Superfood, confini labili tra scienza e marketing

Nelle sue pagine l’Università della California, Davis, fa il punto sul significato del termine superfood. Una sintesi con alcune curiosità e spunti di riflessione.

Superfood è definito “un alimento che è ricco di composti, come antiossidanti, fibre o acidi grassi, considerati utili per la salute di una persona“, secondo il dizionario Merriam-Webster. Dal punto di vista scientifico, tuttavia, non esiste una definizione ufficiale di superfood e il concetto sembra più legato al desiderio di mantenere una dieta sana, ricca di frutta, verdura, carne magra e cereali integrali.

Da dove viene il termine superfood? Il termine ha poco a che fare con qualsiasi studio scientifico o nutrizionale ufficiale. Le origini sono curiose, l’espressione è infatti apparsa nella prima parte del XX secolo per commercializzare le banane. Ideata da The United Fruit Company, la società ha usato il termine per promuovere la praticità delle banane come fonte quotidiana di proprietà nutritive, economica e facilmente digeribile. Un alimento anche particolarmente sicuro, perché la stessa buccia protegge il frutto, anche da possibili attacchi di batteri. La popolarità del frutto contribuì a diffondere anche il suo soprannome.

Per un certo periodo, i medici hanno considerato le banane un alimento prezioso per combattere anche una serie di disturbi, tra cui la celiachia e il diabete e prima della scoperta del glutine, l’American Medical Association credeva che le banane nella dieta di un bambino dessero sollievo per la celiachia o addirittura potessero curarla.

Più di 100 anni dopo, il termine superfood è diventato praticamente sinonimo di presunti benefici per la salute e tramite Internet e i social media è diventato virale. Secondo l’articolo pubblicato sul sito dell’Università, per l’industria alimentare bastano alcune ricerche scientifiche su un determinato alimento, alcuni articoli e una campagna di marketing accattivante e ogni alimento può diventare un nuovo “superfood”.  Ma mentre alcuni superfood sono preziosi per la salute, vantaggi documentati e approvati dai nutrizionisti, su altri non esistono comprovate evidenze scientifiche.

C’è un’altra evidenza però: il marketing dell’industria alimentare sui superfood ha creato veri e propri business molto redditizi.  

Secondo uno studio condotto da Mintel nel 2016, tra il 2011 e il 2015 a livello mondiale si è assistito a un aumento del 202 per cento del numero di nuovi prodotti alimentari e bevande che utilizzavano termini come “superfood”, “superfruit” o “supergrain”. Anche i cereali antichi come la quinoa e il grano saraceno sono diventati sinonimo di “superfood” e nel 2017 è aumentato il consumo di semi di chia e di una lunga serie di altri ingredienti, tra cui: moringa, alga marina, mirtilli, zenzero, curcuma… Nell’articolo ognuna di queste voci ha una sessione di approfondimento.

Ma l’Università fa notare che mentre la scienza supporta i benefici salutari di determinati alimenti, attribuendogli proprietà benefiche, il termine in fondo ha più una valenza di marketing che nutrizionale.

Le conclusioni sono chiare: mentre alcuni “super” alimenti possono offrire reali vantaggi per un’alimentazione sana, veri benefici si possono ottenere solo con un’alimentazione varia e moderata. Varietà non solo negli alimenti che mangiamo, ma anche nelle vitamine e nei minerali essenziali di cui il nostro corpo ha bisogno, e in questo contesto la giusta quantità è fondamentale per ogni alimento che assumiamo.

In fondo l’articolo dell’autorevole ateneo americano non fa che sostenere l’intramontabile verità che conoscevano anche i nostri antenati: la dieta mediterranea si conferma la scelta migliore e soprattutto in medio stat virtus.

Alessandra Apicella

2 Comments
  1. all’elenco manca il “fonio” 🙂 in effetti per chi ormai mangia in modo e con sapori standardizzati (pensiamo solo ai Tv dinner americani), qualsiasi cosa abbia “qualcosa in più” e un vero e proprio gusto specifico diventa “superfood”, ma se non altro c’è un po’ di ritorno a varietà nelle diete e componenti utili. non sono contrario in fondo ai superfood, purché non lo diventino anche nel prezzo al consumatore

    1. Scusa il ritardo con cui ti rispondo, io credo che siano tantissimi i prodotti da rimettere nelle nostre tavole e da tornare a valorizzare ma credo anche che questo termine altisonante sia spesso una scelta di marketing…e il consumatore la paga.

Leave a Reply

Your email address will not be published.