Forter è una società specializzata nella sicurezza dell’e-commerce e ogni sei mesi pubblica un report che fa il punto sulle tendenze degli attacchi online in tutti i settori di mercato, analizzandone le principali dinamiche. Il bilancio globale è preoccupante: l’anno scorso il volume globale degli attacchi è aumentato del 26 per cento e le tecniche adottate sono sempre più sofisticate.
Dal report emerge che il settore del Food rimane di grande interesse per i truffatori. Gli attacchi contro le imprese che commercializzano alimenti e bevande online (inclusi ristoranti, servizi di consegna e semplici commercianti) hanno registrato un aumento per il secondo anno consecutivo. Il 2017 ha visto un aumento del 60% e il confronto tra i dati del quarto trimestre 2017 rispetto al quarto trimestre del 2018 indica un aumento del 79%. In questo campo, secondo Forter, risultano numerosi i casi di furto effettuati per interessi personali più che per monetizzare, come nel caso di bevande alcoliche di alta gamma. In genere, i truffatori testano carte o wallet per verificare se riescono a farla franca e se hanno successo alzano la posta.
Secondo Forter il tanto citato customer journey rimane una sfida impegnativa, anche in termini di sicurezza. Per anni, l’attenzione si è concentrata sul punto vendita mentre oggi proteggere il cliente nel suo viaggio digitale vuol dire rendere sicuri tutti i punti di contatto e le interazioni che un acquirente si trova ad affrontare prima della transazione: dall’accesso al sito al momento in cui digita il proprio account o tenta di riscattare gli eventuali punti premio.
Aree di particolare attenzione, non solo per il Food.
Sono sempre più diffuse le truffe basate sull’uso di coupon e codici di sconto, sull’utilizzo eccessivo di programmi di “refer-a-friend” o sulla creazione di più account. L’anno scorso Forter ha registrato più di 200.000 truffe realizzate con queste modalità e questa tendenza risulta in crescita: nel solo quarto trimestre del 2017 si è assistito a un aumento del 170%. A questo tipo di abuso i rivenditori danno meno importanza perché tendono a occuparsi soprattutto delle frodi transazionali che comportano perdite superiori. Tuttavia, secondo Forter, i commercianti devono essere consapevoli dei rischi che comportano questi tipi di interazioni e dovrebbero creare dei sistemi in grado di tutelare le loro attività, catturando clienti potenzialmente validi ed evitando quelli sospetti.
La restituzione del bene è uno dei temi scottanti e più delicati per tante piattaforme e oggi in molti hanno modificato le loro politiche per limitare il fenomeno. Tra questi L.L.Bean, Nordstrom e Amazon, che hanno visto diminuire il numero di resi del 90 per cento rispetto al picco del quarto trimestre 2017. Ma secondo Forter questo è un terreno scivoloso perché i buoni clienti si troveranno ad affrontare più limitazioni nel loro percorso di shopping e saranno scoraggiati dall’idea di rimanere fedeli al marchio. I retailer dunque dovranno affrontare seriamente la questione degli abusi dei resi, ma dovranno capire veramente le sfumature delle azioni dei loro clienti per differenziare l’approccio in funzione della correttezza o del malcostume.
La manomissione delle tecnologie è un fenomeno sempre più diffuso. Tanto più diminuiscono i prezzi dei pc, dei tablet e dei dispositivi mobili, tanto più aumenta il numero di frodi commesse con questi strumenti. L’uso di telefoni a noleggio (burner phone), di macchine virtuali e di bots consente infatti ai truffatori di nascondere le loro attività e identità e spesso i sistemi di prevenzione tradizionali non sono sufficientemente sofisticati per intercettarli. Questo fenomeno risulta in aumento e in parte ha rimpiazzato la manipolazione dell’identità per cui i truffatori usano le credenziali rubate, come nel caso delle email.