Un tempo era un vero patrimonio e veniva lasciato in dote alle figlie. Ancora oggi in alcune aree del sud d’Italia c’è una tradizione secondo la quale per augurare felicità agli sposi viene cosparso il letto nuziale di fiori di croco.
E in Calabria nei secoli scorsi le coltivazioni di zafferano erano molto diffuse anche se oggi non ve n’è più traccia tranne che a Castiglione Cosentino dove due sorelle hanno deciso di ridare vita a questa tradizione e a questa cultura.
Maria Concetta e Benedetta Linardi (la prima a destra e la seconda a sinistra nella foto) sono laureate rispettivamente in Scienza della Nutrizione e in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni, il loro desiderio era riportare in vita alcuni terreni dismessi di famiglia, puntando proprio sullo zafferano che un tempo su quelle colline aveva un habitat perfetto.
Le due sorelle hanno studiato molto prima di intraprendere questa avventura. Se andate a vedere il loro sito vi immergerete in una quantità di informazioni preziose e curiose sulla storia e sulle virtù di questa pianta. Riportiamo un passaggio abbastanza impressionante: “gli stimmi dello zafferano contengono oltre 150 sostanze aromatiche volatili, componenti il suo olio essenziale. Inoltre, è uno degli alimenti più ricchi di carotenoidi (crocetina, α-crocina, picrocrocina e safranale) che conferiscono il tipico colore giallo-oro alle pietanze, e vitamine A, B1 (tiamina) e B2 (riboflavina). In particolare, il safranale è un composto organico in grado di influenzare positivamente l’attività cerebrale.”
Così è nato lo Zafferano del Re, la loro azienda, avviata un po’ in sordina e partita un po’ come una scommessa, dopo un anno di studi, visite ad aziende che lo coltivano in altre regioni d’Italia, e un anno di prova sul campo i cui risultati sono stati immediatamente portati all’Università della Calabria per un’analisi e una valutazione scientifica, professionale e al di là delle parti. Il verdetto tuttavia ripagava di tutti gli sforzi, “il nostro zafferano è stato valutato eccellente”, afferma Maria Concetta.
“Il primo anno abbiamo piantato 6000 bulbi e siamo riuscite a ottenere 200 grammi di zafferano – afferma Maria Concetta – ogni bulbo dà vita a quattro fiori e per lo zafferano si utilizzano solo i pistilli. Oggi abbiamo circa 200 mila bulbi.
“Occuparsi dello zafferano è un lavoro delicato che richiede attenzione e cure particolari, niente può essere meccanizzato. La raccolta dei fiori va fatta rigorosamente a mano, con delicatezza, e all’alba, perché i fiori sono ancora chiusi, non possono essere rovinati dalle piogge o attaccati dagli insetti. Il fiore dura 3 o 4 giorni e va colto subito per recuperare perfettamente i suoi pistilli. Ogni anno i bulbi vengono ripiantati curando bene lo stato del terreno perché non si creino muffe e non si infiltrino roditori. Noi non usiamo sostanze chimiche, tutto è perfettamente naturale e l’obiettivo è arrivare nei prossimi anni a una vera certificazione Bio.
“I fiori vengono poi portati nel laboratorio dove vengono essiccati e vengono essiccati anche i pistilli che poi vengono inseriti in vasetti di vetro. Anche i fiori sono commestibili e hanno proprietà preziose e sono utilizzati da tanti chef per preparare ricette raffinate.”
Le sorelle hanno deciso di creare il loro laboratorio proprio nel cuore di Castiglione Cosentino, una scelta e un messaggio evidente: riportare nel centro e nella vita della cittadina quella tradizione così preziosa, per troppo tempo abbandonata.
“Subito dopo la raccolta ci ritroviamo insieme, siamo una dozzina di donne perché servono mani piccole e delicate per questa fase di lavorazione, ed è sempre un momento particolare in cui condividiamo esperienze, idee, risate. È sempre un appuntamento festoso che si intona perfettamente con i colori solari e gioiosi del croco e del suo zafferano.”
Ma proprio gli studi e il rapporto continuo con l’Università hanno fatto venire nuove idee. Oggi in collaborazione con le imprese della zona Maria Concetta e Benedetta stanno realizzando un miele speciale e una farina aromatizzata, ideale per pane, pasta e dolci, sempre utilizzando lo zafferano e qualcosa di nuovo sta bollendo in pentola ma è presto per parlarne. L’avventura continua…
un prodotto di eccellenza che meriterebbe l’applicazione di una filiera tracciata con strumenti digitali al passo con i tempi, per coniugare tradizioni culturali e modernità: gli strumenti ci sono e ci sono anche le Aziende in grado di supportare queste nuove generazioni di imprenditori.
Lo si è detto proprio qui in questo spazio https://www.ledonnedelfood.it/food-e-tecnologia-un-matrimonio-che-sha-da-fare/ (…non mancano quindi nemmeno i”comunicatori” più attenti alle nuove opportunità…)
Sì hai ragione, ma loro sono ancora all’inizio dell’attività, diamo tempo al tempo