FAO, l’innovazione può aiutare a liberare il mondo dalla fame

La FAO prende una posizione netta sui vantaggi che possono portare le nuove tecnologie al mondo dell’agricoltura e sostiene che l’innovazione può svolgere un ruolo chiave per liberare il mondo dalla fame. Questo il messaggio che è stato dato nel corso del Seeds and Chips Global Food Innovation Summit di Milano dove Maria Helena Semedo, Deputy Director-General for Climate and Natural Resources, ha fatto un intervento in tema di sviluppo sostenibile.


“Le innovazioni nell’agricoltura possono trasformare radicalmente i nostri sistemi alimentari – ha affermato Semedo – danno l’opportunità di creare nuove imprese e lavoro per giovani e donne, possono promuovere la crescita economica. E soprattutto in un’ottica di sostenibilità, perché possono cambiare il modo in cui coltiviamo, condividiamo, prepariamo e consumiamo il nostro cibo.

“Il mondo ha bisogno di un impegno globale contro l’obesità e questo vuol dire tornare a recuperare il valore degli alimenti locali e tradizionali. Adottare standard globali relativi a regimi dietetici sani permetterebbe di ridurre la proliferazione delle cattive abitudini alimentari che si sono radicate nei nostri moderni stili di vita”
ha affermato Semedo.

“Abbiamo già fatto notevoli passi avanti, ma in qualche modo, il nostro progresso sembra essere la nostra rovina. Abbiamo imparato come coltivare cibo, ma l’abbondanza delle nostre tavole ci sta lentamente uccidendo. Le diete poco sane sono la prima causa di disturbi, malattie e morte nel mondo”.

Semedo poi ricordato il ruolo decisivo delle aziende agricole familiari che, anche se spesso povere e insicure, producono oltre l’80 percento del cibo e gestiscono tre-quarti delle risorse naturali del pianeta.


Secondo la FAO l’innovazione è lo strumento principale per combattere la fame e la malnutrizione, ma con il termine innovazione si deve intendere non solo l’adozione di nuove tecnologie, ma anche l’impiego di nuovi prodotti, processi o modelli di gestione in grado di migliorare l’efficienza, la competitività e la resilienza dei sistemi agricoli e alimentari. 

Di seguito alcune delle innovazioni citata da Semedo.


L’applicazione web FAWEWS che aiuta i contadini a identificare, monitorare e gestire la lafigma, un parassita che devasta i raccolti di cereali. La app viene già utilizzata da contadini dell’Africa sub-sahariana e di parti dell’Asia, non richiede connessione internet e “parla” 14 lingue,

La tecnologia Sterile Insect Technique (SIT), una soluzione nucleare che impedisce agli insetti di riprodursi. È stata utilizzata per sconfiggere l’infestazione della mosca mediterranea della frutta in Repubblica Domenicana, evitando perdite alimentari notevoli. Oggi la FAO e alcuni suoi partner stanno studiandone l’applicazione contro le falene che distruggono la produzione di agrumi, uva e canna da zucchero e contro le zanzare portatrici di malattie.

La tecnologia Blockchain che permette di connettere tra loro tutti gli stakeholder lungo la filiera del caffè, promuovendo la trasparenza e migliorando l’equità lungo la filiera stessa. Grazie a questa tecnologia, il 45% del valore di ogni tazzina del caffè FairChain rimane in Etiopia, circa 4 volte rispetto a quanto accade con le multinazionali.

Tecniche idroponiche che permettono di coltivare piante in zone aride. Questo tipo di coltivazione senza suolo, utilizza fino al 90% in meno di acqua e il 75% in meno di spazio. Cooperative di allevatori della West Bank e di Gaza utilizzano questa tecnica per produrre foraggio che, mischiato con supplementi concentrati, riduce il costo del mangime per animali del 30%.

Droni che vengono utilizzati per la produzione agricola, ma preziosi anche per valutare i danni dopo un disastro naturale e per ottimizzare gli interventi, per identificare la pesca illegale e per tutelare la fauna selvatica.

Blue Fashion, che vede l’utilizzo di alghe e della pelle di pesce per creare abiti e accessori attraverso prodotti che andrebbero altrimenti scartati. Questa nuova tecnologia sta creando lavoro e opportunità di reddito a piccole comunità di pescatori del Kenya.

Alessandra Apicella

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