Il riscaldamento globale ridurrà e ostacolerà la produzione agricola perché aumenteranno le temperature e gli eventi meteorologici estremi ma crescerà anche il numero di insetti nocivi. Con il suo team, Chloe Raderschall del Dipartimento di Ecologia della Swedish University of Agricultural Sciences ha voluto comprendere i possibili effetti e le relative interazioni. L’obiettivo era verificare se il calo delle rese, dovuto ai fattori di stress relativi ai cambiamenti climatici, potesse essere mitigato da servizi ecosistemici come nel caso dell’impollinazione degli insetti.
Nell’estate 2019 il team ha montato ventiquattro recinzioni coperte su un campo di fave fuori Uppsala. I tetti di plastica hanno impedito alla pioggia di cadere sui lotti sperimentali. Per un periodo di 46 giorni, queste coperture hanno messo le piante in condizioni di stress idrico. La situazione voleva simulare un lungo periodo di siccità, un fenomeno che si era verificato eccezionalmente nell’estate del 2018 e che invece potrebbe essere molto comune nei prossimi anni.
In dodici di queste recinzioni le piante sono state annaffiate tre volte a settimana in modo che l’umidità del suolo rimanesse costante. Per verificare gli effetti dello stress dovuto alla presenza degli insetti, un sottoinsieme di piante in ciascuna recinzione è stato infestato da afidi delle fave che sono considerati uno dei principali parassiti delle colture. In metà di entrambe le recinzioni – in cui le piante rispettivamente erano state innaffiate e tenute all’asciutto – sono state inserite piccole colonie di bombi.
Studiando l’interazione tra gli afidi erbivori, lo stress idrico e l’impollinazione dei bombi, i ricercatori hanno scoperto che le rese delle fave si sono ridotte per la presenza degli afidi erbivori (79%) e per lo stress idrico (52%) quando i fattori intervengono singolarmente, mentre le rese si sono ridotte dell’84% quando i fattori di stress sono presenti contemporaneamente.
La resa delle piante infestate da afidi è risultata particolarmente ridotta, indipendentemente che le piante fossero state irrigate o meno, ma il calo è stato mitigato dall’impollinazione degli insetti che ha aumentato la resa del 68%, a prescindere che le piante fossero sane o soffrissero di stress idrico e afidi erbivori. Un dato importante che ha stupito lo stesso team di ricercatori.
Secondo la ricercatrice, l’effetto dell’impollinazione degli insetti sui raccolti dopo periodi di siccità prolungati è stato poco studiato ma questo studio ha dato indicazioni sorprendenti perché l’ipotesi “era che le piante stressate sarebbero state meno attraenti per i bombi, ma non è stato così”.
Quindi, per quanto riguarda le rese, i benefici possono essere massimizzati se l’uso dell’irrigazione è prioritario nelle colture con alti livelli di controllo degli erbivori. Allo stesso modo, poiché la perdita di resa causata dagli afidi erbivori è inferiore sotto stress idrico, la soglia per l’uso di pesticidi contro gli insetti erbivori è più alta. Il costante effetto positivo dell’impollinazione dei bombi sulla resa delle fave, dunque, evidenzia l’importanza di gestire i paesaggi agricoli per sostenere le comunità di impollinatori indipendentemente dallo stress idrico e dalla pressione degli insetti erbivori.
Le conclusioni di Chloë Raderschall: “Con i cambiamenti climatici, per garantire un’agricoltura sostenibile – in cui l’uso di input agronomici come l’acqua di irrigazione e i pesticidi è ridotto al minimo e riservato a casi critici – è essenziale comprendere meglio quanto i fattori di stress abiotici e biotici interagiscono tra loro e con i servizi ecosistemici come l’impollinazione.”
Lo studio “Water stress and insect herbivory interactively reduce crop yield while the insect pollination benefit is conserved” di Chloé A. Raderschall, Giulia Vico, Ola Lundin, Astrid R. Taylor, Riccardo Bommarco è stato pubblicato su Global Change Biology.
Le immagini sono di Chloé A. Raderschall.