Che i sottoprodotti dell’agricoltura siano risorse da valorizzare e non da smaltire è una certezza e in uno scenario quanto mai ricco di opportunità la lolla del riso si conferma una delle risorse più promettenti.
Si ottiene dalla sbramatura del riso, è color marrone/beige e resistente, è costituita al 45 per cento da cellulosa. In Italia si stima che ogni anno il volume di lolla di riso da smaltire sia pari a 320 tonnellate.
La lolla di riso viene utilizzata nella fase di ammostamento per le produzioni di birre artigianali.
Viene usata nel giardinaggio come pacciame o come fondo per la lettiera degli animali da stalla, ma è anche impiegata come combustibile in impianti di cogenerazione.
Nel settore del vivaismo è utilizzata in sostituzione di due risorse non rinnovabili: la torba e la plastica dei vasi. La lolla può rimpiazzare, in quantità variabile, la torba, perché è ricca di alcuni minerali tra cui potassio e silicio, e sembra avere un effetto di protezione della pianta dai patogeni, come funghi e insetti. Nel caso dei vasi, la lolla è un’ottima alternativa alla plastica. Lo dimostrano i vasi Vipot biodegradabili e compostabili, che sono stati inventati dal Centro di Ricerca Agrozootecnica di Zhuhai, vicino a Hong Kong, e sono prodotti in Cina ma commercializzati in tutta Europa.
La lolla del riso è anche utilizzata, in unione con resine, nella produzione di legno artificiale, usato per la costruzione di darsene, pontili, passerelle ed arredo urbano d’esterno. Il materiale si lavora come il legno, ha elevate proprietà impermeabili ed ecocompatibili, è molto esistente agli agenti atmosferici.
E poi?
Poi c’è l’architetto biellese Tiziana Monterisi che ha creato la sua startup “RiceHouse”: produce nuovi materiali basati sulla lolla del riso per l’architettura naturale.
I materiali biocompositi, quindi 100% naturali, che RiceHouse sviluppa, produce e commercializza sono caratterizzati da elevata efficienza energetica e acustica, da comfort abitativo, salubrità degli ambienti ed eco-compatibilità.
Tiziana è stata selezionata, tra una rosa di oltre 150 candidature, come una delle 10 finaliste del “BioNike Award 2019”, il premio creato dall’azienda cosmetica italiana per valorizzare tutte quelle donne che, grazie alla loro attività imprenditoriale, esprimono il meglio dell’artigianalità, dell’intellettualità e dei servizi Made in Italy.
RiceHouse è stata scelta perché rappresenta un vero esempio di economia circolare. Grazie allo sviluppo della sua linea di prodotti per l’edilizia derivata dal riciclo di scarti di lavorazione agricola, RiceHouse permette di risolvere i problemi ambientali connessi alle loro pratiche di smaltimento e li trasforma in una vera e propria risorsa.
A proposito fino al 9 maggio, sul sito dedicato al contest – www.bionikeaward.it– si potrà contribuire direttamente alla nomina della vincitrice, votando la propria imprenditrice preferita fra le 10 finaliste. Alla vincitrice, BioNike erogherà un sostegno concreto, in termini di beni e servizi, a supporto dell’attività imprenditoriale premiata.