Dai sottoprodotti della soia nascono nuovi materiali sostenibili. I risultati di un progetto finlandese

Un progetto all’insegna dell’economia circolare e della sostenibilità che ha già ottenuto risultati concreti e molto promettenti. È questo l’esito della collaborazione di quattro aziende finlandesi che, con un finanziamento della Business Finland, sono riuscite a sviluppare un processo per ottenere dalla soia una materia prima innovativa.

“Il processo sviluppato, primo al mondo, ci ha consentito di produrre un polimero di acido lattico ecologico dai flussi collaterali della produzione di soia. In questo modo possiamo offrire un’alternativa sostenibile allo zucchero e all’acido polilattico ottenuto dal mais, il cosiddetto PLA”, ha affermato Henri Nieminen, CEO di Finnfoam.

La melassa di soia, che non è adatta all’alimentazione viene smaltita mediante incenerimento, questa innovazione invece consente di produrre biomateriali da flussi collaterali della produzione alimentare e ne migliora anche l’intera catena del valore.

Ma chi sono le quattro aziende che hanno concorso al raggiungimento di questo traguardo?

In prima linea c’è proprio Finnfoam Oy, una società a conduzione familiare che si occupa della produzione di materiali per l’isolamento di edifici e costruzioni alla continua ricerca di soluzioni efficaci e sostenibili. Al progetto partecipa anche Brightplus, un’azienda impegnata nella produzione di materiali biologici, riutilizzabili, riciclabili e biodegradabili che collabora con molti operatori per realizzare soluzioni sostenibili in alternativa all’uso della plastica. Al loro fianco ci sono VTT, il partner finlandese punto di riferimento per la Ricerca, lo Sviluppo e l’innovazione, e Nordic Soya Oy, che con il suo grande impianto trasforma ogni anno circa 240.000 tonnellate per le industrie dei mangimi e dell’alimentazione umana.

La forza di questo progetto è stata la capacità di combinare in modo virtuoso e innovativo biologia sintetica, chimica e tecnologia dei materiali e l’oggetto di questa ricerca congiunta è stata proprio la melassa di soia recuperata nello stabilimento di  Nordic Soya Oy.

“Questo progetto è un eccellente esempio dei risultati che si possono ottenere con l’impiego delle biotecnologie che in questo caso hanno consentito di convertire un residuo industriale in un prodotto di valore superiore. Questo progetto ha richiesto sforzi significativi nelle varie fasi del processo ma le nostre competenze nella biologia sintetica, nella modifica dei microrganismi e nell’ottimizzazione dei bioprocessi ci ha permesso di arrivare la traguardo”, ha affermato Tiina Nakari-Setälä, Vicepresidente, Strategia e Business Intelligence di VTT.

In futuro, questa intuizione finlandese potrebbe essere adottata in tanti altri mercati in cui la soia viene trasformata per la produzione di alimenti e mangimi. Un dato per tutti, secondo i partner del progetto: a livello globale, i residui della produzione di soia potrebbero produrre circa 22 milioni di tonnellate di bioplastica l’anno.

E Jarkko Leivo, Direttore tecnologico di Brightplus Oy ha aggiunto: “A seconda dell’applicazione, possiamo modificare le proprietà del biomateriale, come la sua trasparenza e termoformabilità, o migliorarne la resistenza chimica e la riutilizzabilità. Stiamo ora cercando partner pionieristici con i quali poter sviluppare ulteriori applicazioni innovative per questo biopolimero “.

L’impianto pilota sarà costruito nel biennio 2021-2022 e il vero e proprio impianto nel suo assetto finale sarà operativo entro la fine del 2023.

Finnfoam intende utilizzare la nuova bioplastica nella produzione di isolamento termico per edifici. La sua qualità ecologica è esaltata dal fatto che l’isolamento termico funge anche da serbatoio di carbonio, contribuendo così a ridurre l’impronta di carbonio degli edifici.

Alessandra Apicella

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