Che il nostro Paese abbia un patrimonio unico di eccellenze è una certezza, ma ecco alcuni dati emersi da due recenti ricerche.
Gli italiani
Lo scorso 28 gennaio è stata presentata la seconda edizione del “Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano”, una ricerca ricca di informazioni e di dettagli, che fa il punto sull’andamento del settore e sulle principali tendenze dal punto di vista della domanda e dell’offerta. Il rapporto è stato realizzato da Roberta Garibaldi in collaborazione con docenti universitari ed esperti, con la supervisione scientifica della World Food Travel e dell’Università degli studi di Bergamo, il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, ENIT, Federculture, ISMEA, Fondazione Qualivita e Touring Club Italiano.
Dal rapporto emerge che i turisti enogastronomici italiani provengono da tutto il Paese, in particolare dall’Italia meridionale, con un interesse del 52% della popolazione rispetto a un 47% del Centro Italia, un 41% del Nord Ovest e un 39% del Nord Est. Questo fenomeno riguarda in modo trasversale tutte le generazioni, prima di tutto gli appartenenti alla Generazione X (ossia i nati tra il 1965 e il 1980) e i Millennials (1981-1998). Il 47% dei primi e il 46% dei secondi hanno dichiarato di avere fatto viaggi di natura enogastronomica, in particolare i Millennials prediligono le destinazioni dove quest’offerta è ampia e abbinata alla bellezza del paesaggio e alle tradizioni culturali locali.
Il 98% dei turisti italiani ha partecipato ad almeno una esperienza enogastronomica nel corso di un viaggio compiuto negli ultimi tre anni. Oltre a gustare prodotti tipici, gli italiani amano visitare i mercati locali (82%) e frequentano bar e ristoranti storici (72%). Sono interessati anche a conoscere da vicino i luoghi di produzione, soprattutto le aziende agricole (62%) che registrano un tasso di interesse maggiore rispetto alle cantine (56%). Tutti i dati di questo fenomeno indicano una crescita rispetto al rapporto del 2017, con buoni risultati anche in termini di soddisfazione raggiunta rispetto alle aspettative. Tra i desideri più diffusi e non ancora esauditi degli italiani: un viaggio in una vera fabbrica di cioccolato.
Fra le regioni più apprezzate dai turisti italiani per una vacanza enogastronomica figurano Sicilia, Toscana ed Emilia Romagna, mentre Napoli, Roma e Firenze sono le città che hanno riscosso il maggiore consenso. Le regioni più amate sono invece Sicilia, Toscana e Puglia.
Un dato indicativo: il 68% dei turisti italiani vorrebbe che il nostro Paese avesse un museo nazionale dedicato alla sua ricchezza enogastronomica, un segnale importante da cui emerge che il cibo è considerato anche un’espressione di cultura.
Scenario globale
Per quanto riguarda invece il flusso di turisti stranieri che trascorrono le vacanze nel nostro Paese per amore del cibo e delle sue tradizioni i dati sono stati presentati a fine 2018 dall’Osservatorio Nazionale del Turismo a cura dell’Ufficio Studi ENIT. Il rapporto indica che in Italia nel 2017 gli stranieri hanno speso 223 milioni con un aumento del 70% rispetto a quanto si spendeva nel 2013 (131 milioni). E un turista su 4 in Italia è mosso da interessi enogastronomici: 22,3% dei turisti italiani e il 29,9% degli stranieri.
Secondo ENIT sono due i fattori dell’offerta enogastronomica italiana che danno valore aggiunto al settore: da una parte il legame radicato con i territori e la valorizzazione delle produzioni locali, dall’altra la possibilità di accogliere i turisti durante tutto l’arco dell’anno.
In termini di spesa pro-capite, un viaggiatore straniero che nel 2017 che ha scelto il nostro Paese per le eccellenze enogastronomiche ha speso, in media, 149,9 euro al giorno. Inferiore il budget medio per le altre tipologie di vacanza: vacanza culturale 128,7 euro, vacanza sportiva 122,9 euro, vacanza in montagna 109,3 euro, vacanza verde/agriturismo 103,9 euro, vacanza al mare 90,2 euro, vacanza al lago 85,2 euro.
I Paesi che hanno contribuito maggiormente sono stati Stati Uniti (45,5 milioni di euro), Uk (25,4 milioni), Austria (18,7), Svizzera (17), Francia (16,5), Canada (11,6), Brasile (11,5), Germania (10), Danimarca (8,1), Belgio (7,2).
Il rapporto di ENIT prende anche in esame l’offerta enogastronomica italiana, mettendo in evidenza che l’Italia è il Paese dell’Unione Europea con il maggior numero di prodotti alimentari DOP (Denominazione d’Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta). Con 293 riconoscimenti (+35% 2017 vs 2010) l’Italia si posiziona prima della Francia (245) e della Spagna (190). Insieme, i tre Paesi concentrano il 54% di prodotti DOP e IGP registrati dall’UE.
Ma in questo scenario aumenta sempre di più il ruolo degli agriturismi. Le aziende che operano in questo campo, infatti, sono oltre 23 mila (2017), con una crescita del 3,3% nel periodo 2017/2016. Le attività agrituristiche, in prevalenza, sono situate in aree interne (61,6% del totale delle aziende agrituristiche). Grosseto, Castelrotto e Appiano sulla Strada del Vino (BZ) e Noto (SR) sono i comuni con la più alta concentrazione di agriturismi.
Le imprese autorizzate nell’esercizio di altre attività agrituristiche (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi, sport) hanno visto una crescita del 4,3% nel 2017 rispetto all’anno precedente (12.986 strutture). Mentre in 1.547 agriturismi (+3,3% sul 2016, 12% del totale) vengono svolte anche attività di fattoria didattica, iniziative che contribuiscono a far conoscere le dinamiche e i segreti della vita quotidiana delle fattorie e a diffondere la tutela del territorio.