La notizia è di pochi giorni fa, anche Kraft Heinz ha scelto di puntare sulle proteine alternative. Ha infatti investito 3,5 milioni di dollari in New Culture, una società che, utilizzando tecnologie di coltura cellulare, propone una serie di alternative ai prodotti lattiero-caseari tradizionali.
New Culture crea formaggi impiegando il tradizionale processo di produzione casearia, con ingredienti di origine vegetale, ma sostiene che il suo prodotto è indistinguibile dal formaggio di origine animale per gusto, consistenza e proprietà perché contiene comunque la micella caseinica che si trova in natura nel latte dei mammiferi e che lei riproduce in laboratorio.
Ma c’è un’altra società, Perfect Day che ha sviluppato una linea di gelati utilizzando proteine create in laboratorio mescolate a grassi, carboidrati, calcio e fosfati. Le proteine sono prodotte con le stesse tecniche di fermentazione impiegate per produrre molti ingredienti alimentari comuni come vitamine, probiotici e aromi naturali. Sono vegane, senza lattosio e senza ormoni. E, secondo la società, a differenza delle proteine a base di soia o di altre piante, forniscono proprietà nutrizionali, gusto e consistenza analoghi a quelli del latte. Perfect Day prevede di vendere il suo siero di “latte” fatto in laboratorio a gelatieri, caseifici e ristoranti. Ha anche collaborato con la multinazionale del settore alimentare Archer Daniels Midland, che ha messo a disposizione la sua infrastruttura di fermentazione su scala industriale, per soddisfare la domanda del mercato e ridurre i costi di produzione delle proteine.
Anche in tema di carni alternative si preannunciano ulteriori novità all’orizzonte. Ecovative, durante la scorsa “Good Food Conference” – che si è tenuta a San Francisco dal 4 al 6 settembre ed era dedicata al futuro della carne – ha annunciato la creazione di una nuova società che si dedicherà al settore alimentare.
Ecovative è una società biotech di New York che ha brevettato un processo per realizzare packaging sostenibili utilizzando il micelio dei funghi. Per la creazione di materiali sostenibili e compostabili, in alternativa a schiume a base di materie plastiche e polistirolo, Ecovative impiega sottoprodotti agricoli che vengono lavorati in modo tale da produrre i miceli. Durante la loro crescita, la forma del materiale può essere modellata a seconda degli imballaggi o dei prodotti che si intendono realizzare.
Ora Atlast Food Co., questo il nome della nuova società, si dedicherà alla produzione di carni alternative, proprio sfruttando le proprietà dei miceli. In particolare, creerà vere e proprie strutture che riproducono quelle della carne utilizzando una schiuma di micelio simile al marshmallow, chiamata “Atlast”. Questa piattaforma brevettata può essere utilizzata per coltivare le fibre della carne e può realizzare interi tagli su misura di carne, di origine sia vegetale sia cellulare.
Attualmente le carni alternative si presentano con una trama macinata come hamburger, bocconcini o salsicce, Atlast Food intende dare una risposta alle aziende che vogliono introdurre nel mercato interi tagli di carne, come nel caso di bistecche o petti di pollo. Ha già sviluppato prototipi di nuovi prodotti alimentari e ha dichiarato di aver avuto ottimi risultati e di aver ricevuto apprezzamenti dalle aziende con cui li ha condivisi. Ora sta creando un team ad hoc, con esperti e anche uno chef.
Secondo Ecovative, le convenzionali tecnologie di trasformazione alimentare non possono imitare la struttura della carne e nemmeno la maggior parte delle piante. Ma alcuni funghi, se coltivati in modo preciso, sono in grado di riprodurre la consistenza della vera carne.
Dunque, anche sul fronte delle proteine alternative lo scenario si prospetta sempre più articolato e presto sugli scaffali si moltiplicheranno ulteriormente le offerte. Toccherà solo a noi decidere cosa vogliamo mangiare e capire cosa serve davvero al nostro benessere. Sarà l’occasione per affrontare finalmente il tema dell’educazione alimentare? Si arriverà a fare scelte sempre più consapevoli? Magari ripartendo da due valori troppo spesso dimenticati: la varietà e la biodiversità.