È l’aprile del 2018 e siamo a Favalanciata, un paese delle Marche. I danni del terremoto sono ancora tutti lì: una piaga aperta nel cuore di chi è riuscito a rimanere come Matteo e Francesco e un dolore ancora più lancinante per chi non può più tornarci perché non ha più la casa e non sa neanche dove andare per riabbracciare gli amici.
Francesco è il proprietario della Riti Alimentari, azienda di Acquasanta Terme che ha avuto danni proprio per il terremoto, si rimbocca le maniche e reinventa alcune linee per rilanciare le attività. Matteo fa l’informatore farmaceutico. In comune hanno una grande amicizia e l’amore per la loro terra. Vogliono farla rinascere al più presto.
E a Matteo viene un’idea: perché non creare una nuova linea di creme alimentari basata proprio sulle fave, prodotto tipico della zona? Francesco, pur essendo esperto del settore, strabuzza gli occhi e non nasconde la sua perplessità. Ma l’amico è entusiasta e lo provoca “diamoci un po’ di tempo, tu prova a studiare una ricetta, io provo a capire se esiste già qualcosa di simile”.
Dopo solo una settimana parte questa nuova avventura. E le certezze sono solo due: non esistono in commercio creme di fave e la ricetta è stata già messa a punto nei laboratori della Riti Alimentari.
Così nasce la nuova linea di crema gourmet “Lafavalanciata”. All’inizio si preparano 1000 vasetti e si vendono nello spaccio aziendale della Riti Alimentari, poi qualche vasetto arriva nelle mani di un fotografo, che la porta a qualche giornalista e in un imprevisto tam tam mediatico quell’idea, nata un po’ come una goliardata, diventa una notizia che occupa le pagine dei giornali nazionali e stranieri. Ma diventa anche un piccolo nuovo business che ha successo e che raggiunge l’obiettivo condiviso dagli amici: il 10 per cento del ricavato di ogni vasetto viene devoluto alla comunità del paese per contribuire a qualche lavoro di ripristino e per organizzare momenti d’incontro tra gli abitanti, con altre comunità vicine e anche con chi non ha più una sua casa in cui tornare.
“Non sono grandi cifre – afferma Matteo – perché le nostre creme costano poco ma è un piccolo contributo regolare e questo ci dà grande soddisfazione. Siamo anche riusciti a installare un pannello solare con una webcam e a creare un’app per permettere a chi è lontano dal paese di guardarlo e di non abbandonarlo, almeno con il cuore. Questo ci fa sentire più uniti e non isolati.
“Questa iniziativa ha anche incentivato la coltivazione di fave in tanti orti del nostro paese e il suo piccolo successo ci ha portato anche a ricorrere alle fave di altre zone limitrofe, rafforzando il senso di comunità. Tutto ovviamente a km0. E le fave dei nostri territori sono eccellenti, lo sanno tutti …anche Slow Food in questo momento si sta interessando all’unicità dei nostri prodotti.”
Le creme gourmet “La Favanciata” ormai sono conosciute e vengono spedite in tutto il mondo anche grazie ai social e piacciono un po’ a tutti per il loro sapore speciale.
Sono anche apprezzate perché sono un prodotto sano, interamente vegetale e con particolari proprietà nutrizionali. Non hanno nessun additivo. E possono abbinarsi a portate diverse: per condire primi piatti, pizze, panini, carni ma anche per degustare formaggi.
E allora se la canzone diceva “eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo…” a Favalanciata bastano due amici per dare nuova energia a una comunità…
un gran bell’esempio…