In agricoltura, l’80% dei rifiuti plastici proviene dai materiali impiegati per la pacciamatura. Parti e frammenti rimangono nei campi e generano microplastiche che finiscono nei fiumi e negli oceani.
Per questo è stato avviato un progetto ad hoc, nato proprio da un’esigenza espressa dagli stessi agricoltori: cercavano una soluzione perché, dopo ogni raccolto, quando il terreno veniva arato si trovavano molti piccoli pezzi della pellicola di pacciamatura mescolati al terreno. Il progetto è stato condotto nell’ambito dell’iniziativa europea per l’innovazione in agricoltura EIP AGRI e ha coinvolto un Operational Group spagnolo (EIP-AGRI Focus Group Reducing the plastic footprint of agriculture )
L’Operational Group ha suggerito agli agricoltori due possibili soluzioni.
Per ridurre la quantità di detriti non biodegradabili, una opzione è quella di non utilizzare film di polietilene con uno spessore inferiore a 15 micrometri perché in tal caso è più difficile rimuoverli dal terreno. L’alternativa è impiegare teli da pacciamatura biodegradabili che sono più costosi ma non danneggiano le colture e l’ambiente perché possono rimanere nel terreno mentre viene arato ed essere rimossi alla fine del ciclo colturale.
A questo punto però l’Operational Group si è posto un altro problema, bisognava riuscire a ridurre anche il tempo in cui il film di pacciamatura biodegradabile rimane nel terreno. Secondo la norma EN-17033, il pacciame è detto biodegradabile quando ha un livello di biodegradabilità del 90% nell’arco di 2 anni, un tempo troppo lungo per i cicli di alcune coltivazioni. Il team, dunque, ha cercato di accelerare il processo di degradazione e di sincronizzarlo con il ciclo di vita delle colture.
L’Operational Group AColchados BioDegradables (GO-ACBD) è coordinato da Abelardo Hernandez dell’Associazione dei produttori esportatori di frutta e verdura (Proexport) che opera nei territori vicino alla città di Murcia. Il consorzio comprende cinque aziende agricole e lavora con due centri di ricerca specializzati nella pacciamatura biodegradabile.
“Finora abbiamo scoperto che per aumentare la velocità e il livello di degradabilità, il film di pacciamatura biodegradabile deve essere arato nel terreno a una profondità di circa 25 cm perché a questa profondità c’è abbastanza umidità e materiale organico per garantire l’attività microbica – ha dichiarato Abelardo Hernandez. “Dopo aver arato il film nel terreno, è necessario introdurre una seconda coltura, questa seconda coltura fornisce umidità extra e materiale organico, che stimola i microrganismi coinvolti nel processo di degradazione”.
Il progetto si è concluso ma ora il team, con il contributo di altri partner, sta valutando la possibilità di accelerare il processo di degradazione utilizzando i microrganismi nativi del suolo senza la necessità di una seconda coltura.
L’immagine è dell’Operational Group AColchados BioDegradables (GO-ACBD).