La carne “coltivata” si sta prospettando come una delle possibili opzioni alimentari più sostenibili: è una risposta al crescente fabbisogno globale di proteine e riduce i danni ambientali indotti dagli allevamenti, nel rispetto del benessere degli animali. Tuttavia, esistono ancora dei limiti che ne ostacolano la diffusione perché questa carne dovrebbe poter diventare accessibile a tutti e dovrebbe anche piacere a tutti, riuscendo a soddisfare i diversi gusti e le diverse aspettative dei consumatori. Non è un caso che la sfida per molti è arrivare a produrre tagli muscolari interi che siano il più possibile simili – in termini di gusto, odore e consistenza – a quelli delle carni tradizionali.
Al Technion hanno raggiunto un risultato importante che a breve potrebbe portare a una produzione di carne coltivata a prova di buongustai e su larga scala. Un traguardo raggiunto grazie al contributo di Shulamit Levenberg, luminare di ingegneria biomedica e dei tessuti.
Levenberg, le cui competenze e invenzioni sono legate al campo medico, è stata coinvolta negli studi sulla carne coltivata anni fa e le sue ricerche sull’argomento hanno portato alla fondazione di Aleph Farms, la società israeliana che proprio l’anno scorso ha presentato la prima costata di manzo coltivata nella storia.
Ora grazie ai nuovi finanziamenti di Aleph Farms, Levenberg e altri ricercatori del Technion sono riusciti a realizzare una soluzione innovativa utilizzando un bio-inchiostro particolare per biostampare delle strutture/impalcature di base. Il bio-inchiostro contiene le cellule che formeranno il tessuto muscolare – cellule satelliti provenienti da una biopsia effettuata sul bestiame – ed è ottenuto combinando alginato, un composto che si trova all’interno delle pareti cellulari delle alghe brune, e proteine isolate dalle piante, soia o piselli.
Il processo di stampa consente la creazione di “impalcature” di base arricchite di proteine con diverse geometrie e il bio-inchiostro viene depositato in un bagno di sospensione che sostiene i materiali durante la stampa.
I risultati di queste innovazioni tecnologiche sono stati molto positivi: una volta stampate le impalcature con le cellule animali viventi si è assistita a un’elevata vitalità cellulare e quelle stesse cellule si sono sviluppate con successo fino a creare fibre muscolari man mano che il tessuto cresceva. E poiché la geometria dell’impalcatura può essere controllata è possibile anche introdurre nutrienti e rimuovere eventuali rifiuti dal tessuto in via di sviluppo.
“Nel processo di ingegneria che abbiamo sviluppato in laboratorio, abbiamo cercato di imitare il più possibile il processo naturale di formazione dei tessuti all’interno del corpo dell’animale”, ha affermato Levenberg. “Le cellule hanno aderito con successo all’impalcatura a base vegetale e anche la crescita e la differenziazione delle cellule si sono rivelate efficaci. Il nostro bio-inchiostro ha portato a una distribuzione coerente delle cellule attraverso l’impalcatura biostampata, promuovendo la crescita delle cellule sopra di essa. Dal momento che abbiamo utilizzato materiali non di origine animale, come la proteina dei piselli, che è anallergica, i nostri risultati ci fanno prevedere una nuova fase importante di sviluppo del mercato della carne coltivata”.
Nella foto in alto, la studentessa PhD Iris Ianovici che ha lavorato al progetto di ricerca con la professoressa Shulamit Levenberg; sotto alcune foto di laboratorio. Le immagini sono del Technion.