“L’agricoltura svolge un ruolo fondamentale, preserva equilibri e fornisce servizi ecosistemici determinanti per la nostra vita e per quella del nostro pianeta”, sostiene Camilla. “E quello dell’agricoltura è un mondo molto particolare, spesso difficile da comprendere per chi non lo vive, perché è guidato dalla stagionalità. Diversamente da tante altre industrie l’adozione di un nuovo processo implica tempi molto lunghi, messe a punto personalizzate e spesso un temporaneo calo dei redditi. E, contrariamente all’opinione di qualcuno, gli agricoltori sono sempre attenti a intercettare quello che potrebbe aiutarli a fare di più e meglio. Se poi toccano con mano che il loro vicino, grazie a quel nuovo processo o a quella nuova tecnologia, sta ottenendo risultati migliori fanno quattro conti e investono. Qui in Italia, ad esempio in Trentino, in Veneto e in Emilia- Romagna, abbiamo aziende che sono veri gioielli di efficienza, all’avanguardia in termini di innovazione, sia dal punto di vista tecnologico sia da un punto di vista di pratiche agricole.”
Camilla Chieco è ricercatrice all’IBE del CNR, l’Istituto per la BioEconomia del famoso Consiglio Nazionale delle Ricerche. La sua carriera professionale è iniziata con una laurea in Scienze e Tecnologia Agrarie e con un dottorato in Entomologia Agraria e il suo ingresso al CNR l’ha portata ad occuparsi di progetti eterogenei, sia nell’area della ricerca di base sia nell’area della ricerca applicata e del cosiddetto trasferimento tecnologico.
Oggi Camilla è impegnata nel progetto internazionale MEDCLIV (MEDiterranean CLimate Vine and Wine Ecosystem) coordinato dalla Fondazione Edmund Mach e co-finanziato da EIT Climate-KIC. Un progetto di ampio respiro che coinvolge 6 Paesi – Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Cipro – e che si propone di promuovere conoscenze e tecniche per mitigare gli effetti dei cambianti climatici sulla viticoltura mediterranea.
“L’obiettivo di MEDCLIV è raccogliere e condividere esperienze e soluzioni per far fronte alle conseguenze del riscaldamento globale, favorendo la nascita di una rete e di una collaborazione proficua tra imprese e associazioni. I territori coinvolti sono molto diversi, come lo sono le caratteristiche dei loro vigneti, ma tanti problemi legati ai cambiamenti climatici sono comuni o possono verificarsi in tempi diversi. Condividere le conoscenze e le pratiche più efficaci diventa un’arma preziosa per prevenire o affrontare le situazioni, evitando possibili impatti negativi e danni.
“In particolare, io mi sono occupata della stesura del questionario che abbiamo preparato per raccogliere dati e testimonianze dalle aziende europee, una fase che la pandemia ci ha fatto ridisegnare in modo sicuramente meno efficace. Avevamo deciso di incontrare e parlare con i produttori e le associazioni confrontandoci in sessioni dedicate e invece abbiamo dovuto delegare tutto alle tecnologie. È stato un lavoro più macchinoso e meno stimolante per tutti, tuttavia i riscontri sono stati molto positivi. Questo progetto sta riscuotendo molto interesse e grande partecipazione. Oggi poi è stata messa a punto anche una piattaforma web interattiva e collaborativa, Vineas, un vero e proprio serbatoio di informazioni utili, disponibile in sette lingue. Qui le aziende possono recuperare tutte le ultime novità tecnico-scientifiche ma anche notizie in tema di appuntamenti, eventi, corsi…Il progetto si concluderà a fine 2022 e i risultati saranno ulteriormente promossi e condivisi per diventare un patrimonio a disposizione di tutto il settore a livello europeo.
“In generale, i viticoltori condividono le stesse preoccupazioni per i cambiamenti climatici perché il fenomeno sta colpendo tutti. La siccità o gli eventi meteorologici estremi, con diverse frequenze e intensità, sono diventate un incubo per tutti. Sono anche tutti consapevoli che gli interventi per una gestione sostenibile delle loro aziende sono necessari e non procrastinabili. Alcune tecniche come il cover cropping o l’utilizzo di sistemi di supporto alle decisioni (SDS) sono sempre più comuni perché gli agricoltori ne hanno toccato con mano i vantaggi: riescono concretamente a preservare la salute del suolo e delle piante minimizzando gli spechi e, quindi, migliorando le loro rese. C’è una sensibilità sempre più diffusa su questi temi e i finanziamenti europei stanno guidando una vera transizione a una Agricoltura davvero più sostenibile.”
Ma Camilla oggi si sta anche occupando di un’area che potrebbe far davvero cambiare passo all’economia, l’impiego degli insetti per la produzione di mangimi per gli animali: eviterebbe la coltivazione di enormi quantità di soia e l’abuso di risorse marine importanti. “È un nuovo settore che si sta affermando e che sta crescendo in modo importante, anche in Italia, gli insetti sono risorse preziosissime, e più si studiano più si colgono tante loro virtù da valorizzare. Ora, ad esempio, sto facendo alcuni studi sulla ormai famosa mosca soldato nero, che potrebbe essere impiegata anche come antagonista delle detestate mosche tradizionali, e sul baco da seta, oggetto di studio anche per applicazioni biomedicali e di optoelettronica.”
Un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, Camilla è entusiasta di questo suo viaggio all’insegna della sostenibilità e della bioeconomia, perché crede che le potenzialità siano davvero infinite, spesso sorprendenti e a portata di mano. “In più lavoro con una squadra fantastica e qui all’IBE le donne sono tante e fortissime!