Probiotici e piante, dinamiche ancora da capire

Tra gli studi condotti dall’Università di Berkeley in California c’è un’altra ricerca interessante effettuata dalla biologa Britt Koskella e dal suo team.

Le loro ricerche si stanno concentrando soprattutto sulle comunità microbiche della fillosfera, una dimensione meno conosciuta e studiata rispetto a quella della rizosfera, il cui ruolo per la crescita e la resistenza delle piante è ormai accertato.  

Il team ha iniziato campionando i microorganismi fogliari naturali di pomodori sani coltivati nei campi all’aperto dell’UC Davis.

Ha quindi spruzzato il mix su piante di pomodoro e dopo una settimana ha iniettato sulle foglie batteri Pseudomonas syringae, responsabili di un’infezione grave che viene trattata con pesticidi. La nuova comunità microbica proteggeva le piante dalla colonizzazione da parte degli agenti patogeni, sebbene alcune comunità microbiche avessero migliori effetti di altre. 

“Questa comunità microbica di fillosfera, proprio come la nostra stessa pelle, è una prima linea di difesa contro le malattie, quindi ci aspettavamo di vedere protezione, anche se non lo sapevamo con certezza”, ha dichiarato Koskella.

Il team ha poi provato a variare la concentrazione di microorganismi spruzzati sulle foglie e la scoperta è stata sorprendente: i bassi dosaggi funzionavano meglio degli alti dosaggi. Per comprenderne le ragioni è stata creata una comunità microbica artificiale composta da 12 specie selezionate su piante naturali e il risultato ha confermato che dosi basse e diluite erano più protettive contro lo Pseudomonas rispetto a dosi alte e concentrate.

Si è poi provato a concimare le piante prima dell’applicazione dei microorganismi e qui c’è stato un altro risultato sorprendente: nessuna delle dosi si è dimostrata efficace per proteggere la pianta. L’applicazione del fertilizzante aveva eliminato gli effetti protettivi precedentemente osservati e aumentava la popolazione di microorganismi patogeni sulle foglie.

I ricercatori sostengono di non essere in grado di affermare se l’aumento del numero di batteri patogeni sulle foglie contribuisce a far ammalare i pomodori, ma hanno rilevato che il fertilizzante sbilancia la comunità microbica sulle foglie e che questo fenomeno potrebbe consentire agli organismi patogeni di entrare nella pianta.

“Quando cambiamo l’ambiente nutriente in cui si trovano le piante, stiamo sostanzialmente alterando l’interazione pianta-microbioma e di conseguenza soprattutto la protezione mediata dai microroganismi nell’ambito delle interazioni pianta / microbioma”, ha affermato Britt Koskella.

Secondo Koskella, le ragioni non sono chiare ma i risultati sono indicativi. La  ricercatrice sostiene che “c’è molto lavoro da fare per capire come applicare un probiotico vegetale” e non si possono fare analogie con i benefici dei probiotici per la salute degli esseri umani. Lancia anche un monito agli agricoltori biologici che stanno pensando di utilizzare i probiotici per migliorare la crescita delle piante e la loro resistenza alle malattie.

Koskella sostiene anche che l’impatto del fertilizzante sul microbioma fogliare e dello stelo dovrebbe indurre i biologi a comprendere meglio l’effetto del fertilizzante anche sul microbioma radicale e sulla salute generale della pianta.

La foto è di Britt Koskella.

Alessandra Apicella

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