Come contribuisce il latte materno alla salute del neonato e del futuro adulto? E se e quanto incide sullo sviluppo del microbiota intestinale di un individuo? I ricercatori della Technical University of Denmark (DTU) Bioengineering insieme ad alcuni partner giapponesi hanno scoperto che nel latte materno batteri benefici del gruppo Roseburia-Eubacterium producono butirrato, un prodotto di scarto della digestione delle fibre intestinali, che stimola e regola il sistema immunitario dell’intestino.
Contraddicendo molte opinioni scientifiche, questa scoperta mette in luce che il latte materno condiziona uno sviluppo sano del microbioma intestinale del futuro adulto e in particolare evidenzia il valore di alcuni zuccheri complessi specifici, gli oligosaccaridi del latte umano (Human Milk Oligosaccharides, HMO).
Attualmente chi produce latte artificiale utilizza additivi che favoriscono lo sviluppo di bifidobatteri nel microbiota intestinale del bambino, ma ora secondo il professor Maher Abou Hachem della DTU Bioengineering, che ha condotto lo studio, questa scoperta aprirà nuove prospettive per sviluppare nuovi sostituti del latte materno. Aggiungendo zuccheri complessi specifici, si potrà creare un prodotto che aiuterà i bambini ad avere un microbioma adulto sano, bambini che saranno dunque naturalmente predisposti ad avere una vita più sana.
Il microbiota intestinale umano è composto da trilioni di microbi e ha un impatto notevole sulla salute dell’individuo. Anomalie all’interno della sua struttura sono state associate a vari disordini metabolici, immunologici e neurologici, tra cui diabete e tumore del colon-retto. Le basi per un microbiota intestinale equilibrato e sano si creano durante l’infanzia e le anomalie nella sua evoluzione durante la prima infanzia sono state associate a malattie metaboliche o immunologiche croniche. Il latte materno, in particolare per la presenza di oligosaccaridi, svolge dunque un ruolo fondamentale per l’assemblaggio dei primi oligosaccaridi perché favorisce lo sviluppo di bifidobatteri specializzati nell’intestino neonatale.
Durante lo svezzamento, alimenti solidi e fibre alimentari, principalmente di origine vegetale, sostituiscono gradualmente gli oligosaccaridi del latte materno nella dieta del bambino. Questo produce un radicale cambiamento nel microbiota intestinale infantile e la comunità di bifidobatteri specializzata viene gradualmente sostituita da un microbiota intestinale adulto complesso e diversificato, in grado di proteggere da infiammazioni croniche e da molte malattie dello stile di vita contemporaneo.
Questa fase cruciale per l’evoluzione di un microbiota intestinale adulto sano durante lo svezzamento offre un’opportunità unica per prevenire squilibri che possono avere effetti negativi per la salute dell’individuo per tutta la vita.
I ricercatori stanno cercando finanziamenti per procedere nelle indagini e per capire se esistono altri tipi di batteri che interagiscono con vari componenti del latte materno.
Sempre in tema di latte, i ricercatori del National Food Institute, Technical University of Denmark (DTU), hanno sviluppato un metodo per separare i batteri dell’acido lattico in modo naturale, una soluzione economica e sostenibile in grado di rendere i prodotti lattiero-caseari privi di lattosio o con bassi contenuti di zuccheri ridotti. Una risposta economica e sostenibile a un’esigenza sempre più diffusa. Sono sempre più numerose infatti le persone che non tollerano i normali prodotti lattiero-caseari, perché non sono in grado di scomporre il lattosio (zucchero del latte) nel latte.
I ricercatori hanno scoperto che i batteri dell’acido lattico, che sono presenti nello yogurt e in altri prodotti lattiero-caseari, sono particolarmente adatti per abbattere il lattosio se vengono prima “setacciati” e selezionati. Quando questi batteri vengono poi aggiunti al latte, il lattosio può penetrare nei batteri, dove viene scomposto nei suoi zuccheri costituenti, glucosio e galattosio. I batteri dell’acido lattico in questo modo sostituiscono il processo, che normalmente si svolge nell’intestino delle persone che sono in grado di tollerare il lattosio.
I ricercatori si aspettano che questa soluzione sia più economica e più sostenibile rispetto a quella esistente basata su enzimi purificati della lattasi, la cui produzione è il risultato di un processo di purificazione complesso e costoso. Oltre al fatto che il produttore deve poi preoccuparsi del loro trasporto e della loro conservazione e anche questi aspetti rappresentano un costo.
La soluzione progettata dai ricercatori, invece, permette di generare la lattasi direttamente nel caseificio, con risorse già disponibili. I batteri crescono bene, ad esempio, nel permeato ottenuto dal siero di latte, un sottoprodotto di basso valore creato dalla maggior parte dei caseifici. Questa soluzione, pertanto, è in linea con i principi dell’economia circolare perché contribuire a un miglior utilizzo delle risorse.
Su questa invenzione il National Food Institute sta ottenendo un brevetto e in questo momento il gigante della produzione lattiero-casearia ARLA sta testando questo nuovo metodo per verificarne i vantaggi.
Gli studi pubblicati sui due progetti: Butyrate producing colonic Clostridiales metabolise human milk oligosaccharides and cross feed on mucin via conserved pathways e Efficient lactic acid bacteria cell catalysts as a cost-efficient alternative to purified lactase enzymes.