Bombi: regine in fuga, alla ricerca della biodiversità

Sono state notate per caso da alcuni ornitologi che studiavano la migrazione degli uccelli perché erano tante, così è stato deciso di contarle. Durante una giornata erano passate da una stazione di conteggio oltre 11 mila regine di bombi. Volavano a una velocità di 30 chilometri all’ora e quasi certamente riuscivano a mantenere questa velocità per un’intera giornata.

Da questo episodio è nato un nuovo studio condotto da Thijs Fijen un ricercatore dell’Università di Wageningen esperto in impollinazione, documenta con evidenze e dati che le regine dei bombi percorrono fino a centinaia di chilometri per raggiungere habitat per loro ideali. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Journal of Applied Ecology.

Questa scoperta, secondo Fijen, dà un messaggio importante a chi si occupa di ambiente ma anche a chi lavora nell’agricoltura visto il ruolo decisivo di questi insetti per l’impollinazione delle piante: le misure attualmente adottate per proteggere i bombi potrebbero essere molto meno efficaci di quanto ipotizzato dai biologi. E se sono in molti a pensare che alcune specie di bombi vivono bene in aree agricole, la migrazione delle regine sembra essere proprio la causa principale del continuo calo della loro popolazione.

I bombi non migrano in gruppi o stormi come fanno gli uccelli, ha sottolineato Fijen, viaggiano individualmente, per questo il fenomeno non è stato notato dai biologi.  

Solo le regine dei bombi sopravvivono all’inverno e ciò che le spinge a migrare in tale numero in primavera è finora sconosciuto. Fijen pensa che la ragione possa essere la carenza di luoghi di nidificazione. “Se le riserve naturali sono insufficienti, cercano siti altrove, perché nei terreni agricoli c’è scarsa biodiversità, poco cibo e non trovano posti sufficienti in cui nidificare. Questa è solo un’ipotesi”, ha commentato il ricercatore.

“Se i bombi lasciano le riserve naturali in cerca di nuovi posti in cui stabilirsi, dobbiamo offrirglieli“, afferma Fijen. “Avere più regine nelle riserve naturali non risolve il problema. Devi impedire che la popolazione scompaia dalle zone rurali. “

Il biologo chiede più biodiversità, fiori selvatici e punti di nidificazione per i bombi. Non solo nei Paesi Bassi, ma su scala internazionale. Il fatto che i bombi possano beneficiare rapidamente di tali misure è un netto vantaggio. “Se aumentiamo la qualità e la biodiversità dell’ambiente, i bombi troveranno la loro strada lì, anche se ciò significa volare per cento chilometri”, afferma Fijen.

Il periodo migliore per osservare la migrazione dei bombi è intorno all’inizio di aprile in condizioni calde e soleggiate e, con il vento che soffia da est, le coste sono il posto ideale per assistere al fenomeno. Le famose stazioni di conteggio degli uccelli migratori come Breskens in Zelanda, Kamperhoek vicino al Ketelbrug nel Flevoland e Northern Cape a Groningen sono perfette per studiare il fenomeno e la piattaforma aperta internazionale Trektellen.org dà la possibilità di monitorare il conteggio delle migrazioni in tempo reale.

Fijen spera che queste nuove scoperte si traducano in azioni più strutturate di monitoraggio e conteggio, anche perché è impossibile determinare se le api che passano per una stazione sono le stesse che passano poi alla stazione successiva. Il biologo suggerisce l’utilizzo di tecnologie adeguate. “Sfortunatamente, non possiamo dotare i bombi di dispositivi di localizzazione”, afferma Fijen. Per questo il ricercatore suggerisce di tracciare questi insetti utilizzando la tecnologia radar.

Alessandra Apicella

2 Comments
  1. La nostra società occidentale, così come i loro imitatori di altra natura socio economico culturale (Cina, India, Russia), è basata (negativamente, ma tant’è…) su una crescita indefinita e sulla contemporanea espansione continua della messa a disposizione di beni di consumo (necessari o meno necessari) alla popolazione a sua volta in aumento. In uno scenario così apparentemente “inevitabile” è chiaro che la progressiva occupazione di terra per coltivazioni e l’impiego di mezzi tecnici agricoli di “sicuro” risultato ma anche di sicuro danno ambientale, finiscano per portare danno agli anelli più deboli della catena, quelli semi-invisibili come ad esempio le diverse specie di apioidi. Da un lato non c’è ancora una consapevolezza diffusa tra le categorie produttive di questo problema, ma soprattutto non c’è un reale appoggio da parte della coscienza politica delle diverse nazioni impegnate appunto in questa corsa alla crescita senza fine. Il sistema terrestre globale, ricordiamocelo, è, comunque lo vogliamo, un sistema naturale e i sistemi naturali che si “gonfiano” troppo inevitabilmente finiscono per implodere. fino ad ora abbiamo assistito a fenomeni osmotici tra ambienti e situazioni (passaggio ad es. di bombi da aree meno naturali ad aree più ospitali), ma la riduzione progressiva di queste aree a favore di aree agricole intensive comincia a far intravedere i danni futuri inevitabili.

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