Questa storia è iniziata anni fa e non è un caso che sia nata in Spagna e sia proseguita in Cina.
Secondo la FAO in tutto il mondo vengono prodotti oltre 30 milioni di tonnellate di meloni, metà di questi viene coltivata in Cina. La Spagna, invece, è il principale produttore dell’Unione Europea e il primo esportatore mondiale.
Le varietà di melone consumate sono raggruppate in due sottospecie, melo e agrestis. Il primo è coltivato in tutto il mondo, nelle varietà più apprezzate dai consumatori; la sottospecie agrestis, invece, è coltivata solo nell’Asia orientale con varietà che producono frutti amarognoli e con meno contenuto di polpa.
E veniamo alla storia.
Nel 2012 è stato avviato il progetto Melonomics promosso da un consorzio pubblico-privato (IRTA-CSIC-UB-UAB Consortium) e coordinato da un team di ricercatori del Center for Research in Agricultural Genomics, CRAG, guidato dal professor Jordi Garcia-Mas. Dopo studi e analisi, il team è riuscito a pubblicare la prima sequenza completa del genoma del melone.
Sette anni dopo, partendo proprio dai dati del progetto Melonomics, un gruppo di ricercatori cinesi ha sequenziato il genoma di 1.175 varietà di melone, che rappresentano praticamente tutte le diversità esistenti della specie Cucumis melo. Il team del CRAG ha partecipato a questa analisi e il primo novembre i risultati sono stati pubblicati in un articolo della rivista Nature Genetics.
Lo studio di tutte queste varietà di melone ha permesso di capire l’evoluzione del melone, iniziata 4.000 anni fa, e ha evidenziato che la pianta è stata addomesticata tre volte in modo indipendente, una volta in Africa e due volte in India, cambiandone in modo sostanziale le caratteristiche del frutto.
Il progetto ha previsto il sequenziamento di varietà appartenenti a entrambe le sottospecie di melone, comprese quelle selvatiche che non vengono consumate, e i risultati hanno indicato che ciascuna di queste sottospecie è stata addomesticata in modo indipendente in Asia partendo da varietà selvatiche.
Gli autori dello studio sono riusciti a individuare con successo 208 regioni intergeniche del melone che controllano importanti tratti agronomici della frutta come colore esterno, colore della carne, acidità, aroma o pelle.
La morale di questa storia è inconfutabile: tutti questi dati rappresentano uno strumento prezioso per la riproduzione di questa coltura e possono aiutare a ottenere varietà di melone che possono essere coltivate in modo sostenibile, producendo frutti di eccellente qualità.
A questo proposito il centro di Ricerca spagnolo fa notare che in un altro articolo, sullo stesso numero di Nature Genetics, per creare specie migliori di meloni alcuni scienziati tedeschi suggeriscono anche l’impiego di strumenti di editing del genoma come CRISPR / Cas9, e lo stesso centro dichiara che nel laboratorio del professor Garcia-Mas questa tecnologia è già in fase di sviluppo.
A questo studio hanno contribuito ricercatori di diversi Paesi sotto la guida di Sanwen Huang (Lingnan Guangdong Laboratory of Modern Agriculture, Chinese Academy of Agricultural Sciences, Shenzhen, China), Yongyang Xu (Zhengzhou Fruit Research Institute, Chinese Academy of Agricultural Sciences, Zhengzhou, China) and Jordi Garcia-Mas (IRTA and Centre for Research in Agricultural Genomics, Bellaterra, Spain).
Nella foto, Jordi Garcia-Mas, ricercatore dell’IRTA presso CRAG, uno dei principali autori dello studio “A comprehensive genome variation map of melon identifies multiple domestication events and loci influencing agronomic traits.”