Altre idee per ripristinare la biodiversità estrapolate dalla serie di interviste realizzate da Food+Tech Connect and The Future Market per la sezione Biodiversity: The Intersection of Taste & Sustainability.
Questa è la volta di Gina Asoudegan, vice presidente di Applegate, un’organizzazione che è stata creata con questo obiettivo “Change the meat we eat”, “Cambiare la carne che mangiamo”. Applegate ha creato una piattaforma grazie alla quale è possibile misurare, e ripristinare, la salute del suolo, migliorare la qualità dell’acqua e aumentare la biodiversità. In sintesi, un’agricoltura rigenerativa. Utilizzerà il programma EOV Ecological Outcome Verification (EOV) del Savory Institute per misurare impegni e risultati e lavorerà con l’istituto per sostenere e formare i produttori nell’adozione delle pratiche di agricoltura rigenerativa.
Ecco alcuni passaggi dell’intervista.
Consideriamo l’agricoltura rigenerativa un modo per ripristinare la biodiversità perché rispetta il suolo, migliora la qualità dell’acqua, è attenta al benessere degli animali, che, se vengono cresciuti e allevati correttamente, svolgono un ruolo vitale in tale processo.
Biodiversità e agricoltura rigenerativa prevedono un approccio olistico e sistemico. La biodiversità nel sistema alimentare coinvolge non solo le piante e gli animali, ma anche gli altri ecosistemi che li sostengono, dai microbi nel suolo alle persone che alla fine mangiano il cibo prodotto dal sistema.
Non penso che nessuno sappia veramente quale deve essere il livello ideale di biodiversità. L’idea è di migliorare continuamente, cercando sempre più diversità, che è il fondamento di un sistema alimentare sano e resiliente.
Vediamo l’agricoltura rigenerativa e la biodiversità come la prossima evoluzione necessaria per il settore alimentare.
Il messaggio è che la sostenibilità non è sufficiente. Dopo decenni di pratiche come le monoculture che degradano il suolo, dobbiamo fare molto di più che sostenere. Abbiamo bisogno di costruire e rigenerare usando pratiche agricole che promuovono la salute del suolo e la biodiversità.
L’investimento più importante da fare per raggiungere questo obiettivo è il supporto e la formazione per sensibilizzare i produttori sulle nuove esigenze…e riuscire a superare la resistenza al cambiamento.
Il modo migliore per portare gli agricoltori ad adottare l’agricoltura rigenerativa è dimostrarne i vantaggi. Il programma EOV permette di dimostrare agli agricoltori che queste pratiche migliorano il loro terreno, la qualità dell’acqua e aumentano la biodiversità, tutti fattori che rendono le loro aziende più resilienti, produttive e redditizie.
La collaborazione è fondamentale. Per Applegate questo vuol dire lavorare con i rivenditori e trovare punti vendita e/o partner che aiutino a utilizzare tutte le parti dell’animale.
Il consumatore medio oggi non è consapevole del fatto che il cibo proviene da monocolture o che il suolo è in crisi, né sono i messaggi che cambieranno il comportamento d’acquisto. Ma Applegate si sta impegnando per sensibilizzare i consumatori sui pericoli della resistenza agli antibiotici, un problema provocato dall’abuso di antibiotici nell’allevamento degli animale.
Certamente ogni messa a fuoco di un problema deve essere bilanciata da un messaggio di speranza. La speranza nasce dalla certezza che questi problemi si possono risolvere e che i consumatori possono partecipare attivamente alla loro soluzione attraverso le loro decisioni di acquisto. Per questo Applegate intende coinvolgerli informandoli sui risultati ecologici ottenuti dalla pratica dell’agricoltura rigenerativa.
La cosa più importante che i rivenditori, i produttori e altri attori della catena di approvvigionamento alimentare possono fare per sostenere la biodiversità è impegnarsi seriamente. La creazione di un sistema alimentare biodiverso richiederà nuovi modi di lavorare insieme e implicherà nuovi livelli di collaborazione e trasparenza. Ironia della sorte, le catene di approvvigionamento dovranno funzionare più come un ecosistema sano e biodiverso!
Le persone che praticano l’agricoltura rigenerativa hanno smesso di usare il termine “catena di approvvigionamento” a favore di “rete di fornitura”, che descrive meglio le reti interconnesse, collaborative e resilienti necessarie per creare un sistema alimentare biodiverso.
In un sistema alimentare più biodiverso, il cibo sarà venduto e commercializzato in modo da riflettere l’ecosistema che lo ha prodotto. La carne potrebbe essere venduta come l’intero animale con tagli primari come bistecche e costolette accanto a pancetta, salsicce, prosciutti, ossa per brodo, frattaglie, cotiche di maiale, guanciale… La carne avrà variazioni, sapori e sfumature regionali a seconda delle zone in cui è stato allevato l’animale e in funzione dell’alimentazione che ha avuto durante tutto l’anno. Potremmo avere salsicce estive e salsicce invernali e la carne avrà il sapore delle erbe, dei frutti e delle noci che sono cresciute accanto agli animali ogni stagione.
In un sistema biodiverso dovremmo immaginare lo sviluppo di reti di approvvigionamento regionali in cui il cibo viene raccolto, lavorato e spedito in prossimità del cliente finale. Il valore del cibo dipenderà più dal suo sapore, dalla qualità e dalle proprietà nutrizionali piuttosto che dalla sua capacità di resistere alla spedizione o di essere conservato per lunghi periodi di tempo. Questo nuovo tipo di sistema alimentare riuscirà anche a coinvolgere una nuova generazione di giovani agricoltori che dimostrano già un grande interesse per questa diversa concezione di agricoltura.