Silvia Orazi è una cooperante internazionale, ha partecipato a molti progetti in Paesi in via di sviluppo per la riqualificazione di aree urbane, soprattutto nelle megalopoli dove certi quartieri sono letteralmente “terra di nessuno”.
Ha condiviso tante esperienze con molti professionisti, con competenze diverse e complementari, e ad un certo punto con alcuni di loro ha deciso di costituire una onlus Liveinslums. Se andate a consultare il loro sito vedrete una lunga serie di iniziative volte alla rigenerazione urbana e alla valorizzazione delle risorse locali. Le aree geografiche e i tipi di intervento sono eterogeni: dalla ristrutturazione delle scuole alle iniziative per la sicurezza alimentare nelle baraccopoli di Nairobi, alla riqualificazione di alcune aree degradate di San Paolo del Brasile. Ma molti progetti sono stati realizzati anche in Italia e tra questi c’è quello chiamato Mi.Orto, che ha portato alla creazione di un orto urbano nella centralissima piazza XXV Aprile di Milano.
Il biglietto da visita di Silvia non lascia dubbi sui valori che guidano le sue azioni.
In linea con questa sua filosofia di vita, Silvia sei anni fa ha deciso di aprire un ristorante, ma anche quest’idea si è trasformata in un progetto con una sua firma inconfondibile. Il suo “28 posti” è sorto in un’area dismessa che è stata ristrutturata e per i cui lavori, arredamento compreso, sono state coinvolte anche persone dell’Istituto Previdenziale del Carcere di Bollate.
“Il cuore del ristorante è il nostro chef Marco Ambrosino- afferma Silvia – una persona speciale che ho incontrato per caso e con cui abbiamo subito trovato una grande intesa in tema di principi, valori, obiettivi, entusiasmo.
“Marco viene dall’isola di Procida, è un grande conoscitore di prodotti locali, è un sostenitore della biodiversità, ama la cucina mediterranea, apprezza e valorizza l’attività di tanti piccoli agricoltori e produttori che continuano a lavorare con dedizione religiosa, incuranti delle logiche dell’industria. Ma è anche un professionista curioso e innovativo, pronto a sperimentare ingredienti che arrivano da tutto il mondo, attento a sfruttare al meglio tutto quello che c’è anche da un punto di vista stagionale per creare nuove portate. Lo spreco alimentare è un concetto sconosciuto nella sua cucina. Tutto viene preparato ovviamente all’insegna del cibo sano e naturale. Anche per i vini la scelta è quella di selezionare vini naturali realizzati da piccoli produttori locali del nostro Paese.
“Il nostro locale e i nostri piatti da sempre sono una testimonianza e una vetrina di valori importanti, quei valori che oggi si sintetizzano nella parola “sostenibilità” – continua Silvia – e questa nostra identità è stata percepita, accolta ed apprezzata molto positivamente dai nostri clienti, che scelgono il nostro e il loro “28 posti” come una seconda casa dove ritrovarsi con gli amici, festeggiare i compleanni, insomma condividere momenti piacevoli in compagnia sapendo di mangiare cose buone e sane. Anche se le sorprese dal punto di vista dei menù sono continue.
Certamente la pandemia ha messo a soqquadro tante abitudini e tante certezze, soprattutto nel mondo della ristorazione, Silvia ci ricorda che la zona dei Navigli in questi mesi era solita ospitare un via vai di tantissimi turisti, ma il suo ristorante è ripartito, approfittando anche degli spazi esterni disponibili. “Le persone continuavano a chiederci quando avremmo riaperto, avevano voglia di tornare a ritrovarsi e di andare a mangiare fuori. Abbiamo anche organizzato un servizio di delivery, proprio su loro richiesta, e il prossimo 20 giugno proponiamo qualcosa di speciale: una selezione di portate concordate e condivise con la Franceschetta, la sorella minore della Francescana di Massimo Bottura che ha creato questa iniziativa selezionando un ristorante nelle principali città italiane. Siamo stati molto felici di questa opportunità anche perché il messaggio è importante: mai come in questo momento fare squadra è davvero determinante per accelerare la ripartenza.”
Nel suo locale, ovviamente, tutto è in sicurezza al limite del maniacale e c’è anche una bacheca che ospita mascherine speciali, creative, realizzate dalla stilista Erica Marigliani con materiali di qualità rigorosamente made in Italy, i tessuti di scarto delle camicie prodotte da Eligo. Un mare di colori e di fantasia che crea solo l’imbarazzo della scelta.
Parlando con Silvia si capisce che non c’è una sola parola chiave nella sua vita, sostenibilità, l’altro suo grande credo è proprio la capacità di fare squadra.