Perché si crea una nuova varietà di mais? L’obiettivo è riuscire a ottenere sempre qualcosa di più dal punto di vista nutrizionale e più in linea con l’evoluzione dei gusti e delle esigenze dei consumatori, e soprattutto migliorare le rese, a vantaggio della produttività degli agricoltori e dei fabbisogni delle popolazioni. Una sfida oggi particolarmente cruciale per i cambiamenti climatici in atto.
Dietro ogni nuova varietà introdotta nel mercato, però, non tutti sanno che c’è un lungo lavoro, dura in media 7 anni, e un’organizzazione complessa, che richiede quelle eccezionali e rare competenze dei famosi breeder – 10.000 in tutto il mondo – e la professionalità di un team di tecnici agronomi. Gli investimenti sono ingenti e devono dare ritorni economici.
Tra le aziende che hanno sempre puntato su questa area di ricerca c’è Pioneer che da due anni fa parte del gruppo Corteva Agriscience e qui in Italia ha un suo centro di ricerca. Da Gadesco vicino a Cremona, vengono coordinati il sito nursery, dove vengono ospitate le linee di mais selezionate che poi verranno incrociate per ottenere gli ibridi, e i siti Yield Trials, campi in cui le nuove varietà vengono testate in condizioni pedoclimatiche e ambientali diverse. Il centro italiano lavora in sinergia con altre 200 stazioni di ricerca in tutto il mondo. Si scambiano regolarmente informazioni e germoplasma per condividere know how e ottimizzare gli sforzi. A guidare questo centro di Ricerca speciale è una donna, Rosemarie Balestreri nella veste di Research Scientist/Operation Leader.
Rosemarie si definisce un agricoltore ma in realtà ha una formazione prettamente umanistica, ha studiato fra l’Italia, l’Inghilterra e la Francia. I suoi genitori – il padre è un agricoltore della pianura padana e la madre è un’insegnante – l’hanno spronata sin da bambina a leggere, studiare, conoscere il mondo, scegliere la sua strada, senza mai dimenticare le sue origini. A soli 11 anni Rosemarie trascorreva già una vacanza studio a Cambridge.
Quando a 22 anni non sa ancora cosa farà da grande, Rosemarie viene a sapere che Pioneer intende aprire un nuovo centro di Ricerca in Italia e sta cercando una persona che conosce più lingue, in grado di interagire con le controparti internazionali. Rosemarie si candida e da lì inizia la sua avventura.
“È iniziata davvero come un’avventura perché eravamo tre persone e il nostro Leader era in Francia, ciascuno di noi faceva di tutto e di più, a seconda di quello che serviva per il decollo del nuovo centro. Avevo preso una specie di borsa di studio, il cosiddetto Intership Company bonus, avevo un rimborso spese. Quel mondo e la sua energia però mi stavano conquistando. Oggi, malgrado siano passati anni, lavorare qui mi trasmette lo stesso entusiasmo e, continuando a fare di tutto e di più, mi sono ancora più appassionata alla vita di questo centro. Ho incontrato e incontro tante persone eccezionali, abbiamo sempre usato in maniera pionieristica tecnologie avanzate, anche se l’occhio umano ha sempre l’ultima parola, c’è un continuo flusso di competenze e di idee tra generazioni diverse. E ogni volta che si raggiunge un traguardo è un vero successo di squadra che ricarica tutti”
“Negli ultimi anni facciamo in media 38.000 impollinazioni, quest’anno abbiamo registrato 76 nuovi ibridi che saranno poi ulteriormente testati dal Crea per arrivare alla certificazione delle varietà migliori, pronte per essere commercializzate. Certamente i cambiamenti climatici stanno rendendo questo lavoro molto più complesso, ma in fondo anche i temuti temporali e le inarginabili bombe d’acqua ci aiutano a capire se le nostre varietà sono in grado di resistere agli stress in condizioni estreme. Satelliti, droni e tante altre tecnologie danno indicazioni importanti ma ogni pianta va osservata da vicino e va conosciuta e compresa la sua individuale capacità di resistenza e adattamento all’ambiente per ottenere una resa migliore come richiesto dal mercato. Noi lavoriamo proprio per aumentare queste capacità.”
Rosemarie si è anche specializzata in Francia all’Asfis Institut per la caratterizzazione CPVO delle linee e ibridi di mais, tra i suoi diversi compiti c’è infatti anche quello di redigere le registrazioni delle nuove varietà, un biglietto da visita importante che richiede competenze tecniche e grande precisione. Anche questo passo non è stato una sua scelta personale, era un’attività necessaria e delicata, serviva al centro.
Il suo ruolo attuale di coordinamento non è riuscito a cambiare il suo approccio al lavoro: si fa di tutto quando serve, come in una vera squadra, e alla fine da tutto si impara. Dimenticavo un dettaglio non irrilevante: la stazione di ricerca di Gadesco collabora per lo sviluppo prodotti per tutta l’area mediterranea, una rete sperimentale che include non solo l’Italia, ma anche Francia, Spagna, Portogallo, Serbia, Grecia e Turchia.
Rosemarie è donna speciale.