Basta un dato per capire l’entità del problema: alla sola viticoltura europea costa oltre 100 milioni di euro. È la botrite, uno dei più importanti patogeni fungini, che attacca anche fagioli, lattuga, broccoli, piccoli frutti come fragole, lamponi, more. Provoca danni soprattutto nel post raccolta, un momento decisivo per la produzione di alcuni vini pregiati come Passito e Amarone o per l’uva da tavola o l’uva sultanina.
Il CREA, con il suo Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia, ha messo a punto una sorta di vaccino che consente alle piante di difendersi.
Il metodo è il seguente. In laboratorio viene prodotto naturalmente, attraverso fermentazione batterica l‘RNA, una molecola polimerica ossia una macromolecola naturale, che ha diversi ruoli biologici e che è presente in ogni organismo vivente. Questa molecola, applicata alla pianta o sui frutti in post-raccolta, induce la formazione di molecole specifiche da parte della pianta, che si comportano in modo simile agli anticorpi degli animali e che rispondono quando il patogeno attacca la pianta, bloccandone la crescita.
Questa soluzione è stata sperimentata su piante di vite in vaso di 6 anni, in produzione con irrigazione controllata, e in un ambiente semi-naturale in cui le piante sono posizionate a lato di un vigneto per riprodurre il più possibile una situazione naturale. Nello specifico, è stata valutata l’efficacia nelle fasi di pre e post-raccolta su 72 piante.
I risultati sono stati molto positivi per entrambe le sperimentazioni, in particolare nella fase di post raccolta: i grappoli non trattati sviluppano elevate percentuali di acini attaccati dalla botrite (oltre l’80%), mentre, invece, quelli trattati con le applicazioni di RNA hanno danni quasi impercettibili (al di sotto del 5%).
Il metodo è efficace e sostenibile, perché è in grado di agire solo su un singolo patogeno, senza che tutti gli altri microorganismi associati alla pianta vengano intaccati. Una prerogativa molto importante, perchè il microbial terroir è un valore aggiunto e caratterizzante del prodotto finale. Inoltre, le molecole di RNA utilizzate sono assolutamente biodegradabili e la loro produzione è rispettosa per l’ambiente.
“La botrite è stato un modo di provare la validità del metodo poichè permette degli esperimenti rapidi e facilmente controllabili” affermano Walter Chitarra e Luca Nerva, i ricercatori CREA che hanno coordinato lo studio. – “Visti i risultati positivi, stiamo per applicare il metodo contro il mal dell’esca e contro la cimice asiatica (in concerto con gli entomologi dell’Università di Padova). Per ora, abbiamo effettuato un primo test con cimici allevate su piante di pomodoro e i risultati sono molto promettenti. La mortalità delle cimici sulle piante vaccinate era quasi il doppio rispetto alle piante controllo. Entro l’estate contiamo di completare questo lavoro ed iniziare le sperimentazioni sul mal dell’esca”.
Lo studio, pubblicato su Biomolecules, è stato condotto nell’ambito del progetto Bioprime, finanziato dal MIPAAF.