Digitalizzazione e sistema alimentare: uno studio fa il punto

È stato presentato lo scorso 4 marzo lo studio Impacts of the digital economy on the food chain and the CAP effettuato su richiesta dell’AGRI Commitee del Parlamento Europeo. Le analisi e le valutazioni contenute intendono fare il punto sui benefici della digitalizzazione sull’intera catena alimentare ma anche sulle molte altre implicazioni relative a tanti altri fattori come il cambiamento climatico, la sostenibilità, la biodiversità, il digital divide.

Le autrici sono due donne: Katrine Soma della Wageningen Economic Research e Monica Pesce della società di ricerche italiana VVA.

La digitalizzazione emerge come un fattore decisivo perché contribuisce a rendere le aziende agricole più produttive e aumenta la capacità competitiva di tutto il settore, tuttavia è fondamentale anche perché aiuta a soddisfare le aspettative dei consumatori e a mitigare i cambiamenti climatici.

Secondo lo studio, l’adozione delle nuove tecnologie promuove l’innovazione e crea anche nuove opportunità di business, ma l’entità e la natura dell’evoluzione e i suoi impatti variano a seconda delle tecnologie impiegate, della loro integrazione e dei loro effetti combinati.

Le analisi e le valutazioni contenute nel documento sono approfondite, ma ecco in sintesi come viene descritto lo scenario europeo e quali tecnologie sono considerate realmente decisive.

Stato dell’arte

• Gli agricoltori stanno affrontando molteplici sfide legate alla concomitanza di più fattori come la crescente domanda di produzione, la presenza di nuovi modelli di business, rendimenti instabili a causa delle condizioni climatiche e delle mutevoli esigenze dei clienti. In questo scenario le nuove tecnologie possono contribuire a superare le difficoltà.

• La digitalizzazione può trasformare l’attuale catena del valore agro-alimentare facilitando la collaborazione e fornendo molte informazioni utili che permettono di prendere decisioni più consapevoli e di comunicare meglio con i consumatori. La digitalizzazione è preziosa per il settore ma anche per la competitività dei sistemi Paese e per la tutela dell’ambiente.

• Emergono delle evidenti difficoltà nello scenario europeo. Gli agricoltori di piccole e medie dimensioni stanno resistendo al cambiamento, alcune tecnologie non sono state sufficientemente collaudate e quindi non suscitano la fiducia necessaria, la popolazione agricola sta invecchiando e spesso mancano conoscenze e formazione adeguate: questi fattori non favoriscono il decollo di nuova era. C’è anche un grande ostacolo concreto: la copertura della banda larga e una buona connessione a Internet non sono equamente distribuiti in Europa, e in particolare nelle aree rurali remote.

• Le tecnologie digitali influenzeranno il ruolo dei fornitori degli agricoltori. Ma in questa evoluzione gli agricoltori devono essere convinti che i dati raccolti ed elaborati dalle nuove tecnologie sono affidabili e possono supportare concretamente il loro processo decisionale e devono essere accessibili tramite piattaforme che consentano la condivisione dei dati. Dovrebbero anche essere consapevoli che la digitalizzazione offre opportunità di distribuzione e vendita al dettaglio e influenza il rapporto con i clienti.

Le tecnologie disruptive

• Insieme ai Big Data, la tecnologia IoT può contribuire a migliorare i processi di produzione agricola, rendendo disponibile un’enorme quantità di dati eterogenei.

• Soluzioni avanzate sono in grado di controllare la produzione e di monitorare l’andamento del mercato, massimizzando il profitto e riducendo al minimo i costi. Inoltre, sistemi automatizzati possono svolgere attività pesanti ad alta intensità di manodopera e sistemi di intelligenza artificiale e “machine learning” possono dare informazioni e indicazioni preziose per evitare errori e migliorare la produzione.

• La possibilità di monitorare tutte le attività – dal campo fino alle fasi di trasformazione – consente di avere l’identificazione e la tracciabilità dei prodotti lungo l’intera filiera alimentare. L’IoT favorisce la cooperazione tra i diversi operatori: produttori, chi si occupa dello stoccaggio, fornitori di servizi logistici, società di vendita al dettaglio…In tal modo si riuscirà a garantire ai consumatori la qualità e la sicurezza dei prodotti.

• L’uso di IoT, Big Data e droni riduce i rischi per la produzione agricola. Queste tecnologie permettono di intercettare la comparsa di anomalie o malattie nelle coltivazioni e di intervenire in tempo reale; consentono anche di creare mappe dettagliate dei campi per irrigare in modo mirato, ottimizzando il consumo d’acqua e riducendo le emissioni a beneficio dei cambiamenti climatici e delle condizioni ambientali.

• La Blockchain così come l’IoT e i Big Data possono aumentare la trasparenza e la fiducia in tutte le catene del valore e offrire ai consumatori la possibilità di influenzare il successo di una produzione che, con evidenze, si dimostra più sostenibile.

Alessandra Apicella

1 Comment
  1. Chiunque abbia frequentato la montagna si sarà trovato prima poi a camminare su un sentiero stretto, accidentato, in salita e con l’unica possibilità di arrivare fino alla fine dello stesso. Così è l’adozione della tecnologia in agricoltura: un percorso difficile ma senza alternative. E tanto più le condizioni agronomiche, climatiche, commerciali cambiano, tanto più questo risulta vero.
    La strada della tecnologia in agricoltura è la sola in grado di ridare identità ad una produzione sempre più “scolorita” dall’alimentazione di massa della GDO e dei discount, dove lo strapotere dei buyer prevale senza che gli agricoltori comprendano la necessità, proprio attraverso l’adozione di IoT, DSS, BigData e Blockchain, di riprendere in mano gli aspetti delle produzioni, da cui sono stati via via espropriati a vantaggio del marketing di grandi brand che pubblicizzano idilliache e inesistenti situazioni bucoliche a loro esclusivo vantaggio.
    Certo, sono un fatto le resistenze dei piccoli/medi agricoltori, ma lo sono altrettanto la renitenza di chi acquistando massivamente i loro prodotti (“…è la somma che il totale…”) ritiene di non dover cedere neppure una parte del proprio guadagno per aiutare (o se volete “forzare”) il cambiamento tecnologico. Preferendo lasciare gli agricoltori in balìa delle loro convinzioni, in base alle quali il tempo in campagna sembra essere da sempre uguale a se stesso.
    In un momento in cui la Sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) dell’intero sistema agroalimentare sembra sempre più in pericolo la tecnologia appare l’unica in grado di misurare gli eventi, affrontarli nella misura migliore, restituendo certezza e fiducia ai consumatori sempre più stuzzicati dalla possibilità che la trasparenza delle pratiche agronomiche e di trasformazione possano tranquillizzarli nelle loro scelte.

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