla diversità dei microbiomi che utilizza la realtà aumentata chiamato“Gotta ‘Eat Em All., potrebbe arrivare ad essere una semplice app disponibile a tutti nei prossimi anni.
Un sensore intestinale trasmette informazioni in tempo reale sul tuo microbioma, il gioco dà un punteggio e identifica gli alimenti – presenti nel tuo frigorifero, al supermercato o nel menu di un ristorante – che potrebbero aiutarti a migliorare la salute del tuo intestino. L’obiettivo è massimizzare la diversità. Ogni nuovo microbo che “catturi” nell’intestino aumenta il tuo punteggio, e aiuta anche a costruire il più grande database al mondo di dati sui microbiomi. Questo gioco dei microbiomi ha conquistato tanti: i bambini a Singapore chiedono di andare a caccia di alimenti rari a base di microbiomi nei mercati e a Seattle si stanno mappando alberi da frutto alla ricerca di polifenoli che aiutano ad aumentare i batteri. Prima del lancio del gioco, una persona media consumava poco più di 100 specie, oggi la media è passata a oltre 500.
La riduzione dei costi del sequenziamento genetico consentirà al consumatore di avere evidenza sulle intime connessioni tra dieta, microbi intestinali e salute. Usando questo nuovo patrimonio di dati sarà possibile introdurre soluzioni innovative e coinvolgenti per aiutare le persone a massimizzare la loro diversità microbica. Questo porterebbe a ridurre in modo misurabile le malattie legate allo stile di vita e concretamente favorirebbe la domanda di sistemi agricoli diversificati.
Lo stato attuale della biodiversità nel nostro sistema alimentare è triste. Trovo davvero pazzesco che su un totale di 300.000 piante commestibili gli esseri umani ne mangino meno di 200, e la maggior parte delle nostre calorie proviene da appena tre di queste. Se non altro, è un’opportunità di gusto tanto mancata! La FAO ha studiato approfonditamente la situazione attuale e ha evidenziato che “dal 1900, circa il 75% della diversità genetica vegetale è andata perduta nel momento in cui gli agricoltori di tutto il mondo hanno abbandonato le loro molteplici varietà locali per varietà geneticamente uniformi e ad alto rendimento” e ” il 30% delle razze di bestiame è a rischio di estinzione; sei razze sono perse ogni mese. Nel suo nuovo libro Eating Promiscuously, James McWilliams lo dice meglio:” Siamo bloccati in un solco di scelte limitate, e la stragrande maggioranza di ciò che mangiamo è dannoso per la nostra salute e il benessere del pianeta.”
Una causa primaria che danneggia la biodiversità è il cambiamento climatico. il cambiamento climatico provoca acidificazione degli oceani, alterazioni delle precipitazioni, innalzamento del livello del mare e condizioni meteorologiche estreme. Ciò provoca quindi inondazioni, ondate di calore, siccità e incendi, che causano perdita di biodiversità, collasso dell’ecosistema e aumento dei parassiti. Questo porta a una riduzione della produttività agricola, alla perdita di habitat, alla povertà, alla migrazione di massa e ai conflitti violenti.
Il cambiamento climatico è solo una delle molte forze che stanno portando alla perdita di biodiversità. Entrano in gioco dinamiche industriali che favoriscono la diffusione di pratiche automatizzate nel mondo dell’agricoltura e della trasformazione. Questi sistemi richiedono piante e animali allevati per la standardizzazione e ottimizzati per il trasporto. E le richieste dei consumatori di cibi tradizionali, e sempre disponibili, creano situazioni geneticamente precarie, come nel caso delle banane Cavendish, il frutto più popolare al mondo, che ora sta correndo il rischio di estinguersi.
Ma ci sono ancora ragioni per essere ottimisti.
Il primo è il passaggio a una dieta più vegetale. Secondo la FAO, il 33% delle terre coltivate in tutto il mondo viene utilizzato per la produzione di mangimi per bestiame. Ridurre il consumo di carne potrebbe “liberare” quella terra per coltivare colture diverse dal mais e dalla soia impiegati per l’alimentazione animale. E per coloro che vogliono ancora mangiare carne, la prospettiva della “carne coltivata” (cultured meat) in vitro potrebbe alleviare molti degli stress che i nostri ecosistemi hanno causato dall’agricoltura.
Una seconda ragione di ottimismo è il crescente riconoscimento dell’importanza della salute del suolo. Stiamo vedendo casi di industria alimentare impegnati su questo fronte. Penso all’iniziativa Annie’s Soil Matters Campaign o al team di agroecologia di Blue Apron, che fornisce un servizio di analisi del suolo gratuito e collabora con gli agricoltori per costruire i suoi menu attorno alle rotazioni delle colture che supportano la salute dei terreni. Questo vuol dire che coloro che coltivano la terra non saranno considerati gli unici responsabili del benessere dell’ambiente; tutti i membri della catena di fornitura, compresi gli imprenditori alimentari e i ristoratori, diventeranno amministratori del suolo.
Infine, stiamo assistendo alla commercializzazione di una serie più diversificata di grani “antichi” e allo sviluppo di grani “nuovi”.
Riallineare gli incentivi aziendali per concentrarsi sulla biodiversità può fornire alcuni benefici pragmatici a breve termine.
Tuttavia, piuttosto che concentrarsi sul nuovo mercato e sulle opportunità di profitto che emergono dalla biodiversità, le nostre strategie dovrebbero anche considerare gli impatti sociali e culturali più difficili da misurare, come rafforzare l’identità, promuovere la creatività culinaria e coltivare una più profonda consapevolezza del legame tra il cibo e la terra da cui proviene.
Una strategia potrebbe essere quella di creare partenariati intersettoriali tra governo, filantropia e imprese per passare realmente a un futuro più ricco di biodiversità.
Il mio team di IFTF ha delineato strategie specifiche su come rendere concreta questa strategia in Good Food is Good Business, un rapporto commissionato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates sulle opportunità per il settore privato di creare alimenti accessibili, gustosi, nutrienti, ma comunque redditizi. In particolare, il capitolo su “Sapienza tradizionale”, che si propone di reintrodurre pratiche e ingredienti attualmente estinti per lo sviluppo di nuovi prodotti alimentari con l’obiettivo di renderli culturalmente più appropriati e nutrienti.
Un segnale di cambiamento importante, contenuto nel nostro Good Food is Good Business report, è The Earth Bank of Codes, una piattaforma digitale aperta che mira a mappare le sequenze genetiche di tutti gli esseri viventi in modo che le comunità possano beneficiare delle conquiste scientifiche derivanti dalle loro risorse locali. Al World Economic Forum 2018 di Davos, la banca ha annunciato un progetto pilota nel bacino amazzonico per promuovere questo nuovo percorso di sviluppo economico basato sulla bioeconomia.
Chiunque stia progettando un menu o una lista di ingredienti è in grado di promuovere e sostenere la biodiversità
Ma sarebbe anche importante cambiare standard alimentari e certificazioni, sarebbe un altro modo per incentivare la biodiversità. Ad esempio, il progetto LIFE dell’UE “Biodiversità negli standard e nelle etichette per l’industria alimentare”( Biodiversity in Standards and Labels for the Food Industry) si propone di sollecitare e sostenere e l’industria con l’obiettivo di includere i criteri di biodiversità negli standard e nelle etichette e vuole incoraggiare le aziende alimentari a considerare i criteri di biodiversità nelle loro linee guida di approvvigionamento. Includere i requisiti di biodiversità potrebbe fare molto per cambiare le pratiche del settore.
Promuovere la biodiversità è una responsabilità condivisa. Si realizzerà attraverso la combinazione di nuove tecnologie, vecchie tecniche agricole e collaborazioni umane creative e modelli di business. Poiché ci impegniamo tutti a creare una visione per un futuro più ricco di biodiversità, sarà fondamentale puntare non solo sui valori attuali dell’efficienza, della produttività e della resa ma su valori fondamentali per il nostro domani quali la rigenerazione, l’inclusione, l’equità e la resilienza. Proprio come abbiamo bisogno di diverse fonti di cibo future, abbiamo anche bisogno di visioni diverse per assicurarci di prendere in considerazione tutte le diverse opzioni e di costruire resilienza. Se sei un imprenditore del cibo o uno chef, promuovi cibi buoni e diversi. Se sei un consumatore cerca più biodiversità nella tua dieta. Mangiare promiscuamente non solo ci consente di sperimentare una gamma più ampia di varietà e di gusti ma anche di riesaminare le logiche con cui ci nutriamo e ci prendiamo cura del nostro pianeta.