Recuperare le eccedenze ortofrutticole e utilizzarle al meglio, anche a favore dei soggetti più deboli. Questo l’obiettivo del progetto “Frutta che frutta non spreca”, promosso da Italmercati e finanziato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
Il progetto si propone di trasformare la frutta avanzata degli operatori dei mercati agroalimentari aderenti a Italmercati attraverso la realizzazione di un laboratorio di trasformazione e confezionamento gestito dall’organizzazione no profit del terzo settore Isola solidale con la supervisione di Last minute impresa sociale. La sperimentazione pilota è stata sviluppata presso il centro agroalimentare di Roma e il modello potrà essere esteso ad altre sedi.
L’iniziativa è in linea con l’obiettivo denominato SDG2 dela Fao che mira a ridurre gli sprechi, ma si propone anche di aiutare gli indigenti offrendo loro la possibilità di nutrirsi in maniera sana e completa. Infatti frutta e verdura sono spesso carenti nella dieta delle persone in difficoltà. L’idea, quindi, è quella di individuare una nuova modalità di gestione e redistribuzione della merce rimasta invenduta presso i mercati generali attraverso un processo di logistica e trasformazione. In sintesi, i prodotti eccedenti nei mercati all’ingrosso verranno monitorati dalle Acli di Roma e provincia attraverso un sistema digitalizzato, selezionati, in parte destinati freschi ad organizzazioni non lucrative, in parte trasformati presso il mercato attraverso un laboratorio di trasformazione di nuova concezione.
Il laboratorio, che sarà realizzato all’interno di un mercato della rete Italmercati, partendo da un prodotto test (ad esempio conserve vegetali, verdura disidratata,semilavorati per la ristorazione) si occuperà del recupero e della trasformazione delle eccedenze a fini sociali. Le materie prime utilizzate per la trasformazione saranno eccedenze donate dagli operatori del mercato e selezionate dal personale delle Acli di Roma e provincia. Il prodotto finito potrà essere reso disponibile ad Onlus del territorio che siano interessate ad utilizzarle e/o collocato sui mercati sociali e/o tradizionali.
Collocare il prodotto trasformato nel mercato permetterebbe di sostenere, almeno in parte, i costi digestione del laboratorio sociale. I prodotti ortofrutticoli che non saranno utilizzati come materie prime in questa filiera innovativa di trasformazione potranno essere inventariati, attraverso un sistema di monitoraggio digitalizzato e, previa selezione, redistribuiti anche freschi, direttamente ad organizzazioni non lucrative del territorio.
Cinque sono le direttrici: recuperare in maniera innovativa la maggior quantità possibile di eccedenze; estendere la ‘shelf-life’ dei prodotti in eccedenza e quindi aumentare le possibilità del trasformato; valorizzare il recupero per fini sociali sia del prodotto fresco sia del trasformato; sperimentare un nuovo modello di trasformazione che utilizzi come materie prime le eccedenze e che coinvolga il terzo settore; aumentare le competenze del terzo settore.