Biodiversità, si può ripartire da un orto. Anche in città

Abbiamo tutti dimenticato, o forse non lo abbiamo mai conosciuto, il vero sapore di tanti alimenti. In molti casi non sappiamo neanche che proprietà nutrizionali ha un pomodoro o una carota o un rapanello. E, malgrado tante trasmissioni televisive parlino di cibo e di ricette, spesso non siamo consapevoli di come le sostanze e i microrganismi contenuti negli alimenti influiscono sul benessere del nostro fisico e sul nostro intestino, la cui efficienza è così decisiva per il nostro equilibrio.

Un dato è certo però: maggiore è la varietà dei cibi che mangiamo, maggiori sono le sostanze e i benefici che apportiamo al nostro organismo.

È nata proprio da queste considerazioni l’idea di Ivano Cremonesi. Voleva aiutare le persone, soprattutto quelle che vivono nelle città, a riscoprire l’identità e il valore di tante verdure, ortaggi, erbe aromatiche di cui ormai non sappiamo molto. Voleva ridare il piacere di veder crescere le piante da un seme, voleva far condividere la gioia di assistere allo spettacolo del loro benessere affinché proprio il loro benessere diventasse una fonte preziosa di nutrimento e di equilibrio per noi umani.

Così Cremonesi, dopo tre anni di ricerche, ha creato la sua Agrobotica, un nome che non nasconde le sue passioni: quella dell’agricoltura e della robotica.

La società offre una serie di proposte personalizzabili – per dimensioni e tipo di colture – per riuscire a realizzare un “orto simbiotico biodiverso”. In parole povere, un orto come quello che avevano i nostri nonni: che rispettava l’equilibrio della natura e del suolo, in cui non venivano usati fitofarmaci e per cui gli impollinatori svolgevano un lavoro prezioso. Un orto che assicurava una qualità genuina dei suoi prodotti e ne restituiva le originarie proprietà nutrizionali e i sapori.

La proposta di Cremonesi è come un puzzle, ognuno può decidere che orto vuole costruire, che piante preferisce coltivare e quanto spazio vuole o può dedicargli: può essere un balcone o un terrazzo, ma anche un’aiuola, un giardino o un’area ritagliata tra gli edifici di un complesso urbano. Sono previsti anche nidi e appositi abbeveratoi per insetti e uccelli e contenitori per il recupero delle acque piovane.

Cremonesi era anche preoccupato perché nella sua zona, ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, erano scomparse le libellule.

I vantaggi di questi orti coltivati secondo antiche pratiche contadine sono molto evidenti: ciascuno potrà sapere cosa sta mangiando e l’ambiente ne guadagnerà al 100 per cento: in biodiversità, qualità dell’aria, colori, profumi…

Agrobotica non solo aiuta a creare fisicamente questi orti ma affianca anche i clienti con una breve introduzione di “formazione”, dà consigli e assistenza ed è pronta a intervenire quando serve: in caso di problemi o quando arriva la stagione invernale che richiede accorgimenti e qualche azione mirata.

Che dire? Speriamo che le nostre città presto siano piene di queste piccole oasi, abbiamo già perso troppo tempo e la biodiversità è un prerequisito indispensabile per il futuro del nostro pianeta.

A proposito, nell’orto di Cremonesi sono tornate le libellule.

Alessandra Apicella

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