Si chiama Demeter, più nota come Demetra, la dea che nella mitologia greca presidiava l’agricoltura e la fertilità della terra. È un progetto di ricerca finanziato con 17 milioni di euro dalla Commissione Europea, nell’ambito del programma Horizon 2020, ha preso il via agli inizi di settembre e si concluderà a fine febbraio 2023.
Il progetto si basa sull’adozione su larga scala di soluzioni Internet of Thing (IoT), che utilizzano sensori, centraline e altri dispositivi, e di piattaforme tecnologie avanzate e interoperabili, in grado di raccogliere e analizzare i dati, dando indicazioni preziose, i cosiddetti insights. È prevista infatti un’integrazione multi-sistema e multi-sorgente dei dati, che comprende non solo l’IoT ma anche i sistemi legacy, gli open data, le informazioni geografiche e satellitari.
La selezione delle soluzioni è stata effettuata partendo dalla valutazione di una serie di progetti pilota condotti in 18 Paesi, di cui 15 dell’Unione Europea.
Demeter intende dimostrare con evidenze scientifiche le potenzialità dell’utilizzo di tecnologie avanzate, aperte e interoperabili, per il settore alimentare e si propone di identificare un modello globale, che sia in grado di garantire contemporaneamente sicurezza, privacy e riservatezza delle attività lungo l’intera catena del valore.
Il nuovo modello, secondo lo spirito e gli obiettivi del progetto, dovrebbe essere in grado di garantire cibo sano e sicuro e dovrebbe essere in grado di supportare sistemi di produzione alimentari sostenibili, aumentando la redditività delle aziende, riducendo l’impronta ambientale e diminuendo l’uso delle risorse naturali. In fondo, dovrebbe far decollare un’Agricoltura 4.0 europea, in cui tutti i prodotti e i processi sono monitorati, dando alle aziende l’opportunità di crescere e di tutelare il patrimonio agroalimentare europeo, dalla fattoria alla tavola.
Con la partecipazione di 60 operatori, il progetto adotta un approccio multi-attore lungo tutta la catena del valore (domanda e offerta) e coinvolge 6.000 agricoltori e oltre 38.000 dispositivi e sensori. I partecipanti coinvolti provengono da diversi settori di produzione (prodotti lattiero-caseari, carne, verdure, frutta e seminativi) e utilizzano differenti sistemi di produzione (convenzionali e biologici). Le aziende hanno identità e dimensioni diverse.
Partner del progetto sono la World Farmers Organization e aziende leader del settore come John Deere, con i suoi macchinari agricoli d’avanguardia, e TSSG, operatore informatico specializzato in soluzioni per l’agricoltura di precisione. A inizio 2020 verrà anche fatto una “open call” per tutti gli operatori interessati a partecipare al progetto: agricoltori e fornitori di soluzioni tecnologiche e servizi.
Ecco alcuni degli obiettivi.
• Analizzare, adottare e migliorare i modelli di gestione delle informazioni esistenti – se necessario introdurne di nuovi – grazie all’impiego di tecnologie avanzate (IoT, Farming Management Information System) per favorire la condivisione e una comunicazione affidabile dei dati tra agricoltori.
• Costruire meccanismi di scambio di conoscenze, creando opportunità e spazi di interoperabilità, garantendo nel contempo meccanismi di sicurezza e di protezione della privacy, che rispettano le esigenze di riservatezza delle imprese.
• Consentire all’agricoltore, in qualità di prosumer, di avere il controllo nella catena del valore grazie a una serie di evidenze basate su dati, dati che creano nuovi modelli della stessa catena del valore.
• Stabilire un meccanismo di benchmarking per le soluzioni e le attività agricole, indirizzando gli obiettivi in termini di produttività e di sostenibilità con una serie di indicatori chiave, rilevanti per la comunità agricola.
• Introdurre nuovi paradigmi nella relazione con i fornitori, attraverso un modello in cui i fornitori devono garantire in modo responsabile che la soluzione finale sia in linea con l’attività e le richieste espresse dall’agricoltore.
• Dimostrare il valore delle innovazioni digitali a livello europeo.
Demeter potrebbe risultare un esercizio virtuoso ma anche una vera opportunità per l’Europa. Sarebbe una sfida impegnativa, che richiederebbe anche ai Paesi dell’Unione una diversa condivisione di pratiche e normative, e notevoli investimenti, ma se questo progetto diventasse il nostro domani ci sarebbe davvero una svolta. L’agroalimentare europeo si identificherebbe in maniera inequivocabile e affidabile nel mercato globale, parlerebbero i dati, e ci guadagnerebbero tutti, soprattutto chi sta già producendo qualità in modo sostenibile.