Hanno aspettato i risultati per parlarne, il “greenwashing” non è certamente nelle loro corde, la concretezza è un tratto distintivo dei fratelli Brazzale. E dietro a una lunga e complessa serie di numeri, certificati dall’ente indipendente DNV Gl, c’è un lavoro impegnativo e paziente, che ha comportato consultazioni, valutazioni, test e messe a punto. È stato anche un grande lavoro di squadra: oltre agli esperti del gruppo, ha coinvolto anche ricercatori di agronomia e zootecnia delle università, in particolare quelle brasiliane di Uniderp, UEMS e IFNMG. E tenendo conto che il settore lattiero-caseario è uno dei più problematici in tema di emissioni, la notizia è davvero eclatante: il gruppo Brazzale oggi, non nel 2050, è neutrale sul fronte delle emissioni.
Il gruppo ha origini lontane, gli antenati dei fratelli Brazzale già a partire dal 1650 si erano trasferiti dal Veneto nella pianura piacentina. L’obiettivo: trovare le condizioni ottimali per fare meglio il proprio lavoro di allevatori perseguendo solo la qualità. Quell’obiettivo è rimasto invariato nel tempo, a prescindere dalle generazioni coinvolte, e oggi il gruppo è presente in Italia, ma anche nella Repubblica Ceca, in Brasile e in Cina.
Ma a partire dal 2000, anticipando i tempi, il gruppo si è posto anche un altro obiettivo: produrre latte, formaggi, carne in modo sostenibile, riducendo in tutti i modi le emissioni, nel rispetto dell’ambiente e del benessere animale. Da quella data sono partite molte iniziative, tanti tasselli di un puzzle in costruzione, fino al 2010 quando è stato deciso di adottare il modello “Silvi- Pastoril”, un sistema che veniva impiegato in piccole aziende agricole e che il gruppo ha scelto di testare nella sua azienda Ouro Brannco nel Mato Grosso, in Brasile. Un modello adottabile anche in molte zone del Mediterraneo, comprese alcune regioni del nostro Paese.
Il modello si basa sulla riforestazione dei pascoli e sulla loro trasformazione in enormi polmoni in grado di catturare la Co2. In quell’azienda sono state piantati un milione e mezzo di eucaliptus disposti in filari, la loro crescita ha richiesto alcuni anni ma nel 2016 in quell’azienda è nato un vero e proprio bosco, un habitat perfetto da molti punti di vista. Le vacche sono protette dal caldo e dal sole e hanno un microclima ideale, la salute dei terreni è migliorata e non è stato necessario fertilizzarli, è aumentato il foraggio e l’alimentazione degli animali è più ricca e variegata, sono ricomparse specie animali e vegetali che prima erano sparite. Quando gli alberi vengono tagliati il loro legno serve per realizzare nuove recinzioni o viene impiegato come combustibile e le piante tornano a crescere.
Quando i Brazzale hanno deciso di investire in quella fazenda tutto era in uno stato di relativo abbandono e oggi, guardando le immagini e i video che la ritraggono, è un paradiso perfetto dove, non ci sono dubbi, la natura e l’equilibrio sono tornati a farla da padroni. E quel polmone, oltre a far bene al territorio e al pianeta in generale, azzera tutte le emissioni che il gruppo si era già impegnato a ridurre: le emissioni dirette generate dalle attività condotte negli stabilimenti, negli uffici e nelle fattorie, ma anche quelle indirette dei suoi fornitori. Quindi si parla di combustioni fossili, energia elettrica, impianti di biogas, gas refrigeranti, possibili perdite degli impianti. Basta pensare che solo 1 chilo di gas refrigerante produce 3000 chili di Co2.
La metodologia e gli strumenti adottati per le misurazioni sono contenute in un documento di oltre 40 pagine. E il bilancio si commenta da solo: grazie alle iniziative e soprattutto al progetto “Silvi-Pastoril” il gruppo ha eliminato l’equivalente di 54.110 tonnellate di Co2, ben oltre le emissioni di fatto prodotte che sono state calcolate in un volume di 45.431 tonnellate. Ovviamente tutti i dati sono stati verificati e accertati da DNV Gl.
I consumatori avranno questa informazione a colpo d’occhio, senza dover fare indagini o cacce al tesoro tra le sigle: i prodotti Brazzale sulle confezioni porteranno un logo esplicito con la scritta “Co2 zero Carbon Neutral Group”. Una scelta che non stupisce visto che già nel 2011 i fratelli Brazzale avevano introdotto l’etichetta multimediale – volevano raccontare ai consumatori le origini e la tracciabilità dei prodotti- e nel 2012 avevano ideato il Nutriclip, volevano informarli sulle loro proprietà nutrionali.
La forza di un’azienda è la sua credibilità, sostengono i fratelli Brazzale. E in un’epoca in cui imperversano le fake news ben venga chi ci mette la faccia e ha voglia di raccontare. Fatti, non slogan.