Piante e frutti si confermano un serbatoio prezioso di risorse per la nostra alimentazione e per la nostra salute. Ma anche i loro scarti, i cosiddetti sottoprodotti, continuano a stupirci per le loro potenzialità anche se spesso i risultati di tanti studi non si traducono in veri business e processi industriali. Tante opportunità purtroppo rimangono sulla carta.
E se la barbietola ultimamente ha occupato le pagine dei giornali affermandosi come un fantastico superfood per le sue proprietà, in grado di migliorare le prestazioni atletiche e ridurre la pressione sanguigna, anche la sua parente, la barbabietola da zucchero, ora raggiunge gli onori della cronaca svelandoci nuove verità, finora sconosciute.
È di pochi giorni fa infatti la notizia che i ricercatori della divisione Wageningen Food & Biobased Research in collaborazione con i centri di sviluppo di alcune imprese olandesi hanno scoperto che la pectina della polpa della barbabietola da zucchero è perfetta come sostanza “biobased”, sia per la produzione di detergenti per lavastoviglie sia per la lavorazione del cuoio.
Le aziende olandesi coinvolte nel progetto sono Cosun, un cooperativa agroindustriale che sviluppa ingredienti di origine vegetale e che ha iniziato la sua attività più di un secolo fa proprio lavorando con la barbabietola da zucchero; Dalli de Klok, che con diversi marchi realizza prodotti per la cura della persona e della casa; Smit & Zoon, società che sviluppa prodotti per la lavorazione della pelle.
Dalle ricerche effettuate è emerso che la pectina è un perfetto sostituto funzionale di polimeri non degradabili nei detergenti per lavastoviglie e questo può rendere i prodotti più sostenibili, più facili da degradare e meno tossici. Le stesse pectine sono anche molto adatte per i processi di lavorazione dell’industria della pelle e possono anche influenzare positivamente l’intensità del colore.
Jacco van Haveren, responsabile del programma Wageningen Food & Biobased Research ha dichiarato: “Queste ricerche sono decisive per aumentare la sostenibilità dell’industria chimica, perché contribuiscono a ridurre le emissioni di CO2 e aumentano la disponibilità di prodotti biodegradabili a lungo termine invece di pensare a una totale sostituzione di tutte le sostanze chimiche esistenti con alternative biobased. Inoltre, questi nuovi ingredienti aiutano a ridurre i rischi per l’ambiente e per la salute perchè evitano l’esposizione a determinate sostanze chimiche. “
Secondo Ben van den Broek, che ha guidato lo studio, la forza di questo progetto è stata proprio la capacità di coinvolgere industrie molto diverse che hanno potuto confrontarsi apertamente, condividere informazioni e imparare le une dalle altre.
Come si può intuire, e come capita spesso ai progetti che nascono sotto l’ala del centro di competenza di Wageningen, questa è una delle storie che, per nostra fortuna, hanno un lieto fine. Cosun, che aveva già studiato la possibilità di impiegare la polpa di barbabietola per la produzione di detergenti, vernici e nuovi materiali, ora intende investire in una nuova linea di produzione dedicata, e Dalli de Klok e Smit & Zoon inizieranno a utilizzare la polpa nei loro processi produttivi.
un po’ alla volta il mondo sta cambiando prospettiva, in questo l’Europa, priva sostanzialmente di materie prime, dovrebbe fare da capofila nella ricerca e nell’innovazione (dovrebbe…)