Mike Zelkind e Tisha Livingston, rispettivamente presidente di 80 Acres e CEO di Infinite Acres, hanno avuto l’idea di creare la loro vertical farm nel 2015, una scelta pionieristica in quegli anni per gli Stati Uniti e soprattutto per l’Ohio.
Ma il loro punto di partenza e di forza era che entrambi avevano una lunga carriera nel settore alimentare. Zelkind aveva lavorato per General Mills, ConAgra Foods, Bumble Bee Foods e AdvancePierre Foods e prima di creare la sua vertical farm era stato CEO di Sager Creek Vegetable Company. Tisha dopo esperienze professionali in Pierre Foods e AdvancePierre Foods era stata COO proprio di Sager Creek Vegetable Company.
Alla base della creazione di 80 Acres c’era l’idea condivisa da entrambi che nel settore alimentare si dovevano cambiare un po’ di cose. Era necessario produrre cibo consumando meno risorse e bisognava anche ripensare alla catena di approvvigionamento e ai canali di distribuzione. In poche parole, bisognava riuscire ad operare in modo più sostenibile. Il modello delle vertical farm era una risposta concreta a queste nuove esigenze.
L’agricoltura indoor consente di coltivare prodotti tutto l’anno, senza vivere gli impatti dei cambiamenti climatici come la siccità e le inondazioni, senza pesticidi sintetici o naturali. Consente di produrre ovunque, più vicino ai consumatori, evitando i lunghi tragitti dei prodotti. Negli Stati Uniti gli spazi e le distanze sono davvero enormi e incidono sulla durata di conservazione dei prodotti.
Per questo l’obiettivo di 80 Acres era arrivare a fornire direttamente e da vicino anche i punti vendita.
Queste le premesse da cui è nata la prima vertical farm che ha preso il nome proprio dalla sua specificità: un quarto di acro di terra consentiva di produrre un volume di prodotti che con le pratiche dell’agricoltura tradizionale avrebbe richiesto ben 80 acri.
Oggi 80 Acres ha sei vertical farm situate vicino ai punti vendita che rifornisce: ce n’è una in Alabama, una in Carolina del Nord, due in Arkansas e due in Ohio. Tra i suoi clienti ci sono Kroger, Whole Foods, Jungle Jim’s e Dorothy Lane Market.
A chi obietta che il prezzo dei loro prodotti è più alto rispetto a proposte analoghe presenti sugli scaffali Mike Zelkind risponde che i consumatori stanno dimostrando di apprezzare la qualità e il sapore e soprattutto il fatto che i prodotti sono coltivati senza pestici e che in fondo le loro verdure e i loro ortaggi costano come i prodotti biologici. L’impegno però è riuscire a ridurre i prezzi e per raggiungere l’obiettivo l’azienda punta molto sulla tecnologia.
La tecnologia è cruciale per 80 Acres. La messa a punto della prima vertical farm ha richiesto cinque anni e ogni soluzione è stata testata e personalizzata, ma è un argomento che i due fondatori considerano “confidential”. Si sa solo che nelle loro vertical farm girano robot completamente automatizzati che prelevano i prodotti e li caricano sui bancali per le spedizioni e che i sistemi informatici aiutano a monitorare le colture e gestire il loro programma di illuminazione. Ci sono anche telecamere all’interno di ogni container, in modo che il personale possa controllare e intervenire se necessario.
Ma 80 Acres sta anche utilizzando tecnologie di machine learning per identificare le irregolarità: parassiti, variazioni nelle dimensioni e nel colore delle piante…
Secondo i fondatori, alcuni progressi tecnologici hanno ridotto in modo importante il costo dell’agricoltura indoor, rendendola molto più praticabile rispetto agli esordi, e in questo le luci a Led sono stata la componente che ha registrato un’evoluzione decisiva, sia in termini di efficacia sia in termini di costi.
I sistemi di illuminazione di 80 Acres sono automatizzati e personalizzabili per simulare la luce del giorno con diverse sfumature di colore. Usano meno energia e ottimizzano la cura delle piante.
E proprio per poter utilizzare il meglio, è stata creata Infinite Acres, il braccio tecnologico dell’azienda che è impegnata a individuare e utilizzare le soluzioni più avanzate e più efficienti.
Ora queste soluzioni sono anche a disposizione del mercato perché sono commercializzate e l’obiettivo è anche condividere con chiunque desidera intraprendere questo tipo di attività anche tutto il know how maturato negli anni, che, come sostiene il fondatore, è anche il frutto di tanti errori commessi.
E l’indiscussa competenza olandese non poteva non giocare un ruolo chiave. Infinite Acres, oltre a Ocado, uno dei più grandi rivenditori di generi alimentari online, ha tra i suoi partner Priva, leader nelle soluzioni tecnologiche e nei servizi per il settore florovivaistico.
L’immagine è di 80 Acres.
le due key word sono senza dubbio la sanità del prodotto, grazie alle tecnologie impiegate, e i cambiamenti climatici che potrebbero “desertificare” dal punto di vista alimentare importanti agglomerati urbani nel mondo