A 100 anni dalla creazione del suo primo yogurt, Danone ha scelto di aprire le porte del suo centro di ricerca di Parigi-Saclay per rendere disponibili i suoi 1.800 ceppi di fermenti lattici e bifidobatteri per attività di studio, compresi i 193 ceppi depositati al National Collection of Cultures of Microorganisms, che fa parte del Biological Resource Center of Institut Pasteur (CRBIP).
Danone ha sempre dichiarato di credere in una scienza “aperta”, che si basa sulla condivisione delle conoscenze, e questa notizia vuole essere una conferma della sua strategia ‘One Planet. One Health’ e di uno dei suoi obiettivi dichiarati: voler contribuire in modo sostanziale a una vera rivoluzione sostenibile in campo alimentare.
Con questa chiave di lettura va interpretata anche la collaborazione del centro Danone Nutricia Research con il Center for Microbiome Innovation (CMI) di San Diego che ha l’obiettivo di far progredire gli studi relativi alle relazioni tra dieta, salute dell’intestino e benessere globale dell’uomo. Il progetto congiunto The Human Diets & Microbiome Initiative raccoglierà una serie di dati ed evidenze scientifiche sul microbiota intestinale in diversi Paesi e ne mapperà i diversi profili per una migliore comprensione dei fattori e delle dinamiche che ne alterano l’equilibrio.
Il primo yogurt Danone fu prodotto a Barcellona nel 1919 da Isaac Carasso, che si ispirò alla ricerca dell’immunologo Elie Metchnikoff sul ruolo dei fermenti nell’intestino e nella salute generale. Metchnikoff era proprio un ricercatore dell’Institut Pasteur.
Carasso, constando la diffusione dei disturbi dell’apparato intestinale in tanti bambini, si era messo al lavoro e aveva iniziato a vendere i suoi primi yogurt con fermenti lattici nelle farmacie di Barcellona.
Nel corso degli anni, attraverso la ricerca e la collaborazione con numerosi ricercatori internazionali, Danone ha poi identificato e raccolto una collezione di fermenti molto diversi geneticamente tra loro.
La scienza ha confermato che i fermenti lattici e bifidobatteri sono molto preziosi per la salute dell’intestino. Ma secondo Danone le loro potenzialità non sono state ancora pienamente esplorate e il loro studio invece potrebbe dare un contributo decisivo per affrontare una serie di problemi sanitari, sociali e ambientali.
Secondo Danone il loro utilizzo potrebbe:
– aumentare la diversità dei prodotti alimentari naturali fermentati e contribuire allo sviluppo di prodotti lattiero-caseari a valore aggiunto più elevato, con vantaggi economici per agricoltori e allevatori;
– ridurre le perdite di raccolti e di cibo, impedendo la crescita di funghi, batteri e virus sulle colture, anche su prodotti alimentari raccolti e stoccati;
– proteggere e rigenerare il suolo;
– mitigare le emissioni di gas metano generate dagli allevamenti;
– ridurre l’uso di antibiotici e la diffusione della resistenza agli antibiotici, sia negli animali che nell’uomo;
– contribuire alla creazione di nuove formulazioni per semplificare la somministrazione di farmaci o vaccini.
tanti piccoli segnali su un possibile cambio di rotta di alcune big company del food ?