Secondo qualche indiscrezione riportata dalla stampa, Impossible Foods, con il suo Impossible Burger a base vegetale, dovrebbe essere in trattativa con alcuni investitori per ricevere un ulteriore importante finanziamento.
Non c’è dubbio: le proteine alternative sono sostenibili, piacciono e sono una terra di conquista. Secondo Barclays Plc, questo settore ha già raggiunto circa 14 miliardi di dollari di vendite a livello mondiale e arriverà a 140 miliardi di dollari nel 2029.
L’accelerazione sembra però dipendere da diversi fattori, non ultimo la capacità produttiva, ma anche da un elemento che coinvolge direttamente i consumatori: la varietà di carni che si sarà in grado di offrire al mercato. Non solo carne macinata ma veri e propri tagli, quelli a cui tutti noi siamo abituati – bistecche, costolette, costate, petti di pollo – con gli stessi sapori, consistenza e profumi dei modelli di origine animale.
E mentre la società olandese Vivera sta espandendo la sua capacità produttiva per far fronte alle crescenti richieste di carne vegetale – i suoi prodotti sono venduti nei più importanti supermercati di 25 Paesi europei – gli innovatori stanno affilando il loro ingegno per riuscire ad arrivare primi nel mercato. Ma nei laboratori, dove si continua a testare e mettere a punto, l’utilizzo della stampa a 3 D sembra avere un ruolo decisivo. Sia per la produzione della carne coltivata sia per quella di carne a base vegetale.
A questo proposito la società israeliana, Redefine Meat, proprio recentemente ha ricevuto un ulteriore finanziamento di 6 milioni di dollari. Tra gli artefici figurano CPT Capital, Hanaco Ventures e la più grande azienda avicola in Germania, PHW Group. La società sta sviluppando carne a base vegetale utilizzando stampanti 3D industriali proprietarie e prevede di introdurre i suoi prodotti nel mercato già il prossimo anno.
Fondata nel 2018, Redefine Meat collabora con chef e macellai, per realizzare tagli di carne stampati in 3D che sono indistinguibili nella struttura, nella consistenza e nei sapori dagli analoghi prodotti di origine animale.
Grazie al loro software proprietario, viene creato un modello dettagliato di una bistecca – con muscolo, grasso e sangue – che emula il taglio di carne tradizionale, questo modello viene trasmesso a una stampante caricata con “inchiostri” di origine vegetale, basta premere il pulsante di avvio e vengono stampate le bistecche.
Anche un bioingegnere italiano, Giuseppe Scionti, con la sua società spagnola Novameat, ha inventato e brevettato una tecnologia che utilizza una speciale stampante 3D per produrre carne a base vegetale con la stessa consistenza fibrosa della carne animale. La messa a punto dell’aspetto e della struttura della bistecca vegetale sono ancora in fase di perfezionamento e anche la tecnologia deve essere adattata per un utilizzo su scala industriale. Negli Stati Uniti, invece, Just, Inc. ha sviluppato una soluzione per produrre carne coltivata grazie all’utilizzo della stampa 3D e ha dichiarato che i suoi prodotti saranno disponibili già il prossimo anno.
Nel frattempo, però, un’altra società israeliana, Aleph Farms, il 26 settembre scorso, ha prodotto bistecche coltivate sulla Stazione Spaziale Internazionale.
In collaborazione con 3D Bioprinting Solutions (Russia) e le società americane Meal Source Technologies e Finless Foods, Aleph Farms ha stampato la carne in condizioni di micro-gravità, a 339 km di distanza da qualsiasi risorsa naturale.
Il metodo di produzione di Aleph Farms emula un processo naturale di rigenerazione dei tessuti muscolari che si verifica all’interno del corpo della mucca, in condizioni controllate, utilizzando cellule bovine. La società – co-fondata con l’incubatrice israeliana per la tecnologia alimentare The Kitchen e il Professor Shulamit Levenberg del Technion-Israel Institute of Technology – si propone di contribuire alle prossime sfide in tema di alimentazione senza uccidere animali, con un utilizzo ridotto di risorse e senza inquinare. “Nello spazio non abbiamo 10.000 o 15.000 litri di acqua a disposizione per produrre 1 chilo di carne di manzo“, ha dichiarato Didier Toubia, cofondatore e CEO di Aleph Farms. La sua società lo scorso maggio ha ricevuto un finanziamento di 12 milioni di dollari.
di questo argomento ne ho parlato proprio ieri al corso di filiera di cereali e semi oleosi 🙂