Un articolo del 3 aprile della rivista MIT Technology Review riferisce di uno studio condotto da alcuni ricercatori che hanno scelto di utilizzare tecnologie di machine learning per coltivare in modo ottimale il basilico, ottenendo un sapore e un profumo speciale grazie a una maggior presenza di composti volatili.
Il basilico viene coltivato in unità idroponiche all’interno di container, a Middleton, nel Massachusetts. Temperatura, luce, umidità e altri fattori ambientali all’interno dei contenitori sono controllati e tutti i dati sono acquisiti, immagazzinati e gestiti da un programma di apprendimento automatico sviluppato dal MIT, Massachusetts Institute, e da Cognizant, una società informatica che si occupa di soluzioni di business analytics e di intelligenza artificiale.
Grazie al volume di dati raccolto ed elaborato, è emerso che l’esposizione delle piante alla luce 24 ore al giorno contribuisce a rendere il basilico più saporito e profumato e sono stati identificati tutti i parametri che determinano una crescita perfetta della pianta. Questi risultati, tuttavia, sono solo l’inizio di un percorso di ricerca. In realtà il progetto vuole analizzare le potenzialità delle nuove tecnologie per raggiungere due obiettivi importanti: migliorare la capacità di prevenire e affrontare le malattie delle piante e comprendere i fattori e gli effetti delle loro reazioni ai cambiamenti climatici.
Questo studio è solo un’ulteriore conferma. I dati sono un vero patrimonio per il mondo dell’agricoltura e le nuove tecnologie possono valorizzarli, dando indicazioni preziose in ogni area di attività: dalla preparazione del terreno alla scelta del seme, dall’irrigazione dei terreni alla raccolta, dall’identificazione di malattie e infestanti alla gestione del benessere degli animali.
Alcune applicazioni poi sono realmente rivoluzionarie. Basta pensare alla selezione delle specie, un processo di ricerca complesso che si propone di individuare i geni specifici che determinano l’efficacia dell’acqua e dei nutrienti, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la resistenza alle malattie, il contenuto di sostanze nutritive o un gusto migliore. Spesso è un lavoro che richiede anni di studi e di raccolta di dati, un volume di conoscenze che, se viene acquisito e gestito da tecnologie avanzate, si traduce velocemente in una serie di informazioni e indicazioni utili, facilmente fruibili e condivisibili. Un volume di informazioni che continua ad arricchirsi nel tempo.
Oggi i progetti che vedono l’adozione di tecnologie avanzate sono sempre più numerosi e sono sempre più numerose anche le startup che stanno sviluppando applicazioni specializzate per diverse aree di attività.
Ma in un panorama in grande fermento, c’è un’impresa speciale nata a Berlino da un team di giovani che ha sviluppato un’applicazione innovativa basata su tecnologie di machine learning.
La startup si chiama PEAT e ha iniziato a la sua attività con finanziamento del governo tedesco. La sua applicazione, Plantix, correla le immagini del fogliame a determinati difetti del suolo, parassiti e malattie delle piante. Gli utenti inviano le foto delle loro piante e ricevono indicazioni sulla patologia e suggerimenti e consigli sul trattamento. In media oggi gli utenti inviano circa 5.000 foto al giorno e l’app è in grado di riconoscere fino a 400 malattie o parassiti.
Oltre al riconoscimento automatico delle immagini- un sistema che continua a imparare e che attinge a un data base sempre più ricco – l’app propone anche un forum in cui gli utenti si aiutano reciprocamente a diagnosticare i problemi valutando insieme le foto caricate.
Plantix è nata per aiutare tutti gli agricoltori che non hanno la possibilità di avere consulenti umani né tecnologie proprie. A tre anni dal lancio l’app viene utilizzata più di 1 milione di volte al mese, in particolare in India, Brasile e Nord Africa.