Suolo, acqua, aria, piante, animali. E poi c’è l’uomo. È un puzzle in cui ogni pezzo, per piccolo che sia, ha un ruolo e tutti i pezzi sono interdipendenti. L’assetto è in continuo divenire, sollecitato da una miriade di fattori, e non è detto che il risultato sia l’equilibrio – e la biodiversità – necessario alla sopravvivenza di tutti.
Uno studio fa riflettere.
Ricercatori dell’Istituto israeliano Technion, Agathe Colléony e Assaf Shwartz, negli ultimi 15 anni hanno osservato le tendenze delle popolazioni di uccelli comuni nel Paese e hanno constatato che le specie di uccelli alieni invasivi stanno prosperando e quelle native sono in gran parte in declino.
Lo studio, su cui è stato pubblicato un articolo sulla rivista ScienceDirect, ha messo in luce che negli ultimi 15 anni il 75% delle specie di uccelli più comuni in Israele si è ridotta notevolmente, mentre le popolazioni di tre specie di uccelli alieni invasivi non nativi sono letteralmente esplose a tassi compresi tra il 250% e l’843%.
Tra le specie di uccelli in rapido declino ci sono il passero domestico (Passer domesticus), i cui esemplari sono diminuiti del 28%, e il bulbul dagli occhiali bianchi (Pycnonotus xanthopygos), la cui presenza si è ridotta del 45%. Mentre tre specie di uccelli invasivi si stanno diffondendo in modo crescente nel Paese, la comune maina (Acridotheres tristis) e due specie di parrocchetti (Psittacula krameria et Myiopsitta monachus). Tra gli uccelli invasivi spopolano le maine che hanno dimostrato comportamenti aggressivi nei confronti di molte specie di uccelli nativi.
Le dinamiche che hanno creato questo nuovo scenario secondo lo studio sono le seguenti. I cambiamenti nell’uso del suolo, in particolare l’urbanizzazione, allontanano molte specie, favorendone invece poche altre che prosperano nelle nuove condizioni ambientali. Le specie comuni native, che erano considerate “vincenti”, ora per questa evoluzione dell’habitat sono “perdenti” e i “vincitori” finali sono alcune specie non autoctone. Queste tendenze negative al momento sembrano riguardare in modo limitato i paesaggi dominati dall’uomo ma ci sono segnali che fanno prevedere che questi scenari potrebbero ricrearsi anche in paesaggi più naturali.
In Italia, secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), su 2.807 specie animali sono ben 596 quelle valutate a rischio di estinzione. Sono minacciate da cambiamenti climatici, sovrasfruttamento delle risorse naturali, frammentazione e perdita dell’habitat, inquinamento e pesticidi, introduzione di specie aliene invasive.
E proprio Legambiente, lo scorso maggio, in occasione della giornata della biodiversità, ha ricordato che l’Italia, pur essendo il Paese europeo più ricco di biodiversità – custodisce circa il 37% del totale della fauna euromediterranea e oltre 200 specie di farfalle– dal 2000 ha visto un continuo declino di molte specie.
Legambiente si era proprio soffermata sulle farfalle, che insieme alle api, ai sifiridi e alle falene sono vere e proprie sentinelle dell’ambiente e preziosi impollinatori; da loro dipende gran parte dell’agricoltura. Nello specifico l’organizzazione aveva ricordato che delle 289 specie di ropaloceri valutate dalla Lista Rossa IUCN delle farfalle, una – la Lycaena helle – si è estinta; 18 sono quelle minacciate di estinzione e che le specie quasi minacciate rappresentano un ulteriore 5,6% dei ropaloceri italiani.
E per quanto riguarda invece le api, secondo gli ultimi dati della Lista Rossa Europea dedicata a questi insetti, il 9,2% delle 1.965 specie di api selvatiche è in via di estinzione e,secondo la FAO, in Europa il 37% delle api è in declino.
Commentando i risultati del suo studio il professor Shwartz ha dichiarato “È preoccupante che le specie con cui siamo cresciuti siano in declino, temo che presto i miei figli non saranno in grado di vedere, ascoltare e interagire con il passero, il bulbul e l’uccello solare della Palestina…”.
Forse tutti noi dovremmo preoccuparci, o meglio occuparcene.
Qui sono diminuiti i pettirossi e gli scriccioli, sentirne uno cantare stamattina è stata una sorpresa…e devo purtroppo constatare che a molti agricoltori queste problematiche sono totalmente estranee. E gli stupidi guardano il dito (Greta) mentre lei indica la luna…
Sacrosanta verità, ma forse c’è anche una bella dose di egoismo, nessuno pensa veramente al mondo che stiamo lasciando alle prossime generazioni.